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Attualità
novembre, 2010

Pompei trophy

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Dal caos della stazione Termini ai cartelli beffa della Circumvesuviana a Napoli, la folle corsa a ostacoli di un qualsiasi turista che voglia raggiungere gli scavi. Per poi ritrovarsi tra degrado, incuria, macerie. E tante mance

"Buongiorno, mi scusi, ma come faccio a uscire da qui e prendere un treno per Napoli?", chiede il turista. Dalla cabina di plastica e vetro, a gambe larghe e coi pollici incastrati nella cintura, si avvicina un uomo in divisa, allunga il braccio verso la rampa di scale grigie che sale verso Roma Termini, si ferma un attimo a pensare, poi attacca a parlare gesticolando, cercando di afferrare le parole per non perdersi. "Allora, vada prima a destra, poi su per le scale mobili, mi pare che so' rotte. Faccia così: per uscire non segua le frecce con scritto "Uscita". Cioè la deve segui', ma per un poco, non fino alla fine. Sennò poi se sbaglia. Le conviene seguire quella "Stazione Fs", è più attendibile. E non prenda la linea B, altrimenti mi arriva sulla Laurentina. Prosegua oltre. Dopo la terza scala mobile vada a sinistra, poi a destra, e scenda giù nel sottopassaggio. Segua la folla, non si può sbagliare. Sì, come le pecore. Quando è risalito, faccia attenzione alle indicazioni per la metro, stavolta è la Linea A, quella rossa. M'ha capito? Dopo un'altra rampa lei è praticamente arrivato in superficie. Ma il biglietto l'ha fatto?". E senza neanche ascoltare la risposta se ne torna placido al suo gabbiotto traslucido e alla sua pausa caffè.

Ora, il turista deve memorizzare quelle informazioni per non perdersi nel budello sotterraneo che è diventata la stazione della Capitale. Da dieci giorni sta ricalcando le orme dei viaggiatori del Gran Tour: ha già visitato Firenze e Venezia, quindi è arrivato in aereo a Roma, ha fotografato San Pietro e il Colosseo. Gli resta solo l'ultima tappa: Pompei. Pensava fosse un gioco da ragazzi arrivarci. Ha preso la metro da viale Manzoni, dal suo albergo a un passo dai Fori Imperiali. Centoventi euro a notte. Da dieci minuti tenta inutilmente di uscire dal sottosuolo di Roma, divenuto un labirinto infernale per "lavori di messa in sicurezza" iniziati ad aprile.

Sarà solo il primo di una lunga serie di intoppi.

Sembra assurdo, ma è qiasi impossibile far visita allo scavo archeologico più celebre e importante del pianeta. Se non si è intruppati in un daily - le escursioni tutto compreso che partono in genere da Napoli e dalla costa sorrentina - tocca sperimentare l'ebbrezza del Pompei Trophy: esperienza lisergica e triste metafora di una nazione che va in pezzi, dimostrazione plastica di un Paese che, se si vuol usare un eufemismo, non ha nella promozione del turismo (Berlusconi promise trionfante qualche mese fa: "Grazie a noi il settore passerà dall'11 al 20 per cento del Pil) la sua priorità.

Sbucato in superficie, bisogna salire sul primo treno in direzione Napoli. Il turista-eroe è benestante, sceglie la prima classe di una Freccia Rossa. Nonostante i 57 euro spesi, sul suo sedile ad accoglierlo trova mezzo pacco di patatine sbriciolate e una lattina di Coca Cola. Non fa una grinza, per sua fortuna il posto a fianco è libero, così lui siede impettito, forse remissivo, e non protesta, non fiata. Il treno, alleluia, spacca il secondo. In un'ora e dieci è alla Stazione Centrale di Napoli. Da qui come si arriva alle rovine antiche? Il turista chiede indicazioni, invano. Segnalazioni? Zero.

Un tassista abusivo gli si avvicina sfoderando un sorriso da angelo salvatore. "Dove dovete andare?". "A Pompei". "Vi porto io, per 300 euro". "No grazie". Per sfuggire alle avances, il nostro turista esce fuori in piazza Garibaldi. "L'autobus per Pompei parte da lì", gli ha raccomandato uno steward delle Fs.
In piazza la ricerca del veicolo fantasma dura una decina di minuti, in uno slalom ormai divenuto classico tra monnezza tornata all'altezza dei primi piani, giocatori d'azzardo organizzati e ceffi che tentano di rifilare il "pacco". Si sono aggiornati: non più telecamere e Nokia, ma I-Phone 4 e I-Pad. "Il bus della Sita per Pompei non parte da qui, ma dal porto, fermata "Varco dell'Immacolatella". È a quattro chilometri. Le consiglio la Circumvesuviana, sta proprio qua sotto, è comodissima. È quella che è deragliata qualche tempo fa".

Il turista torna nel sottosuolo. La stazione è stata rimessa a nuovo, ma l'umidità è una bestia difficile da domare pure per i costruttori di Grandi Stazioni, e il corridoio che porta ai binari è già allagato. Sotto la perdita intralcia il passaggio un secchio troppo piccolo e un mucchio di segatura. Non ci sono indicazioni, così il nostro fa un tentativo, gira a destra, si ritrova pericolosamente verso la vecchia metropolitana Gianturco-Pozzuoli. Poi ha uno scarto, un dubbio, torna sui suoi passi e domanda a un passante. "È lì davanti". Finalmente, la Circum. "Per Pompei binario 3. Sono due euro e quaranta". Il trenino si annuncia con uno sferragliare assordante d'altri tempi. Sembra un catorcio, eppure il turista ricorda di aver letto che l'azienda ha vinto da poco un premio "Innovazione" allo Smau, per aver "innovato con successo il proprio business attraverso le tecnologie digitali".

Il Viaggio verso "Pompei Scavi", questa la fermata indicata dalla mappa incollata sulla porta del vagone, dura una mezz'oretta di scosse e ondulamenti. Dai finestrini lo spettacolo devastante della periferia napoletana. A un passo dalla meta il treno fa una specie di salto di corsia, supera la fermata "Villa dei Misteri" e porta il convoglio lontano, verso il centro della città. "Doveva prendere un altro treno. Si, sempre sul binario 3, ma direzione "Sorrento", lei è salito sul convoglio per "Sarno"". Sarno, il paese dell'alluvione. Si scende a "Pompei". Piove a dirotto. "L'autobus che porta alle rovine? Guardi, sempre dritto, trecento metri, vicino la chiesa". Niente fermata, taxi inesistenti. Dopo un quarto d'ora a passo svelto, il viaggiatore arriva davanti al Santuario, dove un gruppo di fedeli venera la Madonna del Rosario. L'eroe è stanco, sfatto, ma un'apparizione gli dà nuova linfa, e non è la Beata Vergine: solo un gruppo di tedeschi che lo mette sulla buona strada. L'ingresso degli scavi, in Piazza Anfiteatro, è, poco dopo, davanti a lui. L'acqua scende con meno intensità, davanti alla biglietteria non c'è nessuno in fila. Ma non ci sono nemmeno le guide turistiche. "Sono impegnate, strano, in genere si buttano, può provare a passare più tardi, che le devo dire...".

La visita può cominciare. L'Anfiteatro è magnifico, ma sembra un lago. Una famiglia francese pur di scattare una foto s'infradicia. Nessuna chance, ovviamente, per i disabili: di passerelle e pedane neanche a pagarne. Pompei è un tesoro in decomposizione. Il turista si perde all'altezza delle Terme centrali, torna indietro: chiede aiuto al custode che pascola placidamente lungo la via dell'Abbondanza. "Di lì c'è la Venere in Conchiglia, se volete vi racconto la storia e mi fate un regalino, che ne dite?" Sorride, parla veloce, "qui mi piace, ci lavoro da 35 anni, brutta storia 'sto degrado eh?". Mica facile arrivare alla Venere: la strada è bloccata da un ammasso di pietre e cemento che una volta era l'Armeria dei Gladiatori. Tre cani ci gironzolano vicino, uno ci piscia sopra. Il turista si apre in una risata. "Venga dotto', facciamo la circumnavigazione, destra-sinistra-destra e siamo davanti a una pittura davvero me-ra-vi-glio-sa. Che fate, restate a pranzo qua, che c'è un ristorante che conosco, o ripartite subito dopo?".

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