"Global Compact occasione da non perdere per tutelare i deboli": l'appello della Croce Rossa
«Il mondo sta abbandonando i bambini migranti» denuncia l'Ifcr nel suo ultimo report, che registra trecentomila i minori non accompagnati solo nel 2017. Moltissimi sono vittime di violenza e abusi. E invita i governi del mondo a firmare l'accordo di New York sulle migrazioni
di Federico Marconi
3 dicembre 2018
«Il mondo sta abbandonando i bambini migranti». È la denuncia della Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFCR) messa nero su bianco nel report “Alone and unsafe”, presentato questa mattina a Ginevra.
«Il numero dei ragazzi che migrano senza le loro famiglie è cresciuto in maniera tanto notevole quanto allarmante nell’ultimo decennio. Non possiamo accettare la tragedia di questi bambini, che sono facile preda di abusatori, sfruttatori e trafficanti. È nostro dovere proteggerli» commenta Francesco Rocca, presidente dell’IFCR.
I minori non accompagnati nel 2017 sono stati 300mila, un numero cinque volte superiore a quello del 2012. Un dato parziale: le statistiche non sono precise per via delle lacune nelle registrazioni dei migranti in molti dei paesi di arrivo. Per questo, sostiene l’IFCR, il numero di bambini migranti «potrebbe essere oggi molto più alto».
«Ogni giorno migliaia di bambini in viaggio corrono il rischio di abusi sessuali e violenze di genere lungo le rotte migratorie» evidenzia IFCR. Per questo lo scopo della ricerca è quello di sensibilizzare i governi e le organizzazioni che operano sul campo. Tante sono le proposte per migliorare l’assistenza ai migranti e, in particolare, ai minori non accompagnati: dalla creazione di una rete di “humanitarian service point” lungo le principali rotte migratorie, dedicati ad assistenza e supporto; fino all’investimento nella formazione dei volontari nelle situazioni di rischio e alla raccomandazione ai governi di favorire il ricongiungimento familiare.
SCELTE OBBLIGATE Agadez, in Niger, è uno degli snodi delle rotte migratorie nell’Africa occidentale. La situazione della città nigerina è tra quelle evidenziate nel documento dell’IFCR. È infatti continuo il via vai di migranti nella cittadina africana, dove sostano prima di attraversare il deserto del Sahara. Non sono pochi quelli che soccombono al lavoro o alla prostituzione forzata per racimolare i soldi necessari al proseguimento del viaggio.
Molte delle donne e delle ragazze che attraversano il Niger sono costrette a lavorare nei bordelli di Agadez. Guadagnano tre dollari a cliente, gran parte dei quali finiscono nelle tasche delle “maîtresse”. Così impiegano mesi a mettere da parte i soldi di cui hanno bisogno.
«Con un lungo lavoro siamo riusciti ad avere la fiducia delle “maîtresse” che gestiscono i bordelli, così che ora ci permettono di prenderci cura e dare supporto e informazione alle ragazze» racconta un volontario della Croce Rossa nigerina. «Per molte di loro noi siamo l’unica ancora».
Sono 150 i bordelli censiti dalla Croce Rossa nigerina ad Agadez. Le condizioni in cui le ragazze sono costrette a vivere e prostituirsi sono insalubri e precarie: sempre maggiore è il ricorso all’assistenza medica e psicologica dei trenta volontatari che operano in loco.
Volontari che sono stati formati per sostenere le ragazze vittime di abusi e violenze, per consigliarle sulle scelte più sicure nel corso del viaggio e per favorirne il ricongiungimento familiare, nei paesi di origine come di arrivo.
Prendendo spunto dall’attività ad Agadez, l’IFCR propone nel report di investire nella formazione dei volontari, che possano «garantire tutte le informazioni e l’assistenza necessaria per coloro che ne hanno bisogno».
«Le informazioni sono ciò di cui abbiamo più bisogno in viaggio» afferma Gerald, minore non accompagnato arrivato in Italia dal Camerun. «Informazioni sui pericoli che potremmo correre, sull’assistenza che potremmo avere, sulle questioni legali. Tutti i bambini di dodici anni possono usare un cellulare. Perché non creare un’applicazione, in tutte le lingue più parlate, che possa fornire queste informazioni?».
L’IMPORTANZA DI UNA TELEFONATA «“Vuoi chiamare qualcuno?” è questa una delle prime domande che facciamo subito dopo uno sbarco. Chiedere se durante il viaggio erano con un familiare che hanno perso o se hanno qualche parente in Italia è la prima cosa che facciamo per aiutarli». Francesca Basile, responsabile migranti della Croce Rossa italiana, spera che le richieste avanzate dall’IFCR nel report vengano accolte.
I volontari sono le prime persone su cui possono contare i minori appena arrivati in Italia. «Hanno bisogno di supporto psicologico. È fondamentale: molti di loro vivono una sindrome post-traumatica difficile da superare. Questi ragazzi hanno affrontato la separazione dai loro cari, un viaggio lunghissimo e difficile, e l’universo Libia, con i suoi soprusi, maltrattamenti, violenze».
La situazione di malessere va affrontata subito. «Il ruolo di psicologi e operatori è importantissimo e per questo devono essere formati al meglio» continua Basile che racconta di molti ragazzi che «dopo essere stati aiutati si sentono in dovere di restituire: sono in molti che ci chiedono di poter fare volontariato per “dare qualcosa indietro”».
«UN’OCCASIONE DA NON PERDERE» L’IFCR presenta il report a una settimana dalla conferenza che si terrà a Marrakesh dal 9 all’11 dicembre per la firma del Global Compact. Conosciuto anche come Dichiarazione di New York, il testo pone l’obiettivo di rendere regolari e meno rischiosi i flussi migratori in tutto il mondo.
«Il Global Compact sulle migrazioni è un’occasione che i governi hanno per rendere più sicure le vite di decine, forse centinaia, di migliaia di bambini che vivono e viaggiano in condizioni incredibilmente pericolose» commenta il presidente Rocca. «È un’occasione che semplicemente non possiamo rischiare di mancare».
A oggi l’Italia è tra i paesi che si sono tirati indietro. Il vicepremier Matteo Salvini ha messo il veto sulla firma della dichiarazione e ha affermato che nessuna delegazione italiana parteciperà all’incontro di Marrakesh. Una decisione che ha causato grande amarezza in Rocca, che prima di presiedere l’IFCR era a capo di Croce Rossa Italia. «Il Global Compact – conclude – vuole mettere le basi per una politica multilaterale che tuteli i più deboli. Sollecitiamo tutti i governi a mettersi insieme, firmare l’accordo e, cosa più importante, lavorare con noi per far sì che la Dichiarazione si trasformi in politiche e leggi che facciano la differenza sul campo».