A denunciarlo è il dottor Zeno Bisoffi, direttore del Centro di Malattie Tropicali dell'Ospedale di Negrar, nel Veronese, che appartiene all'Opera Don Calabria (prete proclamato santo da Papa Giovanni Paolo II nel 1999).

Il Centro di Malattie Tropicali dell'ospedale di Negrar, collaboratore dell'Organizzazione mondiale della sanità, oggi è costretto ad importare il farmaco dalla Svizzera, con l'aggravio di costi che ne consegue. «Lo importiamo per curare i tanti italiani ammalati di strongiloidosi, una forma di parassitosi che colpisce migliaia di persone e che può portare alla morte. Le sue microscopiche larve si trovano nel terreno e basta camminare a piedi nudi per raccoglierle. Inoltre, si tratta di una malattia difficile da diagnosticare, con sintomi vaghi, come prurito e saltuari dolori addominali, ma il parassita intanto prolifica e può arrivare ad intaccare tutti gli organi e gli apparati, portando alla morte. E qui l'Ivermectina è la cura più efficace, come dimostrato anche dallo studio che abbiamo curato lo scorso anno assieme all'Ulss 20 di Verona, coinvolgendo 10 ospedali di Veneto, Lombardia e Friuli e finanziato dal Ministero della Salute».
Ma la vicenda è ancora più incredibile se si pensa che l'Aifa ha autorizzato da tempo l'uso di farmaci a base di Ivermectina per gli animali e recentemente, sotto forma di crema, per la cura della pelle, come fa sapere la stessa Aifa, interpellata da L'Espresso: «Il medicinale Efacti (ivermectina), il cui titolare dell'Aic è Galderma, è stato effettivamente autorizzato con determina n. 1180/2015 del 18 giugno 2015. Il medicinale risulta commercializzato da luglio 2015».
Insomma, abbiamo approvato un farmaco per la cura dei rossori della pelle e non quello che utilizza lo stesso prodotto ma per salvare vite umane. «È assurdo, tanto che abbiamo anche dato vita ad un network internazionale, un anno fa, per coordinare la ricerca sulla strongiloidosi. Ed il primo obiettivo che ci siamo posti è proprio di promuovere l'estensione della disponibilità dell'Ivermectina in tutti i Paesi, partendo dall'Italia - conclude il dottor Bisoffi -. Ed abbiamo già programmato per il 27 e 28 marzo prossimi, a Verona, una due giorni di convegni che si chiamerà '“IvermecDay”. Non è accettabile che abbiamo un farmaco che può salvare delle vite ed in Italia lo usiamo per la cura della pelle».