LA MAPPA Indirizzi da scoprire a Brooklyn, Bronx, Queens e Staten Island
Brooklyn
Il quartiere più amato da poeti e registi
Non c'è una Brooklyn sola: ce ne sono dieci, 20, anche di più. E ogni zona ha una personalità ben definita. La modaiola Williamsburg, la multietnica Cobble Hill, la medio-orientale Bay Ridge. E ancora Red Hook emergente, Brooklyn Heights chic, Bensonhurst italo-americana, il ghetto nero di Bedford-Stuyvesant, la sacca russa di Brighton Beach, gli ebrei di Borogh Park. Ne sa qualcosa la scrittrice Jhumpa Lahiri, che cinque anni fa abitava a Park Slope, quartiere di professionisti della media borghesia. Poi un trasferimento nella storica Fort Greene dove ha scoperto una nuova Brooklyn, più autentica, intima e a misura umana. Una Brooklyn che trova particolarmente adatta al suo lavoro di scrittrice. È qui, al terzo piano di una palazzina del 1864 su South Elliott Street, che Jhumpa si chiude ogni giorno per scrivere un nuovo romanzo, il quarto dopo "L'interprete dei malanni, "L'omonimo" e "Una nuova terra". In una stanzetta con le pareti dipinte di azzurro tenue la scrittrice americana di origine indiana trova l'intimità necessaria per mettere nero su bianco le sue parole.
"Dovendo scegliere fra Manhattan e Brooklyn, nessun dubbio: Brooklyn", ci racconta durante una passeggiata nel quartiere: "Gli abitanti di Manhattan pensano che non ci sia differenza fra i sobborghi residenziali e Brooklyn, non capiscono che i sobborghi sono luoghi isolati dove abita una borghesia bianca economicamente compatta mentre Brooklyn è una città culturalmente ricca, dove convivono etnie molto diversificate. Qui c'è un senso di comunità che nei sobborghi non esiste. Quando vado al mercato, in libreria, al parco ho sempre il piacere di incontrare qualcuno che conosco, perché c'è spontaneità nella vita quotidiana. Nei sobborghi, invece, la gente ti saluta appena. E anche a Manhattan i rapporti sono anonimi".
L'espansione di Fort Greene iniziò durante la Guerra Civile, quando la nascente borghesia nera qui trovò un quartiere aperto all'integrazione razziale. Ancora adesso è una zona ricca di storia con bellissimi edifici della metà dell'Ottocento su Clinton Street, Vanderbuilt, Fulton. Ci sono poi South Oxford Street, Portland, Elliott, con palazzine di grande valore architettonico. Quelli che abitano a Manhattan vengono qui a fotografarle, neanche fossero turisti.
"Vengono anche a vedere il parco di Fort Greene, il fratellino minore di Central Park che fu progettato dagli stessi architetti, Olmsted e Vaux", prosegue Jhumpa Lahiri, raccontando che d'estate ci sono concerti jazz o eventi letterari con scrittori e poeti che leggono le loro opere dal vivo davanti al pubblico. "C'è una grande tradizione letteraria in questo quartiere. Walt Whitman aveva un rapporto speciale con Fort Greene e così pure la poetessa nera Marianne Moore. Fra i contemporanei il più famoso è il regista Spike Lee. Il suo studio è a Fort Greene, dove ha ambientato tanti film, compreso "Do the Right Thing"".
I turisti di Manhattan vengono spesso in questo quartiere per eventi al Brooklyn Academy of Music, riferimento anche per il teatro d'avanguardia. Il Bam ha una lunga tradizione storica essendo sorto nel 1861 quando era la sede della Philharmonic Society of Brooklyn. In realtà sono tre spazi culturali differenti - per lirica, teatro e cinema indipendente.
Anche le serate di "underground dining" attirano i newyorkesi. Qui è nato infatti un esteso circuito di ristorazione a pagamento nelle case private. Bisogna affidarsi a un passaparola per entrare nel giro e venire a sapere dove si tengono queste cene. Ad attirare turisti è però anche un grande mercato delle pulci: "Brooklyn Flea" si tiene al sabato su Lafayette Avenue, domenica a Hanson Place. "Li vedo sbucare dalla metropolitana con la mappa di Brooklyn in mano. Sembrano spaesati nella loro stessa città. Io, al contrario, vado a Manhattan giusto per comprare un vestito o vedere una mostra. È cambiata molto da quando ero studentessa alla Columbia . Ha sempre energia, ma Manhattan è un'isola. Ha la mentalità da isola".

Concerti jazz e musica salsa al cimitero
Insolito, come minimo, il posto scelto per un concerto di musica salsa dedicato alla cantante portoricana Celia Cruz. Si terrà il 6 giugno al cimitero Woodlawn, dove è sepolta, e dove migliaia di fan vengono in pellegrinaggio. A Woodlawn sono sepolti anche Louis Armstrong, Miles Davis e Lionel Hampton, per questo ci sono spesso concerti di musica jazz. "Tanti vengono qui", spiega Brian Sahd, "event coordinator" di Woodlawn. Organizzatore di eventi per un cimitero? "Il mio compito è dare visibilità a questo luogo del Bronx attraverso eventi letterari, musicali e architettonici. Qui ci sono splendidi mausolei, soprattutto di industriali newyorkesi vissuti a cavallo del secolo scorso: vissero alla grande, morirono alla grande". Basta guardare lo sfarzoso mausoleo del banchiere Oliver Perry, replica della Cappella di Sant'Uberto nella valle della Loira dove è sepolto Leonardo da Vinci. Pochi sanno che un tempo il Bronx era un gioiello di architettura. Vicino al cimitero c'è il Grand Concourse, boulevard costruito nel 1909 sulla falsariga degli Champs Elysée di Parigi, lungo cui si snodavano palazzi residenziali fra i più eleganti di New York. Il Lorelai era uno dei più esclusivi.
La gloriosa storia del Bronx è catturata con grande accuratezza dal Museum of Bronx History, dove per tutto il 2010 si terrà una mostra per il bicentenario dalla nascita dello scrittore Edgar Allan Poe, nato e cresciuto qui. Prima del declino, negli anni '70, il Bronx (dal nome dell'immigrato svedese Jonas Bronck) era uno dei distretti più eleganti. Esempio dello sfarzo di allora rimangono ancora oggi: dal Bronx Botanical Garden alle palazzine residenziali di Perry Avenue, dai giardini privati di Wave Hill a dieci gioielli di architettura lungo Alexander Avenue, realizzati nel 1890 su ispirazione dello stile britannico durante il periodo della regina Anna.

Dove fioriscono le arti
Queens e le arti? Non è la prima cosa che viene in mente quando si lascia Manhattan e si attraversa l'East River verso Long Island. In Queens c'è ottima cucina da tutto il mondo, affascinanti quartieri con forti connotati etnici, perfino un Merlot-Cabernet coltivato e imbottigliato qui. Ma l'arte? Quella è a Chelsea, a SoHo. O no? Juvenal Reis è di tutt'altra idea. "I veri artisti stanno nel Queens", dice questo pittore-imprenditore brasiliano trapiantato negli Stati Uniti. "Lo studio di Jeff Koons è qui, Takashi Murakami ci si è trasferito, Matthew Barney lavora qui. Qui gravitano i professionisti dell'arte". Aprire una galleria a Chelsea è troppo costoso, a TriBeCa la situazione immobiliare costringe a lavorare in studi piccolissimi, SoHo è commerciale. "Queens sta diventando "il" posto", garantisce Reis. "Il quartiere cool è questo". Incontriamo Juvenal a Long Island City, zona ex industriale del Queens fatta di vecchi capannoni. Al numero 4301 della 22sima Strada c'è un edificio che Reis ha trasformato in studi-laboratori che affitta a pittori e scultori. "Era una fabbrica d'abbigliamento, ha chiuso e l'ho preso in affitto: volevo uno spazio dove gli artisti newyorkesi potessero lavorare a costi non proibitivi": 130 laboratori che Juvenal affitta a 200 artisti a prezzi molto più bassi di Manhattan. A breve distanza il gallerista Mark Dean ha aperto il Dean Project, poco più in là c'è PS1, spazio espositivo che appartiene al MoMA, e la Y Gallery di Cecilia Durado. A Long Island City è nata LICArtists, associazione cui fanno capo 80 artisti del quartiere. "Il momento di Long Island City è ora: fra 15 anni gli artisti scapperanno da qui come sono scappati da SoHo", prosegue Juvenal, citando un detto bene noto: per fare speculazioni immobiliari basta seguire il flusso degli artisti. "È una comunità istruita, con senso estetico, attiva. Usa il buon gusto per ripulire quartieri modestissimi". A Queens i presupposti c'erano: vicino a Long Island City c'è l'Aerosol Art Center, punto fermo per gli artisti di graffiti. Comunemente chiamato "Five Pointz" questo ex magazzino industriale ne ha la facciata ricoperta. Merito di Joanthan Cohen, curatore, che ha invitato i migliori al mondo qui. Sempre in Queens è l'Isamu Naguchi Museum, dedicato all'arte dello scultore giapponese. Fuori traffico, gente e caos, dentro un'oasi di pace con splendido giardino Zen.
Col crescere della ricchezza artistica del quartiere il Council for the Arts, ente pubblico dedicato alla promozione delle arti, ha creato il Queens Art Express, festival delle arti. La proposta è un percorso lungo la metropolitana 7, che attraversa il Queens. Con un biglietto solo, dal 10 al 13 giugno si avrà accesso a numerosi spazi culturali. Tutti rigorosamente in Queens.

Il distretto dei gourmet più capricciosi
Staten Island si porta dietro il nomignolo spregiativo di "The forgotten borogh", il distretto dimenticato. Gli altri 4 distretti di New York hanno avuto momenti sia di gloria che di infamia, Staten Island niente. Fino a quando gli amanti della buona cucina etnica hanno scoperto che Staten Island ha un primato che sfugge non solo a Brooklyn, Bronx e Queens ma perfino a Manhattan: ci sono i migliori ristoranti di cucina di Sri Lanka. Lampreis, Kotthu Roti, Pittu sono specialità che si trovano solo qui. Basta prendere il traghetto dalla punta di Manhattan e in venti minuti si approda al Saint George Terminal: a pochi isolati, vive la più numerosa comunità singalese della città. Non solo ristoranti: c'è anche il centro buddista Vihara, il supermercato Hema, i film singalesi da Vijaya Video (quasi tutto è lungo Victory Boulevard).
Oltre all'esperienza culturale di Sri Lanka, Staten Island offre un'altra sorpresa: una comunità tedesca di antiche origini le cui tracce si trovano ancora in biergarten come, per esempio, il Killmayer's Old Bauaria Inn e il Nurnberger Bierhaus.