Francesco Rossi, Rettore della Seconda Università ?di Napoli
«Si sono create grandi aspettative ?che poi non si potranno concretizzare completamente. E ci saranno generazioni intere di studiosi che rimarranno fuori ?dal sistema universitario in maniera più ?o meno definitiva. Il rischio è che questa ?sia stata un’occasione mancata. ?Un piccolo mostro. È partita con propositi positivi, però si è persa. Per questo, io avrei invece applicato un processo di valutazione autonomo, aperto: esaminiamo ?le università per quello che sono capaci di fare, dando loro autonomia».
Ivano Dionigi, Rettore dell’Università di Bologna
«Ci dovrebbe essere un limite al masochismo e all’autolesionismo. Nel mondo accademico si è creata una psicosi tale per cui tutti hanno avuto l’impressione di essere soggetti al giudizio universale. ?In realtà, gli hanno dato la patente, ma non la macchina. Adesso ci sono 18 mila abilitati circa. Vogliamo essere ottimisti? Ne piazzeremo, se va bene, tra i 5 e ?i 7 mila. Questo è l’inganno. Si è creata una massa di frustrati e nei dipartimenti ?si sta diffondendo un clima da mors tua vita mea. La delusione sarà un contraccolpo fortissimo. L’onda è lunga. Impariamo da questa esperienza, che ha lasciato sul campo troppi feriti e illusi».
Giuseppe Caputo membro del Consiglio Universitario Nazionale
«È stata un’elefantiaca operazione burocratica che ha paralizzato gli Atenei e sperperato risorse pubbliche. Sono stati usati metodi meramente quantitativi, che tendono a favorire ?chi si trova già in posizioni di forza accademica. La valutazione si è così rivelata uno strumento di natura politica, per ottenere una ridistribuzione delle risorse (economiche e umane). ?Siamo ancora molto lontani dall’obiettivo che dovrebbe avere un sistema di valutazione».
testi raccolti da Fabio Lepore