Attualità
19 ottobre, 2015

L’esercitazione Nato infiamma la Sardegna

È partito il tre ottobre il più grande war game dalla fine della guerra fredda: 36 mila uomini, oltre 60 navi e 200 aerei impegnati per cinque settimane in lanci di missili e bombe nei poligoni di Teulada, Capo Frasca e del Salto di Quirra. Riaccendendo polemiche e manifestazioni contro le servitù militari

I giochi di guerra scatenano le proteste e i picchetti contro i poligoni.

A scaldare l’autunno della Sardegna, la più grande esercitazione militare Nato dalla fine della guerra fredda: cinque settimane con lanci di missili e bombe nei poligoni di Teulada, Capo Frasca e del Salto di Quirra. È iniziata il 3 ottobre l’operazione Trident,  ma entrerà nella fase più calda il 21 ottobre con l’impiego dal vivo delle unità militari.

Sul campo e in mare oltre 230 unità terrestri, aeree e navali e forze per le operazioni speciali di 28 paesi alleati e 7 partner, con 36 mila uomini impegnati in un grande gioco alla guerra tecnologica. Dal giorno dopo lo stop imposto dalla stagione turistica, sono partite le esercitazioni: missili anticarro Milan, Tow, Spike che possono essere lanciati non solo dai caccia e dagli elicotteri ma anche dai mezzi blindati e dai cingolati a terra.

Prove di guerra indispensabili per gli eserciti europei pronti ad intervenire nel pantano Libico e nella guerra civile in Siria. Un dispiegamento di forze che riapre lo scontro con la popolazione locale compatta sul linea del “No alle servitù militari”.

Una settimana fa a Cagliari c'è stata una manifestazione antimilitarista, con lancio di uova, fumogeni e scontri con la polizia.

La protesta è stata l’evento conclusivo del campo pacifista installato sul Monte Urpinu e il secondo tempo delle manifestazioni partite a giugno da Decimomannu (in provincia di Cagliari) e Capo Frasca, dove il poligono di tiro sulla costa occidentale dell'isola occupa una superficie a terra di 14 chilometri quadrati e impegna “un area di sicurezza a mare” interdetta alla navigazione.

UN ANNO FA LE PROTESTE

A riaccendere la miccia il precedente di un anno fa, quando si sviluppò un incendio di enorme portata. La causa sempre la stessa: un’esercitazione aerea di tornado tedeschi all’interno della base militare di Capo Frasca, 1.400 ettari tra l’Oristanese e il Medio Campidano. In soli due giorni (il 3 e 4 settembre) furono ridotti in cenere 32 ettari di macchia mediterranea.

Dopo ci furono le scuse dell’Aeronautica militare, il sopralluogo del governatore Francesco Pigliaru , le polemiche in consiglio regionale e l’infinita discussione per il ridimensionamento dei 35 mila ettari di estensione di servitù che gravano sulla Sardegna.

Suddivisi in gran parte tra tre basi principali: il poligono Nato a Capo Frasca, la base di Teulada a sud e il Poligono interforze sperimentale Salto di Quirra, tra Ogliastra e Cagliaritano dove da anni si aspetta una bonifica per dodicimila ettari d’inferno.

LE CONSEGUENZE DELLE ARMI

«L’operazione Trident - avverte Mariella Cao, portavoce del Comitato Gettiamo le Basi - colpirà la Sardegna con una quantità mai vista prima di missili al torio, all’uranio e la miriade di veleni bellici: piombo, mercurio, fosforo, tnt, rdx, octol, criolite, difenilammina, etilcentralite, solo per citarne alcuni. Le conseguenze di oltre sessant’anni di perenni addestramenti le conosciamo bene: la crescita della devastazione ambientale, insieme ai casi di leucemie, tumori e malformazioni genetiche».

La Regione alzi la voce, sollecitano i comitati trasversali a tutti i partiti e i gruppi ambientalisti, riuniti dalla tutela del territorio e dalla voglia di allontanare i militari e riprendere il possesso di migliaia di ettari di terra. Da anni combattono per stoppare le esercitazioni e bonificare i poligoni dalle sostanze cancerogene che causano tumori e morti.

Tirato per la giacca il governatore democratico Francesco Pigliaru ha definito l’esercitazione «la conseguenza di uno stato di cose che abbiamo denunciato come inaccettabile dal primo momento». La Regione ha tracciato una linea precisa: la trattativa serrata con il governo punta a ottenere la graduale dismissione dei poligoni di Capo Teulada e Capo Frasca e la riconversione di quello di Quirra.

Ma a rispondere picche é il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Danilo D’Errico che ha gelato le aspettative di una riduzione delle servitù.

«Il numero dei poligoni militari è di mera sufficienza - ha detto D’Errico davanti alla Commissione Difesa della Camera lo scorso 7 ottobre - cioè siamo ad un livello tale che non possiamo scendere al di sotto di quello che abbiamo, non possiamo più perdere spazi. Percepiamo la necessità di essere ecosostenibili, stiamo sollecitando l’industria per un munizionamento verde, con meno sostanze nocive, cerchiamo di fare il massimo, ma alla fine il colpo parte, non possiamo evitarlo».

Un unico risultato è stato, per ora, raggiunto: per evitare il rischio che le proteste potessero bloccare gli aerei, i velivoli destinati all'esercitazione non sono stati schierati a Decimomannu ma quattrocento chilometri più a Sud, nell’aeroporto di Trapani.

«Ci dispiace che l’esercitazione sia stata riprogrammata all'aeroporto di Trapani - sottolineano gli antimilitaristi - Intensificheremo la nostra collaborazione con i movimenti siciliani, per evitare che le devastanti attività vengano semplicemente sposate da un'isola all'altra. Lo spostamento non cancella 75 anni di sperimentazioni militari».

A prendere le difese dei comitati e a chiedere chiarimenti al ministro Roberta Pinotti sono i tre senatori sardi
Luciano Uras (Sel), Emilio Floris (Forza Italia) e Silvio Lai (Pd):«L'imponente esercitazione militare in corso nel Mediterraneo coinvolge tutto il territorio e il mare della Sardegna. Chiediamo al ministro della Difesa di venire subito a riferire in aula per conoscere non solo quello che sta succedendo, ma anche quali siano gli effetti che ancora una volta questa grande esercitazione produrrà nei confronti dell’isola, del suo ambiente e della sua economia. La Sardegna non può pagare un prezzo così alto per la difesa della comunità internazionale ed essere trascurata dallo Stato».

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