«Quando la giustizia può essere comparata o influenzata dalla politica, le leggi non sono altro che inchiostro su carta. E permettono ai trasgressori di farla franca. Perciò la prima cosa che possiamo fare per contrastare la tendenza all’indebolimento dei sistemi di giustizia di tutto il mondo è proteggere l’indipendenza delle Istituzioni, tribunali e polizia. E offrire ai governi gli strumenti necessari per indagare e punire la corruzione. Solo in questo modo è possibile porre fine all’impunità e invertire la tendenza». Così l’ong Transparency International Italia presenta il Cpi, l’Indice di percezione della corruzione, il rapporto che misura la percezione della corruzione nel settore pubblico e nella politica in 180 Paesi nel mondo.
Come si capisce dall’ultima edizione, relativa al 2023, vent’anni dopo l'adozione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, i passi in avanti fatti non sono ancora abbastanza: in più di un decennio - dal 2012 a oggi- la maggior parte degli Stati ha fatto scarsi progressi nell’affrontare la corruzione del settore pubblico. Più di due terzi dei Paesi ha un punteggio inferiore a 50 in una classifica in cui 100 rappresenta il grado di corruzione più basso, 0 è il punteggio peggiore. La media globale del Cpi è 43, ma oltre l’80 per cento della popolazione vive in Stati con un Indice al di sotto della media. In cima alla lista, i Paesi più virtuosi sono Danimarca, Nuova Zelanda e Finlandia. In fondo ci sono Venezuela, Siria, Sud Sudan e Somalia.
In Europa, il Cpi 2023 dimostra che gli sforzi per combattere la corruzione sono fermi o in diminuzione in più di tre quarti dei Paesi: dal 2012 su 31 Paesi valutati solo sei hanno migliorato il loro punteggio, otto hanno registrato una diminuzione. Con un punteggio medio di 65 su 100, l’Ue così resta l’area del mondo con il punteggio più alto ma l’efficacia delle misure anticorruzione continua a essere compromessa dall’indebolimento dei sistemi di controlli e contrappesi sui vari poteri.
Tra i sei Stati dell’Unione europea migliorati dal 2012 c’è anche l’Italia. Che ha raggiunto un punteggio di 56, crescendo di 14 punti. È al 42° posto nella classifica globale, la 17° tra i Paesi Ue. Come si capisce dai risultati del rapporto, ad oggi, in Italia rimangono aperte alcune questioni che continuano ad incidere negativamente sulla capacità del nostro sistema di prevenzione della corruzione nel settore pubblico. Dalle carenze normative che regolano il tema del conflitto di interessi nei rapporti tra pubblico e privato, alla mancanza di una disciplina in materia di lobbying e alla recente sospensione del registro dei titolari effettivi per arginare il fenomeno dell’antiriciclaggio.
«Il consolidamento del punteggio del nostro Paese - spiega, però, Michele Calleri, presidente di Transparency International Italia - conferma l’Italia nel gruppo dei Paesi europei più impegnati sul fronte della trasparenza e del contrasto alla corruzione. Un risultato che è anche frutto dell'applicazione di alcune misure normative adottate in materia di whistleblowing e di appalti pubblici».