Parla David Matheson, l'ex teorico delle "terapie riparative". «Ci credevo davvero, ma era tutto falso». L'intervista esclusiva in edicola da domenica 10 febbraio nel numero de L'Espresso 'Caccia all'omo'
È sempre stato attratto dagli uomini. Ma è stato sposato con una donna per 32 anni. E per più di vent'anni come terapista ha cercato di convincere centinaia di persone con tendenze omosessuali che seguire il suo esempio era l'unico modo giusto per vivere. Oggi David Matheson, psicologo, mormone, pupillo di quel Joseph Nicolosi che ha fondato l'associazione per "lo studio e la terapia dell'omosessualità", ha cambiato clamorosamente idea. E a L'Espresso in edicola da domenica 10 febbraio e
già online su E+ racconta: «Oggi credo che nessuna terapia dovrebbe basarsi sull'idea che l'omosessualità sia un disturbo che può essere curato».
LEGGI L'INTERVISTA INTEGRALE SU E+Dopo essere diventato un punto di riferimento mondiale per fondamentalisti cristiani (cattolici compresi) e partiti omofobi di destra, Matheson ha capito che le "terapie riparative" sono un errore. Che ognuno deve essere libero di vivere la propria sessualità come crede. Ha ritirato i suoi libri dalla vendita su Amazon. Ha lasciato la moglie. E ha dichiarato su Facebook la sua omosessualità.
[[ge:rep-locali:espresso:285328341]]Per i cristiani integralisti americani che professano la "cura" come l'unico modo giusto per affrontare l'omosessualità è stato uno shock. E la comunità Lgbtq americana non lo ha accolto a braccia aperte.
[[ge:rep-locali:espresso:285328347]]In questa intervista esclusiva all'Espresso Matheson racconta che cosa lo ha portato a cambiare idea. E come vive oggi, nel mezzo della tempesta che la sua conversione ha provocato: «Sono oggetto di rabbia, odio, paura, sfiducia da entrambe le parti: quella dei gruppi degli ex-gay e quella della collettività Lgtbq». E deve fare anche i conti con i sensi di colpa perché il suo libro "Journey into Manhood", alla base di programmi di terapia riabilitativa usati anche in Italia, «ha finito per danneggiare alcune persone». Fino a spingere al suicidio.
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