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Giorgia Meloni fa la sovranista in Belgio: una nuova associazione per ricevere fondi Ue

La leader di Fratelli d’Italia, da sempre in prima linea contro la burocrazia europea, ha fondato vicino a Bruxelles un movimento politico che potrà essere finanziato dall'Unione. Allo stesso indirizzo è stata registrata anche una fondazione amministrata da estremisti di destra indagati per spionaggio a favore della Russia

La piccola Rue des Allies, a Charleroi, in Belgio, dista poche decine di chilometri dal cuore dell’Unione europea. Le casette primi ’900, coi mattoncini rossi, ricordano la storia industriale di questa cittadina della Vallonia, una storia di lotte operaie. Da qualche tempo però il civico 15 di Rue des Allies si è trasformato in una enclave nera. Anzi, nerissima. Con fili che portano a Mosca e a politici accusati di spionaggio a favore della Russia di Putin.

Dallo scorso aprile Luca Romagnoli ha trasferito a questo indirizzo di Charleroi la sede della sua creatura politica. Romagnoli, ?ex Fiamma tricolore, poi Destra sociale, oggi è vicino a Fratelli d’Italia, il partito ?di Giorgia Meloni. La fondazione di cui ?è presidente si chiama Identités & Traditions Européennes, in sigla Ite, ed è amministrata da un board di cui fa parte anche Bela Kovacs, eurodeputato ungherese meglio conosciuto in patria come KGBela. Per i magistrati di Budapest, infatti, Kovacs è un agente sotto copertura del Gru, il servizio segreto militare di Putin. Nella Ite di Romagnoli militava, fino al suo arresto, anche il polacco Matheusz Piskorski, finito in carcere con l’accusa di essere una spia, pure lui, al servizio dell’intelligence russa. A ben guardare, comunque, Romagnoli non è l’unico italiano con un domicilio politico a Charleroi.

Allo stesso indirizzo troviamo anche il partito politico europeo - con annessa fondazione - appena creato da Fratelli d’Italia. L’Alliance pour l’Europe des Nations (Aen) presieduta da Giorgia Meloni, così come la collegata Fondation pour l’Europe des Nations, sono state iscritte alla camera di commercio belga a fine agosto, pochi giorni prima dell’arrivo di Steve Bannon ad Atreju, alla festa di Fratelli d’Italia.

Nella casa di Rue des Allies 15 sono registrate in tutto 12 società. Niente altro, però, che possa in qualche modo ricondurre al mondo della politica. C’è l’ufficio di un contabile, Patrick Gorloo, una ditta di commercio al dettaglio, ?una piccola agenzia di comunicazione, ?un elettrotecnico e una profumeria. ?La fondazione presieduta da Romagnoli ?è a sua volta l’emanazione dell’Alleanza europea dei movimenti nazionalisti, Aemn, fondata nel 2009 a Budapest da partiti di estrema destra ungheresi, belgi, italiani ?e svedesi. Un gruppo eterogeneo, in cui Bela Kovacs è senza dubbio la figura di maggior peso politico. Esperto di relazioni internazionali, poliglotta, fino all’avvio delle indagini era un esponente di spicco dello Jobbik, partito magiaro forte di un 20 per cento alle ultime elezioni, che fa opposizione, da destra, a Viktor Orbán.

Per due volte il Parlamento europeo ?ha votato - nel 2015 e nel 2017 - la decadenza dell’immunità parlamentare per Kovacs. Un anno fa a Bruxelles è arrivato un dossier che lo vede accusato di frode in bilancio e utilizzo di documenti contraffatti. Ma la prima inchiesta, avviata subito dopo le elezioni del 2014, parla ?di «spionaggio ai danni delle istituzioni dell’Unione europea». Secondo quanto ricostruito dalla stampa ungherese, Kovacs avrebbe agito per conto dei servizi militari russi, il Gru, con «l’obiettivo finale di creare un fronte anti Ue nel Parlamento europeo», riporta il sito di news Magyar Idok. Questo sarebbe stato il vero obiettivo politico della sua frenetica attività a Bruxelles, secondo l’accusa, tra le sedute del Parlamento ?e l’attività dell’Aemn e della fondazione ?di Rue des Allies.

KGBela non è l’unico del gruppo di Charleroi sospettato di legami con Putin. Il polacco Matheusz Piskorski, noto in patria per le sue posizioni di estrema destra, risulta tra i membri dell’associazione Identités & Traditions Européennes di Romagnoli almeno fino ?al 2014. Due anni dopo, le autorità di Varsavia hanno arrestato Piskorski con l’accusa di spionaggio a favore della Russia. Quando lo ammanettano i suoi colleghi di partito gridano al complotto, lanciando appelli di solidarietà. Appelli raccolti non solo dall’estrema destra: oltre ad Antonio Razzi, anche l’europarlamentare di Forza Italia Alberto Cirio si è attivato inviando lettere alle autorità polacche, parlando di arresto politico. Al pari di Cirio ci sono altri berlusconiani in qualche modo legati al crocevia nero di Charleroi. Dai documenti depositati a Bruxelles si scopre infatti che nel novembre 2017 Francesco Graglia, consigliere regionale forzista in Piemonte si è registrato come membro sostenitore dell’Aen di Giorgia Meloni.

Tra gli amministratori della collegata Fondation pour l’Europe des Nations, troviamo invece, insieme a due esponenti di Fratelli d’Italia - Marco Scurria e il senatore Stefano Bertacco, veronese - anche il forzista torinese Fabrizio Bertot, deputato a Bruxelles fino al 2014. «Movimenti interessanti quelli che qui da Roma e da Atreju possono prendere corpo verso l’Europa delle Nazioni e delle Identità!», ha commentato entusiasta Bertot su Facebook dopo il discorso di Bannon alla festa di Fratelli d’Italia. Lo stesso Bertot che nel recente passato si era più volte pubblicamente schierato contro le sanzioni a Mosca. 

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