È impressionante il catalogo dei luoghi comuni ricorrenti del razzismo che stila Gian Antonio Stella nel suo ultimo libro ('Negri froci giudei & Co. L'eterna lotta contro l'altro', Rizzoli, pp. 331, E 19,50), un repertorio agghiacciante di atti contro l'umanità. Ogni volta che nella storia si è negato, a chi è diverso da noi, il proprio carattere di persona per il solo fatto di appartenere a un'altra etnia, a un'altra religione o di esercitare una sessualità differente dalla nostra si è innescato un torbido circuito di violenza destinato poi irreparabilmente a dilagare.
Stella si muove avanti e indietro nel tempo affastellando episodi di orrore sconfinato (come quando richiama i racconti delle guerre etniche d'Africa, culminate in genocidi terribili) con altri che assumono quasi un tono grottesco, per il senso dell'assurdo che evocano.
Sempre, comunque, domina una cifra parossistica, come se la vista e la percezione di chi appare come altro da noi risultassero insostenibili, dirompenti a tal punto da sfidare la nostra identità profonda.
Per fortuna, questo excursus nella storia mette assieme momenti di intolleranza esasperata accanto ad altri in cui a un linguaggio estremo non corrispondono gesti altrettanto violenti. In questo senso, i compiacimenti verbali che alimentano certi atteggiamenti xenofobi della Lega Nord non vanno confusi con i comportamenti del Ku Klux Klan, come prova il disinteresse pratico per la costituzione delle ronde urbane caldeggiata da chi speculava sul sentimento d'insicurezza diffuso tra la popolazione italiana.
Non per questo va abbassata la soglia dell'attenzione, in un'epoca di crisi che moltiplica le paure e fertilizza il terreno di coloro che fanno discendere dall'esterno i pericoli e le minacce per la nostra società.