Essere liberi di far volare le proprie idee, di far trionfare il proprio ingegno, di non avere vincoli, ostacoli che possano limitare il proprio successo. E chi è più bravo è giusto che arrivi primo e che possa andare oltre ogni limite, facendo trionfare la potenza delle proprie idee, la genialità, il coraggio, di rischiare, di investire.
Al largo, nelle acque libere della grande competizione globale, dove chi ce la fa salpa per orizzonti infiniti, verso isole (con o senza rose) e paradisi dove la libertà è tutto e dove tutto può essere finalmente tuo. In centinaia di migliaia ti seguiranno, in milioni ti invidieranno, in miliardi ti pagheranno pur di salire sulla tua nave libera, sulla tua piattaforma capace di sfidare potenti, poteri, Stati interi, di superare i confini delle nazioni, di liberarsi dai lacciuoli dei territori nazionali e delle loro antiche fiscalità. Tutti alla fine capiranno, tutti alla fine avranno bisogno di te, della tua idea con cui hai conquistato il mondo e il mondo sarà ai tuoi piedi.
Finché il mondo non inizia ad accorgersi che invece porre dei limiti, dei vincoli, degli obblighi era necessario e che ciò che quella libertà ha prodotto è nuova schiavitù e nuovi privilegi. È forse tardi, le ingiustizie sono già compiute, i privilegi già consumati, le diseguaglianze calcificate, le dipendenze incancrenite, ma pur sempre ancora necessario. Il mondo può e ormai purtroppo deve dire alle piattaforme della pseudo libertà telematica globale che il loro impero fa male e che deve essere fermato e riportato dentro a limiti precisi di giustizia sociale, fiscale e culturale.
I governi di Usa, Europa e Cina, sia pur con enorme e colpevole ritardo, stanno finalmente avviando procedure antitrust e di imposizione fiscale contro i tycoon del web, cercando di mettere un punto alla stagione della libertà 2.0, che ha asservito e omologato miliardi di persone nelle mani di pochi padroni, che hanno invece accumulato ricchezze intollerabili potendo, più o meno legalmente, evadere o eludere la quasi totalità delle tasse.
Mi auguro che non solo i governi si muovano in queste direzioni, ma anche i popoli, chiedendo la restituzione di soldi, dignità e della vera libertà, una libertà ben diversa da quella millantata di piattaforme private che fingono di essere al servizio degli altri per succhiarne invece vita e soldi.