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agosto, 2020

Diritti: ma il governo da che parte sta?

Regeni
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Legge Bossi-Fini, Ius Soli, Libia, Regeni: sulla dignità delle persone un vuoto impressionante

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Il dibattito sulla modifica dei decreti Salvini procede faticosamente e nonostante il gran lavoro di alcuni sherpa non è chiarissimo quale sia il suo reale approdo tra annunci, interpretazioni e smentite; la Legge sulla Riforma della cittadinanza (Ius Soli o Ius Culturae) sembra essere sparita dai radar della maggioranza; non si comprende, al di là delle rassicurazioni fornite, quale sia il progetto politico sulla Libia; e non vi è traccia, se non nelle dichiarazioni pubbliche, dei corridoi umanitari per svuotare i campi di concentramento. In compenso sul caso tunisino non affiora un progetto di gestione (lì probabilmente possibile) dei flussi ma si alimentano le semplificazioni che non portano da nessuna parte (il ministro Di Maio è tornato a parlare di «barconi da incendiare»).

La Legge Bossi-Fini, una sorta di statua intoccabile eretta nel nome della religione della paura, è ancora lì, dopo 18 anni nei quali l’impianto si è rivelato immutabile.

È ambigua la relazione con le autorità egiziane, o meglio, la strada intrapresa di un rapporto diplomatico “morbido” al momento sembra non aver sortito alcun effetto nella terrificante vicenda riguardante la ricerca di giustizia rispetto a Giulio Regeni.
Questo elenco, sconfortante, e che tiene insieme cose tra loro molto molto diverse, indica una sola verità.
Che sul tema dei Diritti il governo non abbia ancora deciso da che parte stare.
Certo si dirà, e lo si potrà fare a ragione, che l’Italia, ad esempio rispetto all’immigrazione, è stata spesso lasciata sola.

Che molti paesi europei le hanno, non da oggi, girato le spalle, che tante delle difficoltà odierne siano semplicemente l’eredità delle scelte compiute in passato.

Ed è anche bene non semplificare troppo la ricerca di soluzioni inevitabilmente complesse.
E si potrà aggiungere che la scelta di regolarizzare alcune decine di migliaia di migranti, in particolare in campo agricolo e in quello dell’assistenza famigliare, era ed è invece (pur a fronte di aspetti da rivedere) coraggiosa.
Tuttavia per varie ragioni appare chiaro come su questi terreni il passo appaia (ancora?) incerto, debole, contradditorio.

Nel ragionare di quel che è giusto fare, e non solo di quel che convenga o non convenga compiere dalle parti di Palazzo Chigi e dei palazzi limitrofi, credo non si possa ignorare la centralità della questione dei diritti umani e di cittadinanza.
Perché essa chiama in causa la dimensione della vita vera di donne e uomini in carne ed ossa e il profilo stesso di una Nazione.
Non ho condiviso la fotografia dell’esecutivo, fornita da molti, come di un’aggregazione incantata dalla necessità del “tirare a campare”.
Credo non sia così se si osservano il protagonismo italiano, perfino al di là dei risultati, in relazione al Recovery Fund, diverse scelte assunte durante l’emergenza in relazione alla politica sulla Salute o rispetto alle misure “tampone” di carattere sociale o ancora - comunque la si pensi nel merito - se si analizza quel che è stato fatto rispetto alla vicenda delle Autostrade.

Questi esempi, e se ne potrebbero aggiungere altri, smentiscono buona parte dei critici.
Tuttavia il vuoto relativo ai diritti umani e di cittadinanza è impressionante.
Perché è evidente che a fronte della popolarità, non sempre intaccata, del pensiero sovranista e dinanzi alle ambiguità storiche dei 5 Stelle su temi simili ci sia bisogno di una certa audacia.
Una certa audacia che sappia restituire ruolo alla Politica.

E che renda utile e non scontata la gestione del Potere quando si è di fronte alla “dignità della persona”.
Una categoria rimossa troppe volte dal lessico dell’azione istituzionale e relegata all’angolo dei buoni sentimenti degli ingenui o dei richiami di una cristianità scontata (chissà poi perché).
Quando invece siamo di fronte, proprio, al tema di cosa si intenda realizzare quando si è chiamati alla responsabilità del governo negli scenari nazionali ed internazionali.

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