Da Albinati a Zeichen, i romanzi dei possibili candidati di quest’anno sono uno migliore dell’altro. Con buona pace delle solite polemiche sulle manovre degli editori

Bisognerà pur dare ragione a Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci che presiede al Premio Strega: sbadigli a parte, la polemica dei giorni scorsi sul maggiore riconoscimento letterario italiano sembra una polemica fuori fuoco e, soprattutto, fuori tempo.

L’accusa, questa volta fatta propria da Gianluca Foglia, direttore editoriale della Feltrinelli, era la solita: il Premio è un meccanismo truccato, non vince il libro migliore, ma il gruppo editoriale più potente, quindi tanto vale non partecipare.

Quest’anno lo Strega festeggia i settanta (per l’occasione, la serata finale migrerà dal consueto Ninfeo di Villa Giulia all’Auditorium di Roma) e certo di polemiche si è sempre nutrito. Gli oltre quattrocento Amici della domenica che hanno diritto di voto (sottoscritto incluso) sono stati nel tempo oggetto di critiche e materia di dibattito: talvolta si è parlato di voto di scambio, talaltra di brogli e inciuci, altre ancora ci si è accaniti sui criteri di scelta dei libri.

Anche chi scrive non ha in passato lesinato critiche: fatto sta che il premio più ambito da autori & editori rimane de facto il più democratico per via dell’estensione della sua giuria. Inoltre, già dallo scorso anno, il meccanismo di voto è stato ritoccato proprio per limitare i possibili brogli. Senza aggiungere che ormai si può votare via Web, riducendo a un numero minimo le schede cartacee, più facili da contrabbandare.

Ma la polemica dei giorni scorsi appare quest’anno fuori luogo per un motivo non solo di procedura, bensì di merito. Negli ultimissimi anni, molti di noi votanti abbiamo lamentato il livello modesto dei libri in concorso. Ci sono state recenti edizioni del Premio in cui votare era davvero un gesto di ottimismo. Al contrario, quest’anno i titoli che si annunciano sembrano di tutto rispetto.

Cominciamo da quelli di sicuro in concorso. “La scuola cattolica” di Edoardo Albinati (Rizzoli) è un alluvionale romanzo il cui maggior pregio non risiede certo nella sua mole: Albinati è un autore importante del nostro panorama e questo suo testo appare come il frutto maturo di una vocazione solida, che nulla ha mai concesso alle mode del momento. C’è poi l’opera di un grande personaggio della scena letteraria italiana, Vittorio Sermonti, che si presenta con “Se avessero” (Garzanti), riflessione e racconto di settant’anni di storia patria attraverso le vicende proprie e della propria famiglia.

Ancora: “L’addio” di Antonio Moresco (Giunti), un altro testo di altissimo valore letterario, firmato da uno degli scrittori di maggiore spessore della scena odierna. E “La sumera” di Valentino Zeichen (Fazi), opera seconda nella narrativa di uno dei più significativi poeti italiani del nostro tempo.

Einaudi e Bompiani non hanno ancora formalizzato la loro partecipazione, ma per la casa di Torino circola il nome di Franco Cordelli (autore di indubbio profilo letterario) e del suo “Una sostanza sottile”, mentre la Bompiani, dopo avere valutato l’ipotesi di candidare un bravissimo autore come Luca Doninelli con il suo recente e straordinario “Le cose semplici”, sembrerebbe orientata a non partecipare alla gara.

Come non bastasse l’eccezionale qualità di libri e autori candidati o in odore di candidatura, ecco anche qualche novità sul versante delle case editrici. Nel 2015 si è creato un meccanismo grazie al quale i marchi più piccoli hanno la possibilità di arrivare con un proprio titolo almeno nella cinquina dei finalisti, e quest’anno ecco che si registra il debutto di un editore indipendente, per così dire, fresco di stampa: La nave di Teseo che candida “La femmina nuda” di Elena Stancanelli.

Insomma, mai come per le sue settanta primavere, il Premio Strega è sembrato in così buona forma. Trattandosi di titoli e autori di tale livello, chiunque vincerà e con qualunque mezzo (avvelenamento escluso) avrà in ogni caso meritato il premio.