Tagliare i sussidi che danneggiano l’ambiente senza colpire le fasce di popolazione più povere, anzi. Fare in modo che le lacrime versate al Giffoni film festival quando una giovane siciliana, Giorgia, aveva descritto la sua paura per il futuro del Pianeta, si trasformino in azioni concrete. Rispettare gli impegni dell’agenda “Fit for 55”, il pacchetto di riforme e regolamenti promulgati dall'Unione europea per contrastare il cambiamento climatico e ridurre le emissioni di gas serra «su cui siamo drammaticamente in ritardo».
Questi sono solo alcuni dei punti che gli attivisti di Ultima generazione, Rita, Anna e Alessandro hanno portato all’attenzione del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, durante l’incontro dell’8 agosto. Organizzato dopo che con una lettera pubblicata da La Repubblica il ministro aveva chiarito i motivi per cui avrebbe parlato con alcuni rappresentanti di Ultima generazione, in nome dell’articolo 21 della Costituzione, secondo il quale «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero». Anche se «questi ragazzi, che certamente raccolgono alcune istanze che hanno annunciato di voler presentare a tutte le forze partitiche come al Governo, non possono essere portatori della verità, soprattutto se rappresentano le loro idee col metodo della violenza», scriveva Pichetto Fratin sul quotidiano, sebbene l’organizzazione che lotta contro il collasso eco-climatico sia esplicitamente non violenta.
«È una semplice data che, però, si porta dietro una montagna di preoccupazione, frustrazione, denunce, rabbia ma anche amore e cura. Più di 30 anni di superficialità e incompetenza ci costringono oggi a una situazione di emergenza che si sarebbe potuta evitare con una transizione energetica graduale. Ora abbiamo l’ultima occasione per fare qualcosa di coerente con quella che dovrebbe essere la priorità nelle agende politiche mondiale», hanno dichiarato gli attivisti poco prima dell’incontro con il Ministro a cui hanno portato anche una proposta di legge che sarà presentata al Parlamento per «fermare il genocidio di massa verso il quale ci stiamo avviando. Che è l’unico motivo che spinge le persone ad aderire alle azioni di resistenza civile nonviolenta. Non una libera scelta, ma una reazione a una situazione di non ritorno alla quale le lobby dei combustibili fossili e l’incuria dei governi precedenti hanno condannato l’umanità».
Come spiega Alessandro Berti, uno dei tre attivisti di Ultima Generazione presenti all’incontro: «La proposta di legge sull'abolizione dei Sad, i sussidi ambientalmente dannosi fa risparmiare ai cittadini 5 miliardi di euro togliendoli dai combustibili fossili e portandoli sul sociale, la mobilità, le comunità energetiche. Da parte del ministro c'è stata una apertura a portare avanti il dialogo ma non ci ha indicato una persona con cui trattare, e non c'è stata una disponibilità chiara a raccogliere questa proposta. Ci siamo sentiti ascoltati, ma abbiamo visto un ministro e un governo che stanno facendo ancora passi troppo piccoli per la situazione nella quale siamo. Non siamo soddisfatti della velocità con cui il governo sta portando avanti misure che sono insufficienti».
Ultima generazione intanto non si accontenta. E continua a portare avanti il lavoro cercando di coinvolgere tutti i parlamentari, affinché la lotta al cambiamento climatico si traduca da parola a azione.