Attualità
ottobre, 2010

Soldi a Maroni, parla il manager

Consulenze vere, tangenti politiche o una via di mezzo, cioè una robusta mancia al ministro perché facesse da intermediario tra un'azienda privata e le province leghiste? La versione del dirigente della Mythos

Franco Boselli gioca in difesa: "Quelle pagate a Roberto Maroni erano consulenze legali, regolarmente fatturate", dice. Scendendo nei dettagli, però, il racconto del manager che ha dato il via all'inchiesta per finanziamento illecito alla Lega, mostra altri spicchi di verità. Una verità fatta di incontri d'affari con politici e dirigenti di area leghista, quali Marco Reguzzoni, Fiorello Provera e Danilo Broggi. Ma anche di feste di compleanno trasformate in occasioni di business. E di un progetto del 2007 - poi abbandonato - di condividere addirittura "una foresteria a Roma con Maroni", allora capogruppo del partito padano alla Camera.

"L'espresso" ha incontrato Boselli, 56 anni, nel suo appartamento in un quartiere di Milano che si sta trasformando da popolare a chic. Venerdì primo ottobre il manager era diventato il protagonista del processo Mythos, la società di consulenza i cui vertici sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla frode e corruzione fiscale. Entrato in aula da testimone, ne è uscito indagato per finanziamento illecito alla Lega. Un'inchiesta trasferita a Roma e gestita dal procuratore capo Giovanni Ferrara. Sotto accusa 60 mila euro fatturati da Maroni come avvocato. Un onorario da 5 mila euro al mese pagato da Mythos in cambio di "consigli a voce", come aveva spiegato Boselli ai giudici: nessuna consulenza scritta, solo parole. Interrogato a Roma come indagato, anche il ministro ha difeso la regolarità dei suoi pareri orali.

Boselli ora conferma di averlo conosciuto nel 1984, quando Maroni arriva come legale nella multinazionale dei cosmetici Avon. Le loro strade tornano a incrociarsi nel 2007. Il tramite è Luciano Polazzo: da direttore del personale della Avon, aveva assunto Maroni, che nel 2001 lo chiamò come consulente al ministero del Lavoro. Dal privato al pubblico, via Lega. Finita quell'esperienza, Polazzo è approdato alla Mythos. Dove ha fatto entrare Maroni.

Domanda d'obbligo: firmando il contratto del 2007, l'avvocato-deputato leghista chiese qualcosa su Giuseppe Berghella, uno dei fondatori della Mythos, arrestato nel 2005 per tangenti? "No", è la risposta di Boselli. Quell'incontro, lui lo ricorda così: "Ci vedemmo nei nostri uffici alla Torre Velasca, a Milano. Fu come una rimpatriata. E iniziammo a parlare di asset lineari".

In tribunale, la definizione aveva suscitato dubbi e ironie. Il manager ora cerca di chiarire: "È un prodotto software che permette di gestire la manutenzione e di amministrare i tributi legati a strade, ferrovie, tubature. Non sapevamo bene a chi rivolgerci e, grazie a Maroni, identificammo nelle Province l'autorità competente".

Il politico-avvocato fa però anche altro. Nel racconto di Boselli, il suo lavoro sembra quello del lobbista. Nel 2007 Maroni porta alla Mythos, a Roma, Fiorello Provera, oggi eurodeputato, allora presidente della Provincia di Sondrio. "L'idea era fare una società mista per gestire le strade. Non andammo avanti per beghe fra i vari enti".

Più promettente è l'incontro con Marco Reguzzoni, leghista in ascesa (è capogruppo alla Camera) che nel 2007 guidava la Provincia di Varese. "C'erano Maroni e il capo della Mythos, Angelo Mainardi, poi toccò a me prendere la pratica in mano", dice Boselli. A conferma mostra la lettera, datata 14 novembre 2007, con cui Reguzzoni aderisce al progetto "asset lineari". Continua il manager: "Volevamo costituire una società di ricossione dei tributi locali. Facemmo la proposta ma poi capitò il 28 febbraio". Ovvero altri quattro arresti che hanno demolito la Mythos.

Boselli non dà risposte definitive all'obiezione che servizi simili sarebbero da affidare con gare pubbliche: "Non avevamo concorrenti. E comunque la scelta di fare una gara d'appalto toccava alle Province", dice. Nelle aspettative dei dirigenti Mythos, però, Maroni aveva le carte vincenti. "Andammo a pranzo con Danilo Broggi, numero uno della Consip, la società che fa gli acquisti per la pubblica amministrazione.

Era interessato alle nostre competenze nella formazione. Se però la Consip avesse certificato i nostri software, le Province si sarebbero ritrovate obbligate a comprarli".
Sull'accusa di finanziamento alla Lega, il manager della Mythos taglia corto. "Con noi lavoravano persone di ogni estrazione". Caso vuole, però, che le relazioni più fitte riguardino la cerchia di Maroni. Oltre a Polazzo, nella Mythos trova posto Katia Martino, pure lei con un passato al ministero del Lavoro. Mentre è lo stesso Maroni a introdurre la sua portavoce, Isabella Votino. La Mythos la assume a 2.000 euro al mese per organizzare "eventi". E paga anche la sua festa di compleanno, in piazza Colonna a Roma, dove Mainardi "siede al tavolo con Silvio Berlusconi e Maurizio Sacconi", ricorda Boselli. I rapporti con Maroni sono così stretti che a un certo punto, spiega il manager, nasce l'ipotesi di "condividere degli spazi a Roma. Noi dovevamo allargare gli uffici e cercavamo una foresteria proprio quando lui stava cercando casa. Vedemmo qualcosa in giro ma non si prestava più di tanto".

Boselli dice di non darsi pace per il coinvolgimento di Maroni e di essere deciso a "far valere la mia e la sua correttezza". "In tutta l'inchiesta", aggiunge, "ci sono stati passaggi strani, già denunciati dagli imputati". Il complotto, però, è solo un'ipotesi. Mentre l'attualità, urgente, è l'inchiesta di Roma, oltre al processo di Milano.

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