La chiusura delle sedi più piccole doveva portare risparmi consistenti che si sono via via ridotti e quasi annullati. E adesso è scontro tra il ministro della Giustizia Cancellieri che vuole far approvare la norma, e i partiti che sostengono sia da modificare e vogliono prorogarne l'entrata in vigore
L'uscita dell'Italia dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo passa anche per una maggiore efficienza della giustizia, impone l'Europa. E dei cinque milioni di processi ancora in attesa, frutto delle lungaggini bibliche del sistema giustizia italiano, vuole subito occuparsi il neo guardasigilli
Anna Maria Cancellieri. Ma la strada è già sbarrata.
La riforma della geografia giudiziaria, ereditata dal suo predecessore
Paola Severino e voluta per superare l'assetto pre-unitario e scarsamente efficiente degli uffici giudiziari, è contestata dagli ordini degli avvocati - il prossimo 29 e 30 maggio in sciopero con l'OUA - e dai partiti, uniti nel differire l'entrata in vigore della legge, prevista per il 13 settembre.
Il decreto legislativo 155/2012 sulla geografia giudiziaria, un taglio epocale di quasi 1000 uffici (di cui 31 tribunali, 220 sezioni distaccate e 650 uffici dei giudici di pace) opera in attuazione della delega dal precedente governo Berlusconi e il suo guardasigilli Francesco Nitto Palma e subisce il primo stop quando le Camere ne bloccano i decreti attuativi.
Lo spirito delle larghe intese suggella la contrarietà alla riforma dei tecnici: Pd e Pdl in commissione giustizia al Senato presentano un unico disegno di legge per rinviare di un anno il taglio dei tribunali, con il consenso di tutti i gruppi politici.
"L'unico tema in commissione giustizia su cui c'è un accordo totale", concede il senatore del Pd
Felice Casson. La Cancellieri vorrebbe velocizzare l'attuazione del decreto convinta che un rinvio aggravi l'organizzazione dei processi, ma nella sua battaglia è sostenuta soltanto dall'Associazione nazionale magistrati e sconta ora le scelte del governo tecnico.
D'altronde prima di lei la Severino, sostengono in commissione, non ha tenuto conto delle osservazioni della commissione parlamentare, che giudicava altrettanto necessaria una riorganizzazione degli uffici giudiziari.
"Ora con la proroga", spiega il senatore del Pdl
Lucio Malan, "si potrebbero adottare correttivi necessari". Anche perché, nel frattempo, sono giunte alla corte costituzionale 18 ordinanze di contestazione della legge. I partiti e l'associazione nazionale avvocati (Anai) sostengono l'eccesso di delega della riforma, le disfunzioni pesanti a causa dell'accentramento nelle aree metropolitane degli uffici giudiziari, l'inopportuna chiusura delle sedi soggette alla criminalità organizzata (Calabria, Sicilia e Campania) e, dulcis in fundo, i disservizi ai cittadini e l'aumento delle spese per la giustizia.
Quando Nitto Palma debuttò con la legge sul taglio dei tribunalini - ora in commissione a favore della proroga - si parlò di un risparmio di 80 milioni di euro. Con Severino si arrivò a 50 milioni. Oggi, con la patata bollente nelle mani del ministro Cancellieri, ci si è ridotti a parlare di 17 milioni. Eppure diversi sono i casi di tribunali da sopprimere, in cui non è possibile parlare di risparmi: per la cittadella giudiziaria di Chiavari, in Liguria, si sono appena spesi 14 milioni di euro, e per i lavori non ancora finiti a Bassano del Grappa, in Veneto, sono andati 12 milioni di euro.
La soppressione delle 10 sedi distaccate salentine, i cui procedimenti verranno accorpati al tribunale di Lecce, costringerà all'aumento dell'800% delle spese di notifica degli ufficiali giudiziari, secondo uno studio condotto dagli stessi ufficiali.
C'è poi il caso, uno scandalo oltre la questione risparmi, del tribunale di Napoli nord il quale dovrebbe accorpare le sedi giudiziarie soppresse di altri sei comuni, ma non può farlo: Napoli nord non esiste. Avevano ipotizzato la costruzione dieci anni fa, senza mai posare una pietra. Uno spreco di risorse e un disservizio al cittadino anche per il tribunale di Sala Consilina in Campania che verrà accorpato a quello di Lagonegro in Basilicata: Sala è l'unico sul territorio ad aver le carte in regola per il processo civile telematico.
Tra risparmi non riusciti e proroghe, c'è insomma più di un dubbio sulla possibilità di avere davvero una giustizia più efficiente.