Cultura
25 marzo, 2009

Palcoscenico Julia

Un thriller contro i cosmetici. Una famiglia ecologista. E un sogno: tornare a Broadway. La Roberts si racconta

Provaci ancora, Julia. A vent'anni dal debutto nel cinema, Julia Roberts fa un nuovo tentativo di tornare al teatro. Già nel 2006 la diva dai vistosi capelli rossi e dal sorriso smagliante che la rese celebre in 'Pretty Woman' aveva recitato a New York nel dramma 'Three Days of Rain' di Richard Greenberg.

Non ebbe molta fortuna: la critica si accanì contro di lei, facendo capire che il suo posto era sugli schermi, dove aveva anche vinto un Oscar per 'Erin Brockovich', ma non nella recitazione 'vera' dei palcoscenici. La Roberts in effetti è tornata al cinema: prima con 'La guerra di Charlie Wilson', ora come co-protagonista del thriller romantico 'Duplicity', dove gioca a fare gatto e topo con Clive Owen, in uscita in questi giorni. Ma non ha rinunciato al teatro.

E tantomeno a Broadway: "Voglio provarci di nuovo, ora che ho capito meglio la natura di questa bestia", spiega con sicurezza. Ma aggiunge: "Certo, dovrò stare più attenta nella scelta del lavoro e del ruolo, e non imbarcarmi in un'opera complessa come 'Three Days of Rain'. Sto cercando chicche tra i giovani drammaturghi, sia americani che inglesi. Il fatto è che adoro il teatro e sento il bisogno di misurarmi come attrice davanti al pubblico in sala; l'esperienza della recitazione dal vivo ha del magico. Non voglio sminuire il cinema, ma il teatro è vivo: è una banalità, lo so, ma non per questo è una verità meno vera!".

Insomma, Julia Roberts non finisce mai di sorprendere. Non solo, quando ci si era ormai rassegnati al suo essere un po' scontrosa con la stampa, si presenta alla sua prima intervista da due anni a questa parte di ottimo umore, cortese e persino spiritosa. Madre di tre figli (due gemelli di quattro anni e il piccolo Henry di un anno e mezzo), un marito fedele (Danny Moder, cameraman conosciuto nel 2000 sul set de 'La messicana'), una passione per l'ecologia, l'attrice sta presentando il suo nuovo film, 'Duplicity', scritto e diretto da Tony Gilroy. Nel film la Roberts e Clive Owen sono due spie industriali d'alto livello che tra flirt e tradimenti cercano di carpire la formula magica per la cura della calvizie per le due compagnie di cosmetici concorrenti di cui sono consulenti.

Quindi si fa spionaggio anche tra le industrie di cosmetici?
"Tantissimo, e l'ho scoperto proprio in questa occasione. Il film, con la sua ironia da commedia romantica rocambolesca, forse esagera i toni e l'intensità: ma la realtà dello spionaggio non vi si discosta tanto. Le compagnie di cosmetici si fanno guerra a suon di miliardi, e poi magari scopri che la crema di bellezza che ti convincono a usare fa venire il cancro".

Qual è il segreto della sua bellezza?
"Primo: non mi metto mai niente sulla faccia. Giuro. Ho una genetica fortunata: dovreste vedere mia madre a quasi 70 anni: un viso liscio come quello di una ragazzina. E poi quando devi vestire altre tre persone prima di uscire di casa al mattino non hai più molto tempo per pensare a te stessa. Io sono una che non s'è mai preoccupata di farsi il trucco o i capelli per andare al supermercato. Se mi metto un po' di crema intorno agli occhi mi sembra già tanto".

A che punto è il suo giardino biologico?
"Lo abbiamo appena arato per ripiantare tutto: i gemelli hanno partecipato al dissodamento divertendosi da matti. Quando i bambini sanno da dove proviene il loro cibo sono più inclini a mangiarlo. Vederli mangiare verdure tipo gli spinaci, che nessun bambino della loro età gradisce, è una favola. La casa di Malibu è stata costruita quasi interamente con materiali riciclati e alimentata da pannelli solari. Non siamo ancora perfettamente verdi, ma quasi".

È vero che guida il suo trattore?
"Sì, e cucino. Il che è una gran gioia, anche se ci sono giorni in cui ora che finisci la colazione cominci con il pranzo e appena finito quello attacchi con la cena e ti domandi dove possa essere il 'take away' più vicino...".

La vita di famiglia la porta a scegliere i film in maniera diversa?

"Da quando sono diventata mamma lavoro meno: ma sa, non è che abbia mai lavorato tanto, non ho mai fatto un film dopo l'altro. E comunque quando hai tre figli piccoli finisci per recitare in continuazione, dentro casa intendo: tra letture di libri, racconti inventati, travestimenti o spettacoli di burattini".

È questo che l'ha riavvicinata al teatro?
"Esatto: ma è ancora più dura stare sul palco otto volte a settimana. Ti mozza il fiato, ma allo stesso tempo è magico e incredibile. Il mio regista in 'Three Days of Rain', Joe Mantello, era perfetto per me perché, mi ha incoraggiata facendomi sentire a mio agio al tempo stesso. È grazie a lui che, malgrado le critiche che ho avuto, dico che vorrei tornare sul palcoscenico. In fondo i miei genitori erano persone di teatro, io sono cresciuta in teatro e ci andavo tantissimo da ragazza. Era una cosa di cui ero molto consapevole e che mi ispirava. Credo che quello che mi ha resa più felice quando lavoravo a Broadway era quando alla fine della serata la gente mi aspettava all'uscita degli artisti e mi diceva: questa è la prima cosa che vedo a teatro. O: questa è la prima volta che vengo a Broadway. Ero così felice di sapere che avevo contribuito a far avvicinare la gente al teatro".

Pensa di essere più sexy ora che è madre?
"Lo chieda a mio marito. Come si fa a essere oggettivi sul proprio sex appeal? Non nego però di essermi sentita sexy nei panni del mio personaggio in 'Duplicity': quasi un obbligo di scena, stando accanto a quell'uomo di fascino quale Clive Owen. Secondo me è il nostro Cary Grant! Lui e George Clooney".

La vediamo più serena e rilassata che nel passato. È così?
"Certo. Non è per niente facile essere giovani, di successo e donne a Hollywood, mi creda. Giovani e sotto il microscopio dei media: un incubo. Guardi adesso che casini combinano le mie giovani colleghe. Eh sì, l'età aiuta".

Come ha fatto dunque a sopravvivere a quella pressione, da giovane?
"Grazie al sostegno della famiglia e degli amici più cari. Un supporto che non tutti hanno. Ora ho anche la mia famiglia, e un marito adorabile che mi appoggia e mi asseconda in tutto, che per i nostri figli è una seconda madre, oltre che padre. Se riuscirò nel mio intento di far di nuovo teatro a Broadway, esibendomi per mesi notte dopo notte, lo dovrò tutto a lui. Non certo alle baby sitter".

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