"Guardiamoci in faccia. I soldi pubblici per ricostruire tutto non ci sono". Antonio Napoleone parte da qui, ed è la considerazione amara di uno che di denaro se ne intende. Bisogna fare i conti con i privati anche a costo di privatizzare beni comuni. Ma gli aquilani sono gelosi della loro città e il fatto che arrivino affaristi a comprarsi Collemaggio o i palazzi del centro storico li spaventa. Cominciano solo ora a prendere consapevolezza di quali capitali stiano per piovere sulla loro città: per comprare, ricostruire e magari rivendere con il migliore profitto. Per prima se n'è accorta Marianna De Lellis, del comitato 3e32, che attraverso il dossier "L'Aquila in fondo", dà ai suoi concittadini di quello che sta accadendo.
Marianna abita in un appartamento che appartiene al fondo immobiliare AQ, di Europa Risorse Sgr. La palazzina è in ottime condizioni, la casa nuova con ampi terrazzi e doccia idromassaggio. Quando incrocia il nome di Antonio Napoleone e di Europa Risorse però comincia a farsi domande e trova molte risposte. Gli intrecci societari e i progetti "per un'Aquila più bella" non la lasciano tranquilla e si accorge che di tutto questo gli aquilani non sanno nulla. Persino Gaetano Fontana, il vice commissario alla ricostruzione e capo della struttura tecnica, non sembra molto informato.
I progetti di Antonio Napoleone sono molti e in grande. Lui è già ai nastri di partenza e non ne fa un mistero, non ora che tre fondi dedicati a L'Aquila sono già pronti a partire. Tanto da spiegare i dettagli nel libro di Pierluigi Mantini, deputato Udc, "Il diritto pubblico dell'emergenza e della ricostruzione in Abruzzo". Per ora ha quattro progetti, per quattro aree che sono punti nevralgici del capoluogo aquilano: l'area dell'ex ospedale psichiatrico di Collemaggio, l'ospedale San Salvatore, il progetto Case centro storico e Reiss Romoli, il polo universitario: "Far ripartire L'Aquila significa ripresa economica. E riportare studenti, che vanno coccolati". Vanno in questo senso i progetti di riqualificazione dell'area di Collemaggio e del polo universitario. La parola che ricorre di più però è "vendere".
Il meccanismo è quello dei fondi immobiliari. L'ente pubblico conferisce a un fondo gli immobili e le aree, con un cambio di destinazione d'uso che ne accresce il valore. A quel punto, attraverso bandi, viene scelto un progetto e realizzato. A che prezzo però? "Parliamoci chiaro - spiega Napoleone - i progetti devono essere condivisi, scelti dal pubblico attraverso tavoli di confronto con categorie economiche e i cittadini. Poi se il pubblico ha i soldi per pagare i lavori bene, altrimenti vende quote del fondo, magari solo una parte, oppure tutto, con diritto di riscatto".
Insomma si privatizza, perché è proprio la premessa iniziale: i soldi degli enti locali non bastano. E quelli dei privati ancora tardano ad arrivare, nonostante Napoleone pronostichi rendimenti fino al 10-12%: "Ho cercato di coinvolgere imprenditori, fondazioni, Cassa depositi e prestiti, ma ancora niente. Due di questi fondi scadranno a breve, l'altro lo tiene in vita una società del nostro gruppo con un capitale di 500.000 euro".
Così i miliardi arriveranno dallo Stato, dagli enti previdenziali pubblici che devono investire il 7% dell'utile proprio in Abruzzo attraverso strumenti indiretti, non comprando gli immobili ma sottoscrivendo quote di fondi immobiliari gestiti da società private di gestione del risparmio. È scritto nell'ordinanza 3820 del presidente del Consiglio e ribadito nella manovra finanziaria. Un bel favore a Europa Risorse Sgr che, per ora, è l'unica che si è affacciata in Abruzzo.
Solo dall'Inail potrebbero arrivare un miliardo e 700mila euro che, per legge, saranno spesi qui. Una deviazione coatta di denaro dal ministero del Tesoro, che anche gli amministratori degli stessi enti non gradiscono. E trattano. Investire all'Aquila infatti è rischioso. Antonio Napoleone ancora è uno dei pochi che ci crede, forse sarà la testa di ponte per i capitali di mezza Italia o di mezzo mondo, che verranno a investire qui: "Se non trovo i soldi vado alle ambasciate dei governi stranieri e dico: avete fatto delle promesse, ora tornate e investite. Comprate cinque palazzi che affittate a prezzo calmierato a Regione, provincia ed enti pubblici. Poi tra 15 anni saranno ricomprati dagli enti". Peccato che al G8 quelle erano promesse di donazioni, e tra 15 anni il pubblico i soldi potrebbe non averli. Risultato: "Si privatizza".