Come in Rossellini o in Pasolini, il primo elemento al quale si ha cura di sottrarsi è l'iconografia cattolica convenzionale, la esigenza più sentita è quella di riportare la vicenda al proprio tempo, al proprio territorio, alla propria forza emotiva. In "Io sono con te" di Guido Chiesa, storia del rapporto tra Maria e Gesù dal tempo precedente la nascita al primo gesto autonomo del figlio, a 12 anni, di andare a discutere con i dottori del Tempio, l'amore sconfinato è centrale.
Quasi trascurabili, al confronto, sono le altre sorprese: la madre di Gesù è una ragazzina araba che parla un dialetto rurale tunisino; la ragazzina calma e lieta ama tanto i bambini da non sopportare che li si faccia soffrire con la circoncisione, ama la libertà tanto da odiare le violenze del dominio coloniale dei romani e da detestare l'autoritarismo patriarcale impersonato dal fratello maggiore di suo marito. Il marito falegname Giuseppe è un vedovo, padre di due figli. I viaggi della piccola famiglia non avvengono in solitudine ma in carovana.
Il grande nemico del neonato Gesù, Erode (è Carlo Cecchi, voce sublime, faccia affondata nell'ombra e inconoscibile) parla in greco antico con i suoi esperti sapienti.
Al centro sta un amore che, per essere quello tra due ragazzini, sembra nello stesso tempo materno, filiale, fraterno: sconfinato, valido non soltanto perché divino ma perché universale. Il film colto, ispirato alle idee di Maeve Corbo e a un realismo storico, nutrito d'amore, è molto interessante e bello; è straordinaria la serena mite letizia che arriva a far raggiungere agli spettatori; la sua scelta di privilegiare il rapporto tra madre e figlio non potrebbe essere più originale, né più umana.
Io sono con te
di Guido Chiesa
con Nadia Khlifi, Rabab Sraini