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Cultura
ottobre, 2007

L'orchestra di Piazza Vittorio

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Venti musicisti da tre continenti. Magnifico sound. Esperimento sociale d’avanguardia

Un esperimento sociale più che un gruppo musicale. L'Orchestra di Piazza Vittorio è molto più di una banda di musica etnica. È un crocevia di razze, di linguaggi, di musiche diverse. E anche un modello di integrazione: una ventina di musicisti da tre continenti, che parlano otto lingue e portano con sé i loro strumenti, la loro umanità, il loro background. Risultato di questo incontro, avvenuto non a caso all'Esquilino, il quartiere multietnico della capitale, è world music nel senso più alto del termine. "Sona" è il frutto di questo crogiuolo di culture. Un disco splendido in cui, attraverso nove brani, l'Italia incontra l'Africa, il Sudamerica, il lontano Oriente. Convivono felicemente la malinconia di "Ena Fintidaarh'k" e il dinamismo di "Ena Andi", il mix di sensibilità occidentale ed araba di "Laila", il divertissement di "Balesh Tebsni", la spiritualità di " S a n d i n a " e l'omaggio a Cuba di "Vagabundo Soy". A chitarre e fiati si uniscono flicorno, kora, marimba, oud, congas...

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