La Corte dei Conti stima in 60 miliardi di euro il costo di mazzette e malaffare per il nostro Paese. E per combattere il problema continua la battaglia delle associazioni, che chiedono ai politici un impegno preciso

Cercasi candidati onesti, competenti, con la fedina penale immacolata e senza conflitti d’interesse. Per evitare invece curriculum imbarazzanti e candidature-boomerang per partiti che fanno del rispetto della legalità la loro bandiera, ecco la campagna anti corruzione con vincoli stringenti di trasparenza, integrità e responsabilità.

Si chiama riparteilfuturo.it ed è promossa da Libera, Gruppo Abele in collaborazione con Avviso Pubblico, Mafia Nein Danke, Libera France e Anticor.

Una piattaforma per prevenire prima di curare: il 25 maggio saranno eletti i nuovi parlamentari europei, i sindaci di oltre quattromila comuni, i presidenti dell’Abruzzo e Piemonte. A tutti i politici i promotori della campagna chiedono trasparenza, rendendo pubblici il curriculum vitae, la propria condizione reddituale e patrimoniale, l'eventuale presenza di conflitti d’interesse e la propria situazione giudiziaria.

In particolare, per chi andrà a Bruxelles, viene chiesto di impegnarsi nei primi 150 giorni della nuova legislatura a costruire un Intergruppo contro la corruzione e la criminalità organizzata.

Idee condivise da 500mila sostenitori che hanno sottoscritto e firmato per lanciare un guanto di sfida al vecchio modo di fare politica, europea e locale.

Dopo la prima fortunata esperienza delle politiche del 2013, ecco che si replica con il sito trasformato in un vero e proprio database dove gli elettori potranno reperire tutte le informazioni su chi si candida a rappresentare il Paese in Europa e a chi si offre di guidare le amministrazioni locali.

PAESE CHE VAI, CORRUZIONE CHE TROVI

Ma la corruzione non è solo una brutta piaga dell’Italia. Messo nero su bianco dalla prima relazione della Commissione Europea, il disfacimento di regole condivise e uguali per tutti e l’impunibilità diffusa costa all’economia continentale 120 miliardi di euro l’anno, l’un per cento del Pil comunitario, poco meno del budget annuale dell’Ue.

Dai dati dell’Eurobarometro 2013 sulla percezione e sulle esperienze dirette di corruzione dei cittadini dei ventisette paesi, emerge come il 76 per cento dei rispondenti all’indagine pensa che la corruzione sia un fenomeno diffuso nel proprio Paese. In testa, non a caso, quelli più martoriati dalla crisi: Grecia, Italia e Spagna.

E nel ventre molle delle istituzioni fanno breccia i potenti network criminali. Con un costo quantificato in un abbassamento del Pil del 4-5 per cento, l’economia è soffocata da ben 3.600 organizzazioni internazionali che muovono liberamente capitali, armi e ogni genere di traffici. Con l’appoggio consapevole di chi gira la testa dall’altra parte.

DAL GLOBALE AL LOCALE

Tra il 2010 e il 2013 è stato registrato in tutte le regioni italiane un peggioramento globale degli indici di corruzione percepita e richiesta. La situazione è comunque molto eterogenea: secondo una ricerca del Quality of Government Institute a realtà virtuose al di sotto della media europea (Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Friuli) si alternano regioni molto al di sopra come la Campania, Calabria, Molise, Puglia e Lazio.

In questo quadro svolgere con onestà e correttezza il ruolo di amministratore è sempre più spesso a rischio. Nel 2013 sono stati 351 gli atti di minaccia e di intimidazione nei confronti degli amministratori locali e dei funzionari pubblici, censiti nell’ultimo rapporto di Avviso Pubblico.

Si parla di una media di 29 intimidazioni al mese, praticamente una al giorno. Sindaci e i consiglieri comunali che cercano di fermare gli interessi dei clan, svelano affari inconfessabili, lavorano per la legalità o si permettono di inaugurare beni confiscati alla mafia e per queste ragioni finiscono nel mirino.
Per fermarli si ricorre ad ogni mezzo: lettere minacciose, proiettili, auto incendiate, spari alle abitazioni, aggressioni verbali e fisiche.

«Se è vero che esiste una politica malata, come dimostrano i 244 decreti di scioglimento di consigli comunali per infiltrazione mafiosa emanati dal 1991 ad oggi, è altrettanto vero che esistono tante donne e tanti uomini che praticano una buona politica» spiega Pierpaolo Romani, coordinatore di Avviso Pubblico: «Chiediamo pertanto a tutti coloro che si presentano alle prossime elezioni amministrative di impegnarsi a sottoscrivere il nostro codice etico per dimostrare da che parte vogliono stare».

I COSTI SOCIALI

Di corruzione rischia di morire l'intero Paese. Secondo le stime della Corte dei Conti sono 60 miliardi ogni anno sottratti alle casse pubbliche.

Con questa montagna di denaro si potrebbero pagare gli interessi annuali sul debito pubblico italiano.
Oppure acquistare centinaia di carrozze e autobus per il trasporto pubblico locale, con 10 miliardi mettere in sicurezza di tutti gli edifici scolastici, evitare che con le piogge interi paesi vengano spazzati via, coprire gli ammortizzatori sociali e costruire dieci ospedali modello. Invece no, il rosario quotidiano di piccoli e grandi scandali non fanno più notizia mentre ci siamo ipotecati il futuro di una generazione.

Perché anche la disoccupazione giovanile, uno dei più gravi sintomi della crisi dell’Italia, è direttamente proporzionale alla presenza pervasiva della corruzione.

Oltre a penalizzare meriti e talenti e a negare la certezza del diritto, la corruzione aumenta la sfiducia degli investitori stranieri nel sistema-Paese e diminuisce l’afflusso di capitali dall’estero, facendo perdere importanti opportunità di sviluppo e lavoro.

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