Impennata di tumori e patologie cardiache tra chi ha lavorato nella caserma dell’isola, ma anche nel vicino aeroporto. I sospetti sul radar presente nella struttura e poi disinstallato. Ora, per i 32 malati e le 12 vittime, si chiede verità

Al cimitero ormai pieno di Lampedusa, Antonello ha tanti amici cui deve dare un omaggio. Tra volti giovani e persone che avevano appena raggiunto la pensione, lui non riesce a trattenere un sospiro di rammarico per tutte quelle foto che ritraggono i suoi colleghi con le divise. «Ormai abbiamo paura pure ad andare in pensione, considerato quello che è successo agli altri. Ho l’ansia che possa accadere anche a me, il prossimo anno finirò il mio lavoro».

 

Da oltre 40 anni Antonello Di Malta presta servizio nella caserma dei vigili del fuoco dell’isola delle Pelagie e lì ha visto morire negli ultimi venti anni almeno sette colleghi, per tumore o per malattie cardiache, oltre ad altre cinque persone che lavoravano poco distante, nei pressi dell’aeroporto e nei pressi del radar su cui tutti hanno puntato l’attenzione.

 

Quel radar, installato subito dopo l’attacco libico all’isola avvenuto nel 1986, era parso subito sospetto, ma nessuno credeva che potesse essere la causa dei problemi di salute dei vigili del fuoco – oggi sono almeno 32 – che negli anni hanno lottato contro un tumore o contro malattie cardiache di ogni genere, molti rimettendoci la vita. A pensarlo, basandosi su quanto sperimentato sulla propria pelle, sono adesso tutti coloro che vivono sull’isola e che hanno lavorato nella caserma.

 

«Lavoravo con Bolino e La Greca (due colleghi morti per tumore ndr) – racconta Vincenzo Galazzo – e negli anni in cui hanno installato il radar avevamo sempre mal di testa, dolori cervicali e altri problemi di salute. Dopo diverso tempo ho deciso di fare dei controlli mirati e nel 2011 hanno scoperto un carcinoma al rene sinistro, che mi hanno tolto».

 

L’unico sopravvissuto del gruppo di colleghi con cui lavorava Vincenzo oggi racconta di come nessuno sospettasse nulla in quegli anni, nonostante i mal di testa continui che colpivano tutti i vigili del fuoco in servizio quando il radar era attivo. «Però qualcosa non ci convinceva – dice – perché quando era attivo il radar accusavamo disturbi nell’apparato radio, nelle comunicazioni e anche la televisione si spegneva, qualcosa non andava». I problemi finiscono alle soglie del 2000, quando quel radar posto a 400 metri dalla caserma viene smontato.

 

Nel cimitero di Lampedusa c’è anche Giuseppe La Greca, Pino per i colleghi, morto lo scorso anno dopo cinque mesi di lotta contro un tumore. «Lui aveva sempre mal di testa, abbiamo fatto dei controlli, ma non c’era niente». Vestita di nero e con uno sguardo smarrito, a parlare è Graziella, moglie di Pino, che ancora non si dà pace. «Due anni fa abbiamo scoperto il tumore per caso, per un dolore all’anca, ma già era in metastasi. Dopo 40 giorni di ricovero Pino è tornato a Lampedusa ed è morto a 61 anni». Una vita travagliata, quella raccontata dalla moglie, in cui ha subito anche un intervento a cuore aperto per due arterie lesionate: «Non capiamo cosa possa essere accaduto, ma adesso vogliamo capirlo».

 

In un’isola che vive in mezzo al mare senza fabbriche e inquinamento, il radar viene visto come la possibile causa dei problemi di salute che hanno colpito i vigili del fuoco. Cancro al cervello, ai reni, ai polmoni; tutte malattie diverse con cui ancora molti fanno i conti o per cui hanno subito interventi nella speranza che quel male non si ripresenti in forme diverse. «Io ho avuto dei problemi di cuore – spiega il vigile del fuoco Giuseppe Caranna – negli anni in cui lavoravo ero esposto al radar e come tutti avevo sempre mal di testa, tanto che mia moglie si era insospettita per il mio continuo malessere. Tutto è passato quando è stato disinstallato il radar. Non crediamo che sia solo una coincidenza».

 

Di questi casi, 32 patologie tra vigili e dipendenti dell’aeroporto (con almeno 12 persone morte), adesso si occupa anche il Senato con una interrogazione presentata da Dolores Bevilacqua (Movimento 5 Stelle), che annuncia pure una visita sull’isola: «È assurdo che in tutto questo tempo nessuno abbia mai affrontato la questione, vogliamo capire cosa è successo a Lampedusa e vedere anche se altri radar installati possano portare dei problemi di salute».

 

Vogliono chiarezza i vigili del fuoco rimasti in vita, la vogliono per i loro colleghi che oggi sono in quel cimitero sul mare e che hanno perso la vita proprio al momento della pensione: «Vogliamo risposte perché oggi abbiamo soltanto domande – dice ancora Di Malta, che è segretario provinciale Uilpa Vigili del fuoco – vogliamo sapere se quel radar ci ha danneggiati oppure cosa sia stato».

 

Una richiesta di informazioni rivolta agli enti sanitari e alla prefettura è però caduta nel vuoto e Antonello ha annunciato lo stato di agitazione finché non avrà risposte: «Questa estate mi metterò con una tenda davanti al Comune e metterò le foto dei colleghi che non ci sono più, ma anche degli altri, come i tre radaristi che lavoravano lì, oggi tutti morti, nella speranza che qualcuno ci ascolti». A un passo dalla pensione, Antonello non vuole fermare la sua battaglia e ha preparato un fascicolo sulle 32 persone tra morti e malati, scheda per scheda, nome per nome: «Lo dobbiamo a chi non c’è più, lo dobbiamo alle famiglie, lo dobbiamo all’amore per questo lavoro».