Attualità
novembre, 2011

San Raffaele, lo yacht e Formigoni

Piero Daccò, appena arrestato nell'indagine sul crac del San Raffaele, è uomo vicino a Comunione e Liberazione. E su uno dei suoi panfili (perquisiti martedì) è stato ospite anche il governatore della Lombardia

Arriva la prima svolta nell'inchiesta giudiziaria sul crac del San Raffaele, l'ospedale milanese fondato da don Luigi Verzè, travolto da un buco di un miliardo e mezzo di euro. Ieri a Milano è stato arrestato Piero Daccò, nato in Italia, con uffici a Lugano e residente a Londra, legato a rapporti di consulenza con il San Raffalele. Secondo l'accusa avrebbe avuto un ruolo nella movimentazione di alcuni dei fondi neri che sarebbero stati creati dall'ospedale.

Nelle prossime ore il giudice per le indagine preliminari dovrà decidere se convalidare l'arresto. Perquisizioni sono già partite, sia nell'ospedale milanese che altrove. Daccò è considerato da sempre vicino al movimento di Comunione e Liberazione.

Le perquisizioni effettuate dalla Guardia di Finanza hanno riguardato anche due yacht che risultano nella disponibilità dell'uomo d'affari, chiamati rispettivamente "Amerika-London" e "Ad Maiora". Quest'ultimo era già salito in passato agli onori delle cronache per aver ospitato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni (guarda).

Sempre ieri, i magistrati di Milano hanno interrogato fino a tarda notte due costruttori, Pierino Zammarchi e il figlio Giovanni, tra gli indagati per concorso in bancarotta assieme a don Verzè. Pierino Zammarchi era il proprietario di un'azienda di costruzioni, la Diodoro, che lavorava assiduamente nelle tante operazioni edilizie promosse dal San Raffaele.

La storia della famiglia Zammarchi era stata raccontata da "l'Espresso" nell'agosto scorso: finito a processo con l'accusa di aver fatto da prestanome alla camorra, Pierino era stato assolto.

La Diodoro, che grazie alle commesse del San Raffaele aveva visto il proprio fatturato schizzare da zero a 66 milioni di euro tra il 2001 e il 2006, in seguito alle vicende giudiziarie di Zammarchi era stata messa in liquidazione. Ma il San Raffaele aveva passato i suoi lavori alla Metodo, un'impresa di proprietà di Giovanni Zammarchi, coinvolta fra l'altro nella realizzazione del nuovo San Raffaele di Olbia. Proprio nei giorni scorsi, tuttavia, la procura di Milano ha chiesto il fallimento sia della Diodoro che della Metodo. Il gruppo Zammarchi è accusato di aver emesso «fatture per operazioni inesistenti per oltre 48 milioni di euro, e questo solo fra il 2005 e il 2006.

L'inchiesta della magistratura milanese che ha portato alle perquisizoni della notte e al fermo di Daccò è guidata dal pm Luigi Orsi con i colleghi Gaetano Ruta e Laura Pedio.

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