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Attualità
giugno, 2019

Sullo sfruttamento degli ultimi il governo tace

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A un anno dalla morte di Soumaila Sacko, il ministero del Lavoro non ha fatto nulla per i diritti dei braccianti schiavizzati nelle campagne

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«Libertà e democrazia non sono compatibili con chi alimenta conflitti, con chi punta a creare opposizioni dissennate tra le identità, con chi fomenta scontri con la continua ricerca di un nemico da individuare, con chi limita il pluralismo».

Queste parole sono state pronunciate dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante le celebrazioni della festa della Repubblica italiana. Nella stessa occasione, a San Calogero (Vibo Valentia) si ricordava Soumaila Sacko, un lavoratore della terra, assassinato il 2 giugno del 2018 nella ex Fornace “Tranquilla” mentre cercava delle lamiere per costruirsi un alloggio di fortuna. La vicenda di Soumaila Sacko, ucciso a soli 29 anni, assieme al tema della libertà e della democrazia, richiamate dal Presidente Mattarella, sono entrambi temi centrali che dovrebbero animare l’agire sociale e politico di chi lotta in difesa degli sfruttati e degli ultimi.

Soumaila Sacko, uno di questi ultimi, era un giovane lavoratore e un sindacalista giunto in Italia dal Mali alla ricerca di una vita migliore. La stessa ricerca che anima i nostri giovani che fuggono in Europa e nel mondo, con voli low cost e treni last minute, lasciandosi dietro le famiglie e gli affetti. Soumaila Sacko e i nostri giovani sono figli della stessa generazione e dello stesso tempo. La politica dovrebbe tornare a valorizzare questa generazione, indispensabile per il nostro comune destino.

Soumaila Sacko - come Paola Clemente, Jerry Masslo e tanti altri - era uno dei braccianti invisibili delle nostre campagne che non riusciva a guadagnare un salario dignitoso che gli avrebbe consentito di soddisfare i propri bisogni vitali, come disporre di una casa dove dormire. Questi uomini e queste donne invisibili, che lavorano circa 12 ore al giorno, ricevendo una paga giornaliera che varia tra i 20-25 euro o a volte sono pagati con alcuni litri di olio e un po’ di chili di pasta. Questi lavoratori non riescono a godere della dimensione di libertà e di emancipazione che il lavoro dovrebbe garantire come sancisce all’articolo 1 della nostra Carta Costituzionale.

Queste condizioni dei braccianti, che si collocano sotto la soglia di dignità umana, ci dovrebbero spingere a interrogarci sul perché il governo Conte non abbia assunto iniziative concrete dopo avere riservato un minuto di silenzio ed espresso parole di cordoglio dopo l’uccisione di Soumaila Sacko? Perché non viene preso nemmeno in considerazione il piano per l’inserimento abitativo e per il rispetto delle norme sul lavoro proposto dal Coordinamento Lavoratori agricoli Usb per fare fronte allo sfruttamento e al disagio in cui sono costretti a vivere migliaia di braccianti nella filiera agrumicola? Perché il tavolo inter-istituzionale proposto al ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, rischia di diventare un tavolo etnico per soli braccianti migranti? Perché il ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio non si esprime ancora concretamente su questa situazione? A chi vanno le risorse europee, oltre un miliardo di euro, del Piano di Sviluppo Rurale Calabria 2014-2020 e a cosa servono se non si garantiscono i diritti dei lavoratori?

Mentre questi interrogativi rimangono irrisolti, l’Unione sindacale di Base, in memoria del proprio delegato, ha inaugurato a San Ferdinando uno sportello per i diritti intitolato “Soumaila Sacko” al fine di dare voce ai bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici, indipendentemente dalla loro provenienza geografica. Questo sportello, cui collaborano associazioni e comitati locali, è uno strumento per dare continuità alle battaglie sindacali e sociali che Soumaila portava avanti, per “Uguale lavoro uguale salario” per gli uomini e donne impegnati nella raccolta degli agrumi del “Made in Italy”. Tuttavia, si dovrebbe valutare lo stato di salute del “Made in Italy” anche attraverso le condizioni di produzione in termini di rispetto delle norme salariali, previdenziali, abitative e di sicurezza sul lavoro.

La celebrazione della Festa della Repubblica appena passata deve servire anche a tenere alta l’attenzione sulle forme vecchie e nuove di sfruttamento considerato che parole come libertà e democrazia sono vive solo se accompagnate da azioni concrete e coerenti.

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