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Attualità
gennaio, 2021

«Non diamo la colpa alla DaD: il problema è sempre la formazione»

Il disagio dei giovani non è causato dalla didattica alla distanza in quanto tale. Perché è solo un metodo. E come tale non si improvvisa

«La DaD non funziona», «È una sciagura», «I ragazzi soffrono a causa della DaD», «Imparano meno», «Basta con la DaD». Di questo tenore è il coro di voci critiche che risuonano - sin dall’inizio - tra le mura di molti edifici scolastici nonché, negli ultimi giorni, tra quelle del palazzo ministeriale dell’Istruzione. Persino il Presidente dell’Ordine degli Psicologi ha dichiarato: «Stare in classe non è solo studiare, i giovani in casa diventano più apatici e irritabili. La didattica digitale è meglio di niente, ma è un palliativo. Il guaio è che è stata portata avanti troppo a lungo». Per di più, pare che i dati sull’apprendimento in mano agli esperti del Ministero non siano rassicuranti: i ragazzi avrebbero imparato meno e sarebbero particolarmente ansiosi. Dunque? Dunque, a sentire il Ministro Azzolina e il Presidente degli Psicologi, per l’appunto, «La DaD non funziona».

Seppure mosso senz’altro da buoni propositi, questo tipo di conclusioni rischia di confondere il dibattito - troppo a lungo rinviato - sulle nuove tecnologie didattiche e sulla dimensione della formazione digitale e, in definitiva, distoglie da un importante quesito che in questa situazione drammatica, forzosamente sperimentale, dovrebbe alimentare le riflessioni in ambito scolastico (ma anche universitario): come funziona la DaD? Se non si discute su questo, diventa difficile trarre conclusioni su dati che potrebbero essere ricondotti a qualsiasi cosa, anziché all’inaffidabilità della DaD.

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Scuola, ecco i danni della didattica a distanza: gli studi riservati del ministero dell'Istruzione
8/1/2021
Tanto per fare qualche esempio: non è verosimile che l’ansia e il minore apprendimento siano riconducibili piuttosto allo stravolgimento della vita quotidiana in sé, alla reclusione e alla privazione sociale, ai timori per il futuro? E paradossalmente: senza la DaD - cioè con la sola reclusione e la didattica completamente sospesa - i nostri ragazzi sarebbero stati meglio? Facile dubitarne.

Ecco perché un conto è affrontare la tematica del disagio dei giovani, altro è attribuire il disagio alla DaD, che è nulla più che un metodo, con i suoi principi e i suoi strumenti, e che pertanto, come ogni metodo didattico, va conosciuto a fondo, saputo progettare, saputo gestire.
E qui verrebbe da dire “hic sunt leones”.

Perché la domanda è: come siamo arrivati all’appuntamento con la didattica digitale? Quando giocoforza si è scelto questo metodo come alternativa alla presenza, quanti docenti erano formati sulla didattica digitale? E quanti ne sono stati formati in itinere, una volta compreso che la situazione di emergenza sanitaria non sarebbe terminata così presto come tutti speravamo? La DaD, come ogni metodo didattico complesso e articolato, non si improvvisa, né tantomeno si inventa. I princìpi legati all’apprendimento digitale seguono le loro regole, gli strumenti vanno saputi usare. È lecito ad esempio fare a distanza la medesima lezione che si sarebbe fatta in presenza - nei tempi, nella quantità di contenuti, nella densità semantica degli argomenti - semplicemente mettendo tutti davanti a uno schermo? No, non è lecito, perché il ‘carico cognitivo’ degli studenti - cioè la quantità di informazioni che la memoria è in grado di elaborare - è profondamente diverso: per via del mezzo usato, per l’ambiente in cui ciascuno è (diverso per ciascuno), per la comunicazione "sfocata" dal punto di vista relazionale essendo a distanza.



D’altro canto, se lo sforzo fisiologico-attentivo da un lato è maggiore nella Didattica a Distanza, questa può tuttavia favorire un ascolto che può addirittura essere più attivo e più riflessivo che in presenza se ben indirizzato. Questo significa che i contenuti della DaD vanno strutturati in modo differente, cioè soppesandone il carico cognitivo e alternando ad esempio sapientemente momenti di contenuto teorico a momenti collaborativi e lavori di gruppo con successivo confronto guidato dagli insegnanti.

Se Roma non è stata fatta in un giorno, la trasformazione digitale della didattica richiede insomma formazione della classe insegnanti, competenze specifiche, tempi di progettazione dei nuovi percorsi e gestione consapevole dei rischi e delle opportunità, per riuscire a rendere quella che viene chiamata Didattica a Distanza, una vera «Didattica della Vicinanza, che non necessariamente vuol dire presenza», come ha affermato Daniela Luncangeli, esperta di Psicologia dello Sviluppo.

La nostra naturale tendenza alla polarizzazione ci porta a radicalizzare il giudizio tra didattica che funziona (in presenza) e didattica che non funziona (a distanza), mentre dovremmo tutti insieme cercare di capire cosa e come i due contesti metodologici differenti ci consentono di fare più o meno efficacemente (e la risposta, non è così scontata come la si vuole far sembrare).

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La Dad e quelle cicatrici sulla pelle dei nostri ragazzi
7/1/2021
Un’ultima riflessione sul disagio dei nostri giovani. Come ribadito a più riprese, negli ultimi tempi, da Massimo Recalcati, questa situazione drammatica può e deve essere trasformata in un’occasione di sviluppo, emotivo e cognitivo dei nostri ragazzi. «I maggiori effetti formativi si generano non a partire dai successi o dalle gratificazioni, dalle prestazioni mirabili o dalle affermazioni senza intoppi, ma dalle cadute, dai fallimenti, dalle sconfitte, dagli smarrimenti», dice Recalcati. Che rifugge dal concetto di “generazione CoVid” e rilancia per i nostri giovani la possibilità di ridisegnare mappe, ripensare confini, scoprire nuovi orizzonti. Naturalmente, oltre che grazie agli insegnanti, con l’aiuto fondamentale della famiglia, che in questa fase è cruciale, se vogliamo che i nostri ragazzi apprendano da quanto sta accadendo a governare la complessità crescente dei futuri contesti sociali. Ma anche grazie all’ausilio di qualsiasi metodo e strumento efficacemente gestito che può supportare questo processo di transizione. Incluso la DaD.

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