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Attualità
giugno, 2021

Ilva buco nero: L’Espresso in edicola e online da domenica 13 giugno

L’inchiesta definitiva sull’acciaieria di Taranto. I bilanci disastrosi di Rai, Mediaset e Sky. Lo stanco duello tra Calenda e Gualtieri per conquistare i dem romani. Ecco cosa trovate sul numero in arrivo. E gli articoli in anteprima per gli abbonati digitali

Ciminiere rosse e bianche, fumo denso. E un titolo di tre brevi parole: “Ilva buco nero”. La copertina del nuovo numero dell’Espresso punta il dito sugli aspetti economici della storia infinita delle acciaierie di Taranto. Perché il disastro ambientale è nato da corruzione, depistaggi e manovre di affaristi.

 

Lo Stato sta per sborsare un miliardo di euro per salvare un’industria strategica. Che però è un concentrato dei mali d’Italia. "Ricatto d’acciaio” lo definisce l’inchiesta firmata da Vittorio Malagutti e Gloria Riva, corredata da una cronologia dei cinquant’anni di vita dell’impianto che doveva essere una panacea per il Meridione.

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Marco Damilano nel suo editoriale torna sulle manovre per la costruzione di un “partito sistema”, il fondamentale cambiamento di rotta della democrazia italiana che sta avvenendo intorno a Draghi e alle forze di governo, ma al di fuori di ogni partecipazione dei cittadini. E Giovanni Orsina conferma: il governo nato per l’emergenza ormai guarda al futuro.

 

Mentre il Palazzo cambia senza consultarli, ai politici non resta che dibattersi tra beghe quotidiane: come a Roma, dove Susanna Turco racconta lo stanco duello tra Calenda e Gualtieri per il voto dei dem. Intanto l’Italia piange due giovani vittime dell’integrazione mancata: Saman Abbas (ne scrive Sofia Ventura) e Seid Visin (di Djarah Kan).

 

Carlo Tecce firma un bilancio della stagione televisiva e il futuro di Rai, Mediaset e Sky, mentre Gianfrancesco Turano si concentra sui retroscena dell’attivismo calabrese di Giovanni Minoli. Dal Vaticano arriva un improvviso stop alle vendite degli ospedali che facevano gola ad Angelino Alfano e al suo sodale, il libico Ghribi (ne scrive Massimiliano Coccia). Dalla commissione Ecomafie invece parte un allarme sull’inquinamento dei mari del sud e dei laghi del nord (di Antonio Fraschilla), riecheggiato nella striscia che Mauro Biani dedica ai nuovi ecosistemi marini.

 

Nel mondo intanto si discute di brevetti e della necessità di vaccinare l’Africa per fermare il Covid-19 (di Eugenio Occorsio). In Cina il controllo a distanza apre una nuova frontiera andando a caccia di emozioni (di Simone Pieranni) mentre Alibaba, colosso dell’e-commerce cinese, per conquistare l’Europa sbarca a Liegi, tra le proteste degli ambientalisti belgi (di Federica Bianchi). 

 

Altan ironizza sull’utilizzo dei fondi europei, Makkox trova un salvatore imprevisto per la Raggi assediata dall’acqua alta romana, Marco Follini invoca un Ulisse che ritrovi la rotta del partito di centro mentre Michele Serra compone una Spoon River delle mille correnti del Pd. E Antonio Spadaro invita a meditare sulla parola della settimana: piedi.

 

E l’Espresso chiude con un dialogo su fratellanza e antropologia tra Marco Aime e Wlodek Goldkorn, con una rassegna degli architetti italiani che stanno ridisegnando le città d’Oriente (di Roberto Di Caro) e con una passeggiata per Aielli, borgo abruzzese rinato grazie ad astronomia e street art (di Maurizio Di Fazio). Marco Consoli intervista Sergei Polunin, genio ribelle della danza e ora del cinema, mentre Bernardo Valli firma un omaggio a Edgar Morin, e al suo libro di ricordi che fa venire voglia di arrivare a compiere cent’anni.

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