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Attualità
settembre, 2020

Basta lasciare pistole e fucili in mano a chi ha problemi psichici

armi, pistola
armi, pistola

Pandemia e lockdown hano messo a dura prova molti italiani, e tra loro tanti detengono legalmente un'arma. Un cocktail pericoloso sui cui serve intervenire ora

armi, pistola
In un periodo eccezionale, come quello che stiamo attraversando, il Coronavirus è giustamente diventato il nemico numero uno degli italiani mettendo all’angolo le altre emergenze che prima riempivano giornali e tv. In questa nuova fase però, a fianco al Covid, la grande preoccupazione che emerge dalle risposte degli italiani è quella per la condizione economica. Il 47 per cento si dice seriamente preoccupato, il 44 per cento moderatamente preoccupato, il 7 per cento poco preoccupato e il 2 per cento per niente preoccupato. Gli italiani hanno paura per il proprio futuro, per il lavoro e per i risparmi. E ci sono molti più italiani armati rispetto a cinque anni fa: circa mezzo milione. Hanno destato particolare scalpore le parole del ministro dell’Interni Luciana Lamorgese che ha parlato di rischio di tensioni sociali in concreto perché a settembre-ottobre vedremo gli esiti di questo periodo di grave crisi economica.

Disagio
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31/8/2020
In questo contesto un capitolo ancora da comprendere sono le conseguenze sulla stabilità psicologica delle persone più fragili (o di quelle il cui equilibrio è più compromesso) del lungo lockdown. Ma stando ai risultati dei primi studi che iniziano a uscire emergerebbero difficoltà e conseguenze che allungano inquietanti ombre sul futuro. Un’analisi della fondazione Veronesi su dati di Open Evidence ha messo a confronto le diverse reazioni all’emergenza tra Italia, Spagna e Regno Unito. È emerso che in Italia il 41 per cento della popolazione sarebbe potenzialmente «a rischio salute mentale» a causa di vari fattori di vulnerabilità socio-economica (tale percentuale sale al 46 per cento in Spagna ed al 42 nel Regno Unito).

Uno studio condotto dall’Università dell’Aquila in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata (pubblicato per ora sulla piattaforma MedRxiv) rivela come il 37 per cento degli intervistati presentino sintomi da stress post-traumatico. Durante il lockdown - prosegue la ricerca - c’è stato un aumento di richieste di trattamento dei disturbi d’ansia legati alla paura del contagio, al timore di uscire o di rimanere isolati. Adesso, invece, ci troviamo di fronte a un aumento di stati depressivi e d’ansia legati alla crisi economica.

«Non è più accettabile che persone in cura per depressione o con problemi psichici possano detenere legalmente armi da fuoco a causa di leggi che tutelano la privacy dei possessori di armi invece dell’incolumità di famigliari, amici e conoscenti. In Italia è ancora troppo facile ottenere una licenza per armi. Se davvero vogliamo prevenire omicidi e delitti è urgente rivedere le norme a cominciare dalle comunicazioni tra medici, questure e prefetture». A dirlo è Gabriella Neri a dieci anni esatti dall’omidicio di suo marito, Luca Ceragioli e di Jan Hilmer, rispettivamente direttore e responsabile amministrativo dell’azienda “Gifas Electric” di (Lucca). Luca e Jan furono freddati con una pistola regolarmente detenuta per “uso sportivo” da un ex dipendente, affetto da conclamati problemi psichici.

Come purtroppo dimostrano i tre casi di omicidio (femminicidio) e suicidio che si sono succeduti la scorsa settimana a Borgotaro, Aprilia e Carmagnola, le armi legalmente detenute sono lo strumento più usato per commettere omicidi di famigliari, parenti e conoscenti. Un ampio studio pubblicato lo scorso anno dall’istituto Ricerche Economiche e Sociali Eures dal titolo “Rapporto su caratteristiche, dinamiche e profili di rischio dell’omicidio in famiglia” documenta che le armi da fuoco sono lo strumento più frequentemente utilizzato anche negli omicidi nell’ambito di prossimità.

Lo scorso dicembre con Gabriella e Giorgio incontrammo il ministro Roberto Speranza al quale chiedemmo di attivarsi perché in via regolamentare e d’accordo col Ministro Lamorgese si potesse impedire a chi sostiene trattamenti farmacologici per problemi psichici anche temporanei di poter girare armato. Considerata la crisi che abbiamo davanti dovrebbe essere una priorità per tutti.

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