La Guardia di Finanza di Roma smaschera i proprietari di casa che offrono posti letto e camere agli universitari senza contratto, quindi senza pagare le tasse. Evasi oltre 11 milioni di euro. L'operazioni condotta dopo un sondaggio negli atenei
Smascherare i proprietari di case che sfruttano gli studenti fuorisede della Capitale con richieste d'affitto da 350 a 550 euro a posto letto al mese: tutto in nero, senza pagare le tasse.
Nella rete tesa dal generale Ivano Maccani, comandante provinciale della Guardia di Finanza, stanno cadendo pesci anche di dimensioni impreviste. Al limite dell'immaginazione è la storia di un ottantenne, appassionato di auto di grossa cilindrata, proprietario di 41 appartamenti per un controvalore di 12 miliardi di lire. Li affittava non soltanto agli studenti, ma anche a immigrati e pensionati, evitando puntualmente di onorare il fisco. In molti casi il contratto d'affitto c'era, ma l'uomo si 'dimenticava' di registrarlo. È stato denunciato per non aver dichiarato 4 milioni di euro di redditi e non aver versato 35 mila euro di imposta di registro.
Al Lido di Ostia, poi, il proprietario di 10 appartamenti e 7 posti auto nello stesso complesso aveva pensato bene di venire incontro ai suoi inquilini allestendo in un garage dell'immobile un ufficio riscossione affitti. Le Fiamme Gialle gli hanno trovato un brogliaccio con annotate le somme, ricostruendo compensi per quasi 400 mila euro. Nella dichiarazione annuale dei redditi si limitava a indicare le rendite catastali degli alloggi.
E ancora: è stato pizzicato dai finanzieri il proprietario di sei mini-appartamenti affittati con contratto scritto ma non registrato, per un reddito complessivo di 200 mila euro. E si potrebbe continuare: in tutto, sino ad oggi, la Guardia di Finanza ha effettuato 847 controlli, accertando un'evasione di oltre 11 milioni di euro.
Controlli non alla cieca, ma mirati, grazie a un'idea tanto semplice quanto vincente. Inviare nel 2012 e nei primi otto mesi dell'anno in corso 6.900 questionari a studenti fuori sede iscritti alle tre Università Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre. Sulla base dei controlli effettuati, soltanto il 35 per cento degli studenti aveva stipulato un regolare contratto d'affitto, un altro 35 dichiarava di essere stato ospitato da terzi, il 20 per cento non aveva nessun pezzo di carta in mano e il 10 per cento era costituito, invece, da proprietari di casa. Quanto alle già citate richieste d'affitto a posto letto, talvolta erano in camere doppie e triple e di pochi metri quadri di superficie.
Così è stato deciso di formalizzare un Patto antievasione tra Guardia di Finanza, le tre Università, la Regione Lazio, Roma Capitale e L'Agenzia pubblica degli affitti Laziodisu.
L'iniziativa, presentata stamattina a Roma alla presenza del sindaco Ignazio Marino e dei tre rettori, mira a raggiungere tutti i 50 mila studenti fuorisede della Capitale, informandoli capillarmente dei loro diritti, grazie alla distribuzione cartacea e alla pubblicazione in rete a cura dei tre atenei dell'opuscolo "Studia e vivi a Roma – Affitti in nero: convenienza zero", predisposto dal Comando provinciale della Guardia di Finanza.
Ma, soprattutto, illustrando i vantaggi che acquisirebbero col denunciare la situazione di irregolarità che è stata loro imposta: grazie al decreto legislativo n. 23 del 2011 otterrebbero infatti in cambio un contratto di affitto di quattro anni, rinnovabile per altri quattro, a un canone notevolmente inferiore rispetto a quello prima praticato.
Secondo quelle norme, non molto applicate sino ad oggi, il canone annuo a decorrere dalla registrazione del contratto verrebbe fissato al triplo della rendita catastale: se questa è di 600 euro, per un affitto fuorilegge di 8 mila euro si scenderebbe a 1800, ovvero a 150 euro al mese.
La Guardia di Finanza ha istituito anche una casella di posta elettronica dedicata agli studenti: helpaffitti.roma@gdf.it. Il dado è tratto, dunque. Oltre agli effetti repressivi, si spera che questa maxi operazione ne abbia uno dissuasivo, prevenendo un'evasione particolarmente odiosa, perché commessa ai danni di questi ragazzi e delle loro famiglie. E si confida che altri Comandi provinciali di città sede di ateneo, seguano presto l'esempio di Roma.