Non ci sarà nessuna mozione di censura contro l'assessore Regionale all'Expo,
Fabrizio Sala. Pericolo scampato in Lombardia grazie all'appoggio del
Pd e della
lista civica Umberto Ambrosoli: nonostante i rapporti d'affari e i passaggi di denaro e favori tra l'assessore e un imprenditore, recentemente condannato per violazioni sulle bonifiche ambientali. La vicenda è stata rivelata da
l'Espressonell'inchiesta «Gattopardi di Provincia» e risale a quando, subito prima di passare in Regione, Sala era assessore all'Ambiente della Provincia di Monza e Brianza.
La mozione di censura era stata proposta dal
Movimento 5 stelle dopo che Sala si era rifiutato di rispondere in consiglio regionale, pochi giorni fa. I nove consiglieri grillini contavano sull'appoggio degli altri due principali gruppi d'opposizione, il Pd e la lista Ambrosoli, per raggiungere le sedici firme necessarie a presentare la mozione. Ma si sono trovati isolati. In nome di
Expo, la più colossale spesa pubblica del momento, in molti a Milano preferiscono chiudere gli occhi. E anche Pd e lista Ambrosoli hanno evitato di disturbare il governo regionale di centrodestra, guidato da Roberto Maroni.
L'assessore Sala
aveva risposto così alle domande de l'Espresso: «Dal 1997 svolgo l'attività professionale di promotore finanziario. Sono quindi tenuto al rispetto del segreto professionale, del segreto bancario e, soprattutto, al rispetto della privacy».
In altre parole, il promotore finanziario-assessore oppone i suoi affari al dovere di rappresentare l'Expo in totale trasparenza. Tra l'altro Sala, molto vicino a Paolo Berlusconi, è anche assessore alla Casa e all'Internazionalizzazione delle imprese lombarde. «Se non ci stupisce più di tanto il rifiuto del PD, partito di certo non estraneo a certe logiche di gestione del potere», commenta il consigliere regionale Gianmarco Corbetta, «ci lascia molto perplessi la chiusura del patto civico di Umberto Ambrosoli. Non ci resta che prendere atto che per il centro sinistra lombardo il principio dell’etica nella gestione della cosa pubblica è un problema del tutto secondario».