Sono Vittorio Feltri e sono qui in qualità di direttore del "Giornale" per chiedere pubblicamente scusa a Dino Risi". E' il minimo, pensa l'ascoltatore nel lontano 1995, dopo che "Il Giornale" Risi l'aveva dato per morto (e anche da parecchio) commentando in prima pagina che non è bene sfruttare i film di compianti registi per far vendere un quotidiano. Ce l'aveva con "l'Unità", diretta allora da Veltroni. Li accusava di costringere Risi a rivoltarsi nella tomba, causa tanto cinico commercio. Risi si rivoltò, ma nelle comode poltrone della suite dell'Aldovrandi dove alloggiava in quel dei Parioli a Roma e dove fu raggiunto dai pestiferi conduttori di "Hollywood Party", "la più bella trasmissione della radio dai tempi di Marconi" come strilla Benigni nella sigla.
Dunque Feltri si prostra di fronte al vivo e sarcastico Risi e per "captatio benevolentiae" aggiunge alle scuse anche l'omaggio all'uomo che gli ha regalato il suo film di culto e formazione: "L'indimenticabile "Mani sulla città"", dice. "Ahi Ahi, Feltri quello è Rosi. Io sono Risi", sospira rassegnato il redivivo regista.
Ecco, questa è solo una della perle nascoste negli archivi della culla del cinema alla radio, che ogni sera su Rai radio3 dalle sette in punto, dal lunedì alla domenica (sabato escluso), discute di film e di storia del cinema, di opere d'autore e di generi bassi, di critica e cronaca, di attori-registi-sceneggiatori-scenografi-produttori e tutta la filiera, insomma.
Eppure all'inizio non ci credeva nessuno al cinema raccontato e non visto. Per questo gli scatenati conduttori tutti cinefili di lungo corso (da Tatti Sanguineti a Roberto Silvestri da Steve Della Casa a Alberto Crespi, Enrico Magrelli o Dario Zonta) rilanciarono la sfida con i film raccontati ogni domenica e i quiz difficilissimi che chiedevano all'ascoltatore di riconoscere un titolo dall'abbaiare di un cane. Ebbene, l'Italia ha risposto (e indovinato), dimostrando di essere non solo un popolo di navigatori e santi, ma anche di cinedipendenti.
Così ora che " Hollywood Party" sta per compiere 17 anni, (data strana in effetti, ma loro sono fatti così), la redazione ha deciso di festeggiare venerdì 25 aprile con una puntata speciale condotta da Silvestri e Della Casa, per ripercorrere le pagine più belle, le testimonianze più importanti e le situazioni più buffe.
Un'archivio di sorprese consultabile in esclusiva dal nostro sito dove si ascolta la voce di Andreotti che ricorda la Costituente e la prima legge per il cinema, la passione per Carla Del Poggio e Jennifer Jones ("Che si presentava bene") ma soprattutto l'incarico di De Gasperi a rappresentare il governo al festival di Venezia seguito dalla raccomandazione che in mezzo a quel mondo per un politico è bene "non essere frivolo. E poi Giulio, portati tua moglie".
Segue il rimpianto di Mike che avrebbe voluto far l'attore, ma invece gli facevano sempre fare Mike Bongiorno e quando fa un film con Totò, il principe De Curtis lo trattò come un insetto perché uomo di tv. Poi: Bernardo Bertolucci che duetta con Mario Monicelli discutendo sul Sessantotto; Pietro Ingrao che racconta il backstage di "Roma città aperta"; la mitica Franca Valeri che ricorda tutti ma a sorpresa, sopra tutti, un adorato Alberto Sordi; Clint Eastwood che parla in inglese di Sergio Leone, ma capisce perfettamente l'italiano.
E infine, Roberto Benigni in quel Festival di Cannes 1998 che lo vede trionfare con "La vita è bella" e ride nei microfoni di "Hollywood Party" strillando: "Ma come faccio a essere un rivale di Moretti? Il paradosso è che lui porta qui un film comico "Aprile" e io uno tragico. Però che onore! Stare a Cannes con Moretti è come andare in Russia con Bertinotti".