Sarà la più antica università al mondo, la Alma Mater Studiorum di Bologna, ma la sua memoria è piuttosto corta. Sono passati appena sedici anni dallo scandalo interno sul professore di Ingegneria nucleare ed ex prorettore, Enrico Lorenzini, accusato di aver copiato due interi capitoli in uno dei suoi libri, uno dei più famosi dal titolo “Ebollizione”. E proprio oggi, mercoledì 1 giugno, Lorenzini riceve dal rettore Francesco Ubertini il titolo di professore emerito.
Il solito oblio all'italiana che non meriterebbe attenzione, se non per il fatto che Bologna giustamente pretende di essere una delle massime istituzioni universitarie in Europa e che poche settimane fa l'Università di Trieste ha invece negato il titolo di emerito a Giuliano Panza, uno dei massimi scienziati al mondo nello studio della geofisica: semplicemente perché Panza era antipatico ad alcuni geologi. Scopiazzare con furbizia in Italia evidentemente merita più simpatia di chi studia e si prepara con fatica.
E così questo pomeriggio nell'aula absidale di Santa Lucia, come indica il cartoncino di invito, in occasione della cerimonia di conferimento della laurea ad honorem a Carlo Arrigo Umiltà in neuroscienze e riabilitazione neuropsicologica, viene riabilitato anche il professor Lorenzini. È vero che alla nostra latitudine si perdona tutto. Ma come può la stessa università punire pesantemente con la sospensione gli studenti che copiano agli esami e allo stesso tempo conferire il titolo prestigioso di professore emerito a chi nella sua carriera, almeno una volta, ha fatto lo stesso? E l'ha fatto tra l'altro nel testo di studio che i suoi allievi hanno per anni comprato per prepararsi agli esami.
Non tutti i professori sono disposti a condividere questa scelta.
Lucio Picci, ordinario di Politica economica, ha scritto una lettera al rettore Uberti e a 2.800 colleghi, tra ricercatori e professori, nella speranza che Lorenzini, che vanta alcune sentenze amministrative a suo favore, venga convinto dal rettore a farsi da parte: «È vergognoso», scrive il professor Picci, «che la nostra reputazione e il nostro onore vengano calpestati in questo modo».
L'Università di Bologna pubblica in rete il regolamento sul conferimento dei titoli di professore emerito. E già all'articolo 1, comma b qualcosa non torna: i candidati devono infatti aver «mantenuto nel corso della carriera accademica un contegno connotato da assoluta correttezza nei confronti degli interlocutori interni ed esterni dell’Ateneo in coerenza con i valori riconosciuti dal Codice Etico, e non abbiano causato discredito o leso il prestigio dell’Istituzioni Accademica», è scritto con tanto di maiuscole ed errori di ortografia.
Si parla di carriera accademica e assoluta correttezza. Il professor Lorenzini è stato tra l'altro membro del Comitato nazionale di ingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche, presidente del corso di laurea in Ingegneria nucleare: non gli si potrebbe perdonare un peccato commesso in un libro pubblicato nel 1979 e ripubblicato nel 1998, più altri peccatucci in un altro manuale? Da questo punto di vista, anche Lorenzini ha giustamente diritto d'oblio. Ma l'istituzione universitaria come si tutela? Abbiamo visto i libri: “Ebollizione” stampato da “Pitagora Editrice” di Bologna e “Nuclear heat transport” di M. M. El-Wakil pubblicato da “International textbook company” di Toronto e Londra. Effettivamente se non si trattasse di scopiazzatura, oggi andrebbe conferito il titolo di professore emerito in telepatia.
Lo scandalo interno scoppia nel 2000 quando Lorenzini si candida alla carica di rettore. La Alma Mater Studiorum viene scossa da una brutta storia di intercettazioni tra professori. Nel frattempo qualcuno segnala che il libro dell'ex prorettore e candidato rettore non è tutto frutto del suo lavoro. La vicenda finisce al Senato accademico e richiede l'intervento del rettore Roversi Monaco: il Senato, scrive l'allora rettore ai docenti in una lettera messa agli atti, «ha dibattuto lungamente la questione (me assente) sigmatizzandone all'unanimità (me astenuto) il comportamento, a fronte di due volumi del professor Lorenzini, rispettivamente dal titolo “Ebollizione” (tratto dalle lezioni) e “Traccia delle esercitazioni di termodinamica del reattore” edite da Pitagora. Il Senato accademico, cui erano state sottoposte le problematiche relative a questo e a altri diversi casi di scarsa moralità accademica, aveva dato l'incarico di esaminare la questione a due presidi... L'indagine dei due presidi si è conclusa, nel caso in specie, con il riscontro di una identità assoluta del volume “Ebollizione” con due capitoli, integralmente tradotti senza aggiunte, senza note, senza commenti e senza citazione alcuna dell'autore, del volume scritto da M. M. El-Wakil...».
Secondo l'inchiesta interna del Senato accademico, il professor Lorenzini presentava il libro «come titolo suo proprio e frutto delle sue ricerche e delle sue capacità nell'elencare in Facoltà i titoli necessari per conseguire fondi di ricerca e incarichi». La lettera dell'allora rettore termina così: «Lo sconcerto, il disorientamento, la riprovazione emersi largamente in Senato accademico, inducono a porsi il problema di cosa penseranno gli studenti, gli allievi, la comunità scientifica, in particolare quella straniera... La determinazione unanime del Senato accademico significa difesa dell'istituzione che è stata così pienamente mortificata e monito per evitare che altri, in particolare i giovani, seguano nel futuro analoghi comportamenti». Giusto. Da oggi il tormentato autore di “Ebollizione” potrà continuare a rappresentare l'Università e la ricerca italiane, fregiandosi del titolo di professore emerito dell'Alma Mater Studiorum.