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Diverse le età dei presenti: dal giovane universitario al partigiano ottantenne. Uniti nell'applauso quando Civati parla di 'sinistra', della sinistra che vorrebbe e del modello di società che ha in mente.
Quale, appunto? Un Paese in cui «non sia irrilevante essere condannati per evasione», dice. In cui «la sinistra è l’interprete principale della lotta al clientelismo, al nepotismo, alla corruzione». Perché «il conflitto di interessi non è solo di destra, è anche da noi». E qui parla di banche e di persone che siedono contemporaneamente in «20 consigli di amministrazione» (applausi).
E poi, il partito: «Epifani ha una segreteria con 14 correnti. Abbiamo fatto gli incarichi politici con il Cencelli», dice Civati. Che punta il dito contro uno schema da rovesciare, «quello dell’appiattimento ideologico a tutti i costi, quello per cui se si antepongono le alleanze ai princìpi e alle posizioni, si rischia di spogliarsi della propria identità, fino a smarrirla del tutto, fino «ad avvicinarsi ai vari Santanchè e Brunetta»: applausi, inevitabili.
Troppe decisioni senza consultare nessuno, ribadisce Civati. «Per me il leader è chi promuove il dialogo. Dobbiamo ripartire da qui, se no non si va da nessuna parte». Sembra una stoccata anche a Renzi, che, fa capire Civati, non ama la condivisione e il gioco di squadra.
Un Renzi col quale Civati ribadisce di volere comunque un confronto aperto, non ostile, sui contenuti: il vero terreno su cui ci si deve confrontare «perché tra Marchionne e Landini io non ho dubbi sulla persona con cui stare», punge tra gli applausi.
Gli echi agli spunti di Fabrizio Barca sono evidenti e non a caso Civati lo menziona almeno tre volte, soprattutto sui temi della partecipazione e della cosiddetta 'mobilitazione cognitiva'.
Si intravede chiara la contrapposizione tra un Renzi 'one-man-show', scoppiettante e trascinatore, e un Civati che si propone come candidato del confronto e l’interazione.
Di qui i riferimenti al mondo del lavoro e della precarietà («improrogabile l’abbassamento delle tasse sul lavoro e così gli ammortizzatori sociali»), ma anche ai temi dell’uguaglianza e dei diritti civili («altro che civil partnership: sì al matrimonio gay», dice), dell’ambiente, dagli inceneritori al referendum sull’acqua (ricorda che lo scorso anno è sempre stato in prima linea per le battaglie referendarie anche quando il Pd tentennava), degli stipendi e delle pensioni d’oro (parlamentari compresi).
ìC’è spazio anche per ricordare l’impegno assunto in campagna elettorale dal Pd per un’alleanza con Sel, ora sfumata: Civati sostiene che è importante recuperare il rapporto con Vendola e fare un percorso comune come stabilito, per ridare un’anima ed un’identità di sinistra a un partito di sinistra, come il Pd.
L’ultima battuta è quasi una riflessione metodologica: «È un equivoco pensare che tradizione e innovazione siano in contrapposizione». Come dire che la sinistra c’è, e che bisogna ‘solo’ ridarle un’anima, tornando a riparlare dei valori che uniscono il suo elettorato.
Ed è questa la strategia di Civati nella sua lunga corsa alla segreteria (si è ufficialmente candidato da otto mesi): riempire il vuoto lasciato scoperto a sinistra e tra i giovani da quella che sembra ormai una 'candidatura unica' come ha detto Fioroni parlando di Renzi. Insomma, bruciato Cuperlo dallo stesso establishment che lo aveva proposto, l'idea di Civati è di arrivare alle primarie con una sfida a due, tra lui e Matteo. Comunque vada, per il Pd inizierebbe una nuova epoca.