«Nessuna ricaduta politica. La scuola ha urgente bisogno di queste figure. Attendiamo con fiducia le decisioni dei magistrati.» Parla il titolare del dicastero dell'Istruzione 

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Lei è un ministro di poche parole, interviene solo quando strettamente necessario, questa volta ha deciso di commentare il concorso per dirigenti scolastici. È quindi preoccupato?
«In generale penso più a lavorare che ad apparire. Detto questo, ho molto rispetto per gli organi di stampa e per i giornalisti, per il ruolo fondamentale di controllo e critica che svolgono. Se mi vengono fatte domande specifiche, non mi sottraggo, in considerazione del principio di trasparenza della cosa pubblica».

Molti candidati denunciano delle irregolarità. Doni dell’ubiquità, poca chiarezza sulla correzione degli elaborati, un software che sembra non aver funzionato correttamente. Chi doveva vigilare sullo svolgimento del concorso?
«Il concorso viene gestito dall’apparato amministrativo del Ministero, dalla commissione di esame e dalle relative sottocommissioni. Al ministro spetta l’indirizzo politico del dicastero, non organizzare le prove di un concorso e giudicarne i candidati».

Tra i membri delle sottocommissioni c’è chi mentre correggeva la prova si trovava contemporaneamente in consiglio comunale o impegnato in una riunione del consiglio d’istituto. Che provvedimenti intende prendere il Miur?
«Il “dono dell’ubiquità” mal si concilia con un concorso pubblico. Esistono delle leggi chiare che prevedono regole e sanzioni per chi non le rispetta. Non so se queste situazioni si siano effettivamente verificate, ma posso garantire che applicheremo certamente la legge, senza se e senza ma».

C’è chi era incompatibile con il ruolo di membro della sottocommissione. Un esempio è il sindaco Angelo Francesco Marcucci. Chi ricopre incarichi politici non può far parte delle sottocommissioni. Possibile che nessuno abbia vigilato sulla selezione dei componenti?
«Chi aspira a diventare componente delle commissioni di concorso deve presentare una serie di autocertificazioni. Con una di queste, in particolare, il richiedente deve attestare di non ricoprire cariche elettive. L’Amministrazione fa dei controlli a campione. Quando scopre una falsa attestazione, interessa la magistratura penale. Nel merito del caso sollevato dall’Espresso, il Miur, fatte le prime verifiche, ha provveduto ad interessare la competente Procura della Repubblica».

Ci sono stati più casi di ubiquità, ministro intende prendere provvedimenti? 
«Non ci risultano altri casi oltre a quello da lei citato».

Qualora si scoprisse che c’è stata violazione dell’anonimato, intende sospendere il concorso?
«Il mio auspicio è avere il prima possibile i Dirigenti scolastici neoassunti in servizio. Ne abbiamo un grande bisogno, le scuole li stanno aspettando».

Torniamo al software Cineca. Una sentenza del Tar lo ha dichiarato inattendibile, nonostante questo, come avete comunicato ai candidati con una lettera, avete deciso di utilizzarlo ugualmente. Come mai?
«È stata una valutazione degli uffici competenti del Ministero che mi hanno dato ampie rassicurazioni sulla piena regolarità del concorso».

Ma il 23 gennaio e l’8 marzo avete negato per ben due volte il codice sorgente del software, è dovuto intervenire il Tar del Lazio per obbligare il Miur a darlo nelle mani dei ricorrenti. Codice che permette di vedere se effettivamente ci sono state delle anomalie. Nel 2016 il Tar del Lazio con una sentenza ha annullato la prova scritta di una candidata proprio perché il software non aveva funzionato. Lo stesso per i test di ammissione alle facoltà di medicina. Il Miur ha comunque deciso di utilizzarlo lo stesso. Se si venisse a scoprire grazie al codice sorgente che Cineca non ha funzionato, cosa intende fare il ministero? Ripetere la prova scritta?
«Noi vorremmo andare avanti il prima possibile. La scuola ha urgente bisogno di queste figure. Ripeto: i dirigenti del Miur che si stanno occupando del concorso e la commissione mi hanno dato ampie rassicurazioni sulla piena regolarità della procedura. Non posso che prenderne atto e muovermi di conseguenza».

C’è la possibilità che il 2 luglio il Tar del Lazio annulli la prova scritta. Ministro, sarebbe una catastrofe per la scuola italiana, ha già studiato una soluzione?
«Attendiamo con fiducia le decisioni dei Magistrati. Le sentenze si rispettano sempre e, ove non condivise, si appellano secondo le norme vigenti. Voglio peraltro rimarcare che per un concorso con migliaia di partecipanti, la presentazione di qualche decina di ricorsi non costituisce evento eccezionale».

Questo è nato come governo che ha fatto della trasparenza e del merito le sue bandiere principali, non teme che questa vicenda possa avere una ricaduta politica?
«Non credo proprio. Nei fatti che lei espone non c’è alcuna responsabilità addebitabile al governo, a me personalmente o agli uffici di diretta collaborazione del ministero. Guardiamo ai fatti. Era un concorso già avviato. Cineca è il soggetto che storicamente si occupa di queste selezioni e i suoi organismi di vertice sono stati indicati da precedenti governi. Io e i miei collaboratori non abbiamo mai avuto alcun contatto con il Sindaco-commissario d’esame. Il Governo è chiaramente estraneo a questa vicenda».