l’incidente
Disastro ambientale in Sri Lanka, naufragata la nave in fiamme. Si teme la fuoriuscita di tonnellate di petrolio
L’equipaggio è in salvo, ma l’incendio che andava avanti da giorni è stato fatale. I rimorchiatori non sono riusciti a trascinare il relitto più a largo. I pescatori: «Un colpo mortale per le nostre vite»
Alla fine è affondata. Colata (quasi) a picco dopo quasi due settimane di agonia a causa di un incendio indomabile scoppiato a bordo tra le merci. La nave MV X-Press Pearl, “targata” Singapore è naufragata mercoledì 2 giugno al largo della costa orientale dello Sri Lanka. Nei suoi 186 metri di lunghezza trasportava ingenti quantità di sostanze chimiche, tra cui circa 25 tonnellate di acido nitrico e diversi container di microplastiche che già da qualche giorno hanno cominciato a riversarsi nelle acque, arrivando fino alle spiagge più vicine. Senza contare le centinaia di tonnellate di carburante e petrolio presenti a bordo, che non sembrano essere ancora fuoriusciti ma che fanno temere danni di proporzioni immense.
A nulla sono serviti gli sforzi delle marine dello Sri Lanka e dell’India per placare le fiamme in tempi utili e cercare di non far spezzare l’imbarcazione. Quando è iniziato il naufragio, alcuni rimorchiatori hanno cercato di trascinare il più a largo possibile il relitto, ma senza particolare successo anche a causa delle condizioni del mare. Potrebbe rimanere in superficie solo una parte del ponte, che emergerà dal livello dell’acqua. I 25 marinai e membri dell’equipaggio sono stati messi in salvo in tempo e solo un paio di loro sono all’ospedale per alcune ferite.
Ma il caso è destinato a montare anche perché l’incendio fatale è stato causato da una perdita proprio dell’acido nitrico. Una perdita di cui, a quanto dichiarato dai proprietari della nave, i tecnici a bordo erano a conoscenza. L’imbarcazione era partita il 15 maggio dal porto indiano di Hazira con destinazione Singapore. Le richieste della nave di entrare nelle acque dell’India, prima dell’esplosione e del fuoco, sono però state rigettate a quanto sembrerebbe dalle prime testimonianze. Il capitano è già stato interrogato nella capitale srilankese, Colombo, per accertare le dinamiche dell’incidente. Per il paese è il più grave disastro ambientale di sempre, con le coste adiacenti che si sono già riempite di materiali e sostanze tossiche.
Il ministero della pesca ha ordinato da sud della capitale fino alla laguna di Negombo, città a nord di Colombo, la sospensione delle attività di pesca. Il ministro Kanchana Wijesekera sta adottando le contromisure possibili per cercare di prevenire quello che sarebbe il danno più grave: la fuoriuscita del petrolio. La marea nera sarebbe letale per tutto l’ambiente marittimo e non.
Ma i primi gravi problemi riguardano i pescatori della zona. Per il capo del sindacato Joshua Anthony è una crisi senza eguali: «Non possiamo uscire in mare e quindi non possiamo guadagnarci da vivere. La nave ha inferto un colpo mortale alle nostre vite». E si teme anche per il turismo visto che le incontaminate spiagge del paese sono famose e attraggono tanti stranieri ogni anno.