Oggi è scattata l'operazione coordinata dalla Direzione nazionale antimafia, che la ha definita la più importante indagine sulle attività illegali del clan camorristico Contini e sulle operazioni di reinvestimento economico della camorra in attività di impresa, non solo a Napoli ma anche a Roma e in Toscana. Sono novanta in tutto provvedimenti cautelari, in prevalenza per affiliati ai Contini, ma soprattutto i decreti di sequestri beni emessi dal tribunale di Firenze, dalla procura antimafia di Napoli e dal tribunale di Roma, per un valore complessivo stimato in 250 milioni di euro.
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In questa indagine emerge quello che era stato svelato dall'inchiesta giornalistica: una storia che nasce trent'anni fa in una minuscola friggitoria di via Foria a Napoli chiamata Frijenno magnanno. La gestiva la famiglia Righi che nel 1983 viene coinvolta nell'inchiesta sul sequestro del gioielliere Luigi Presta, rilasciato dopo il pagamento di un miliardo e 700 milioni di lire. Ciro Righi e alcuni dei suoi familiari furono arrestati dai carabinieri nel maggio 1983 per avere ripulito una parte del riscatto. Già all'epoca gli investigatori li ritenevano affiliati alla camorra della Nuova famiglia. Ciro Righi e i figli Luigi e Salvatore furono condannati per riciclaggio. Un altro figlio, Antonio, fu arrestato nel 1998 come "mente logistica del clan Contini".

Ma Salvatore Righi, scontata la pena, con la sua famiglia ha avviato un'improvvisa marcia su Roma. Inizia ad aprire nel centro storico una serie di pizzerie con i marchi Pizza Ciro o Ciro e Ciro. La margherita è ottima, il personale ci sa fare e l'avanzata per Salvatore Righi, considerato la mente e il perno economico della famiglia, è inarrestabile. I locali - intestati a società amministrate da due commercialisti - nel giro di pochi anni sbucano negli angoli più suggestivi della città. Con Salvatore e il fratello Antonio sempre presenti alla cassa.
"L'Espresso", analizzando fino al 2011 i flussi societari e le attività che farebbero capo alla famiglia, ha contato 73 sigle aperte in 15 anni: solo a Roma sono attivi 17 tra pizzerie e ristoranti, più un pub famoso per il jazz.
Nominalmente si tratta di attività controllate da una complessa serie di scatole cinesi, che porta periodicamente al cambio di insegne da Pizza Ciro a Ciro e Ciro fino a crearne di nuove come Sugo. E poi sbarcare a Viareggio e Rimini. I gestori però parlano napoletano e sono spesso familiari diretti dei Righi.
Nulla di illegale. Ma, secondo quanto risulta a "l'Espresso", alcuni collaboratori di giustizia hanno indicato i fratelli Righi come persone molto vicine al clan Contini. In particolare il pentito Luigi Giuliano avrebbe rivelato in passato ai pm napoletani il ruolo che i componenti della famiglia avrebbero svolto per riciclare il denaro per conto dell'organizzazione camorristica. Il tenore di vita di Salvatore Righi e dei suoi parenti è superiore ai suoi redditi ufficiali. Nel 2006 ha messo in liquidazione la Pizza Ciro srl, dove compariva come socio. Da allora Salvatore è ufficialmente scomparso dai registri delle società, ma nelle pizzerie continua a comportarsi come il padrone.