Il ricordo

Risparmiateci la vostra retorica quando parlate di Gigi Riva

di Gianfrancesco Turano   23 gennaio 2024

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Il calciatore, morto a 80 anni, è stato uno sportivo che per tutta la vita ha evitato divismi e riflettori. E ha dimostrato che si può sempre essere diversi e fedeli a se stessi anche nel mondo del pallone

Il destino di Gigi Riva è paradossale. Uomo e sportivo a retorica zero, è stato sommerso dalla retorica per tutta la vita, a partire da quel soprannome orribile, Rombo di tuono, affibbiatogli da Gianni Brera per una forma di confusione tra amerindi, sardi e altre popolazioni allo stato selvatico.

Né la morte poteva aggiungere sobrietà, salvo considerare antiretorica la gazzarra di fischi tributata dagli spettatori di Riad durante il minuto di silenzio nel secondo tempo di Inter-Napoli senza che un solo dirigente italiano abbia sentito il bisogno di abbandonare gli spalti.

Per i boomer in via di riluttante estinzione Riva è stato tre cose. L’uomo che disse no alla Juventus di Gianni Agnelli, dunque a Dio. Il cannoniere capace di rompere un braccio con una pallonata, ovviamente involontaria, a un ragazzino che assisteva al suo riscaldamento nei pressi della porta. L’eroe tornato in campo da due incidenti di gioco terribili, quando l’ortopedia era arte da carrozzieri e i difensori avevano il porto d’armi.

Quale delle tre virtù fosse la principale dipendeva dai gusti, dal tifo e dai valori. Per noi mancini in un tempo di campioni principalmente destri (Pelè, Rivera, poi Cruijff) Gigi aveva una qualità aggiuntiva. Usava solo il piede sinistro e aveva subito la tortura di essere obbligato alla scrittura di destro dalle monache in caccia di segnali satanici.

Si è scritto che Riva, grazie a uno scudetto miracoloso, fosse riuscito a unificare un’isola dove al di fuori di Cagliari in pochi tifavano Cagliari. Il suo capolavoro più arduo, realizzato giorno dopo giorno oltre la gloria breve che tocca a un atleta, è stato arrivare alla soglia degli ottanta anni senza accettare compromessi, senza divismo, consapevole di essere utile con il suo carisma alle mezze calzette che d’abitudine governano il calcio italiano ma pronto a offrirsi come modello alle nuove generazioni di innamorati del pallone.

Gigi Riva più di tutto è stato la prova che si può sempre essere diversi, fedeli a se stessi, verticali nel dribbling, esplosivi nel tiro, mai spalle alle porta.