Save the Children ha presentato oggi a Roma il rapporto sullo Stato delle Madri nel Mondo: l'Italia peggiora rispetto allo scorso anno
L'Italia è fuori dalla top 20 delle nazioni con il più alto benessere materno-infantile: perde quattro posizioni rispetto il 2009, scendendo dalla 17 alla 21, a causa della bassa partecipazione delle donne alla vita politica, allo scarso uso di contraccettivi, alla mancanza di servizi alla famiglia.
A dirlo è l'Indice delle Madri contenuto nel “Rapporto sullo Stato delle Madri del Mondo”, presentato a Roma da Save the Children. Al primo posto si conferma la Norvegia, seguita da Australia e Islanda, mentre all'ultimo si trova l'Afghanistan.
«L'indice si compone di due fattori diversi: il primo valuta la sopravvivenza della madre e del neonato al momento del parto e il loro stato di salute nel periodo immediatamente successivo», spiega Raffaella Milano, Responsabile dei Programmi Italia-Europa della onlus. «Il secondo è un indicatore della qualità della vita delle donne, dell'accesso alla contraccezione, del loro ruolo che ricoprono e del riconoscimento sociale; ed è in questo secondo fattore che l'Italia crolla».
La percentuale delle donne sedute in parlamento, per esempio, in Italia è pari al 20 per cento, più bassa che in Afganistan (28 per cento), Burundi (36 per cento) e Mozambico (39 per cento). Nel nostro paese, poi la maternità non fa che peggiorare la situazione femminile: «Sono più di un milione, in Italia, le madri con un figlio minorenne e in condizione di povertà», ricorda Milano.
A volte, poi, a essere minorenne è la madre stessa, come denuncia l'analisi “Piccole mamme”, presentata da Save the Children Italia, insieme al Rapporto. Secondo l'indagine, sono oltre 10 mila le mamme teenager (14 -19 anni), molte delle quali già vivono un situazione familiare problematica. Circa 2.500 sono minorenni e fra queste ultime il l'82 per cento è italiano. La maggior parte (71 per cento ) risiede nelle regioni meridionali e nelle isole, soprattutto in Sicilia, Puglia, Campania, Sardegna e Calabria, e a seguito della gravidanza interrompe la propria formazione scolastica.
Sono diversi anni che il numero delle mamme teen non diminuisce, anzi aumenta leggermente, soprattutto a causa della mancanza di interventi da parte delle istituzioni.
Eppure, molte sarebbero le azioni possibili da intraprendere, come sottolinea Milano. Oltre a implementare, e istituire laddove non sono presenti, adeguati corsi di educazione sessuale ed educazione alla maternità, sarebbe utile creare servizi di home visiting: «E' molto importante per le neomamme avere a disposizione figure professionali dedicate e formate che le sappiano guidare nella quotidianità della maternità e le aiutino a non abbandonare gli studi», spiega la responsabile della onlus.
Completamente diversa la situazione negli ultimi paesi dell'Indice - Afganistan, Niger, Guinea Bissau, Yemen, Chad, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Mali, Sudan, Repubblica Centro Africana - dove a essere critica è la condizione delle partorienti e dei neonati. In questi paesi risiedono molte dei 48 milioni di donne che ogni anno nel mondo partoriscono senza alcuna assistenza professionale, delle 358 mila che perdono la vita in conseguenza della gravidanza o del parto e dei circa 800.000 che bambini muoiono alla nascita. Cifra, questa, che supera i 3 milioni se si aggiungono quanti perdono la vita entro il primo mese, e gli 8 milioni considerando i bambini che muoiono entro il quinto anno.
Per combattere questa situazione, anche quest'anno Save The Children ha lanciato la campagna Every One: fino al 25 maggio è possibile contribuire ai programmi di salute e nutrizione portati avanti dall'associazione, donando 1 euro con un sms al 45599 e 2 o 5 euro chiamando lo stesso numero da rete fissa.
Il rapporto completo si può leggere qui.