Cultura
luglio, 2007

C'è un Van Gogh nel tuo pc

Dieci anni fa nasceva la Web Art: opere ideate on line. Oggi arriva la Wiki Art, produzioni collettive e dal basso. Quasi come dei blog dipinti anziché scritti. A metà tra gioco creativo e social network

Buone notizie per gli aspiranti artisti: c'è una chance per chiunque desideri vedere esposto un proprio dipinto. Basta accontentarsi di condividere il momento di gloria con milioni di altri pittori. E sbrigarsi. Scade infatti l'11 luglio la possibilità di partecipare alla più grande opera d'arte collettiva al mondo. Per aggiungere una propria pennellata, seppur virtuale, è sufficiente cliccare sul sito http://www.millionmasterpiece.com. Il risultato finale, una stampa della ragguardevole misura di 80 per 31 metri, sarà a stretto giro presentata a Londra. Chiunque può partecipare al progetto, nella più pura filosofia del social drawing, vale a dire la declinazione in ambito artistico del Web 2.0, Internet prodotto dagli utenti.

L'obiettivo di One Million Masterpiece, spiegano i suoi ideatori, è infatti creare la più ampia collaborazione artistica di tutti i tempi, "all'insegna della massima democrazia": e finora hanno già dato il loro contributo oltre 25 mila persone da 174 paesi di tutto il mondo. Una collaborazione "where everyone is equal, where all outcomes are valid". Per dare il proprio tocco pittorico è necessaria una piccola donazione, ma lo scopo è benefico: i soldi andranno, a scelta dell'internauta, a Save the children, Oxfam, ActionAid, World Cancer Research Fund o Wwf. La raccolta fondi del resto è uno degli scopi dell'opera e il suo fine è proprio raggiungere quel milione (di dollari) che dà il nome all'iniziativa.

Ma Omm (com'è stato ribattezzato su Internet) non è un caso isolato di quella che si può definire come Wiki Art. Un altro esperimento di social drawing in corso da tempo è quello di Drawball.com: qui lo spazio su cui disegnare è enorme ma, attenzione, con dei limiti. Ciascuno ha a disposizione circa 1/4096 del disegno e c'è un ammontare limitato di 'inchiostro' disponibile per ogni giorno. Un meccanismo simile a quello del sito portoghese Wall right, (www.wallright.com), nato da un'idea degli studenti del Dipartimento di Comunicazione e Arte dell'Università di Aveiro: finora hanno aderito più di 14 mila internauti con quasi 100 mila contributi.

Anche in Italia, a Milano, è in corso un'analoga sperimentazione, basata sull'idea di creare una galleria virtuale dove ciascuno può produrre e mostrare il proprio lavoro, che poi va a inserirsi in un progetto comune. Entrando sul sito http:// drawing blog.net si ha la possibilità di condividere in Rete segni e disegni in maniera aperta e collaborativa. In pratica, ci si avvale di un painter on line per permettere di disegnare e quindi caricare le proprie immagini, scegliendo il modo e la posizione in cui i segni tracciati verranno inseriti in un disegno collettivo, in continuo cambiamento. Non è importante l'opera nella sua singolarità, ma il processo del fare network di idee e segni. Altra possibilità ancora è quella di partecipare a uno dei numerosi dipinti virtuali prodotti dalla collaborazione in atto nel sito http://swarmsketch.com: in questo caso le opere sono ' a tema' (ad esempio, si chiede di inviare un quadro digitale sulla bomba H o sull'insalata di pollo), ma il concetto di apertura al pubblico degli aspiranti artisti è invariato.

Il principio della collaborazione nel creare opere è anche alla base di Kollabor8 che propone agli internauti o di 'iniziare una catena', cioè di fare un quadro base su cui poi interverranno gli altri con le loro modifiche, oppure, appunto, di limitarsi a effettuare variazioni sui temi iniziali. Finora ci sono on line più di 600 catene, chiunque può divertirsi a metterci mano sul sito http://www.kollabor8.org. La gallerie delle opere già fatte da altri è invece soprattuto fonte di ispirazione nel sito Wet Paint, please touch (www.wetpaintpleasetouch.com). Qui si può anche scegliere di lasciare la propria opera d'arte aperta ai contributi di altri internauti: tutti o , se si preferisce, solo gli amici invitati via mail attraverso lo stesso sito.

In questi siti, non tutti i contributi sono memorabili, e questo ha scatenato una polemica tra fan e detrattori della Wiki Art: per i primi, l'esperimento può liberare creatività inespresse e talenti nascosti; per altri si stratta solo di un mucchio di scarabocchi. Una controversia che segue il filo rosso di quella molto simile scoppiata qualche anno fa sulla presunta 'fuffa' di cui sarebbero pieni i blog. E sono proprio i blog a costituire nuove forme di espressione personale messe a disposizione della Rete: immagini 'photoshoppate', fumetti e opere in bit in generale vengono esposte e proposte come forme di diari on line. Però non si tratta più di progetti collettivi, ma di semplici creazioni individuali. Ci sono altri blog che invece si fanno carico di segnalare tutte le creazioni artistiche on line (come l'italiano Artsblog, http://www.artsblog.it) a volte pescate da YouTube, diventato a sua volta un contenitore di video con ambizioni artistiche e di performance varie (ha spopolato, ad esempio, il clip di Livio De Marchi che attraversa i canali di Venezia con una copia in legno di una Ferrari F50).

Ci sono poi progetti dove l'arte consiste in una serie di provocazioni on line (incursioni nei blog altrui, videohacking e altro), come quello promosso dalla performer Franca Formenti con la sua creatura virtuale BioDoll (http://www.biodollsmouse. org). In tutto questo fermento non mancano le iniziative puramente commerciali come quello di Artesclusiva (http://www.artesclusiva.it), sito che in cambio di un abbonamento (da 18 a 58 euro all'anno) mette a disposizione degli spazi per esporre le proprie opere (massimo 12) in una specie di galleria personale. In questo caso si può anche aggiungere un breve curriculum per farsi conoscere dal grande pubblico o dagli addetti ai lavori.

Per Valentina Tanni, vicedirettore della rivista 'Exibart' ed esperta di arte digitale, tutte le sperimentazioni Wiki hanno in realtà poco a che fare con l'arte, almeno nel senso più tradizionale del termine: "Questi sono dei diversivi, delle forme ludiche di collaborazione", dice, "ma la corrente artistica più accreditata come Web Art o Net Art è un'altra cosa". Meglio chiarirne il significato, dunque: "La Web Art è nata con la stessa Rete negli anni Novanta ed è stata un movimento d'avanguardia, spesso con un forte significato politico, che andava decisamente contro l'omologazione, il controllo dell'informazione e il monopolio dei mezzi di comunicazione". Insomma, avrebbe avuto una valenza paragonabile a quella di alcuni movimenti degli anni Settanta e si è posta in maniera critica verso l'accademia classica, aprendo le porte a nuovi artisti, ma anche a ingegneri e teorici dei new media. "Il fascino della Net Art, inizialmente molto innovativa", dice Tanni, "stava soprattutto nella possibilità di abbattere le barriere spazio-temporali e bypassare le istituzioni, nel potere di fare tutto in modo autonomo".

La Web Art avrebbe avuto dunque un'esigenza ben precisa: usare Internet come mezzo primario di creazione artistica, oltre che come strumento di diffusione. Per i 'veri' artisti digitali, la Rete sarebbe una sorta di studio virtuale, spazio espositivo e luogo di scambio: la usano come se fosse un pennello. Ed è così che pagine html, linguaggi ipertestuali e browser diventano le loro matite. "Ci sono tre tipologie differenti di arte su Internet", precisa Tanni: "Quella puramente autoriale, che si avvale dello sfruttamento di Internet come mezzo artistico; quella di più artefici che realizzano opere d'arte collettive grazie al Web e, infine, le opere aperte ideate da un artista, ma che permettono l'interazione con il pubblico".

Il dibattito sui presunti confini tra Web Art e Wiki Art porta a un'altra discussione: quella sulla destinazione d'uso delle opere create attraverso Internet. Soprattutto perché, negli ultimi cinque anni, molti artisti hanno tentato di far uscire dalla Rete il risultato della loro creatività. Ma non tutti sono d'accordo: per i puristi deve rimanere un qualcosa di virtuale e assolutamente immateriale. Altri la vorrebbero esposta, ma solo in casa propria, altri ancora la metterebbero volentieri a disposizione di un pubblico indistinto per poi ripensarla in una nuova formula.

Un problema che non si pone per i progetti di Wiki Art, dove un'opera può essere fermata nel tempo e trasportata nel mondo non virtuale (con una stampata gigante, tipo quella di One Million Masterpiece) e contemporaneamente restare nel grande mondo del Web per subire nuove e infinite variazioni, con caratteristiche che portano questi esperimenti a somigliare quasi a un gioco on line, tipo un Second Life degli atélier. In fondo, come diceva il grande filosofo dell'Estetica Dino Formaggio, definire etichette e confini è sempre molto difficile, perché "arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte".

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