Cultura
13 giugno, 2011

Ma dove vai senza Linkedin?

Ha cento milioni di iscritti. E negli Usa viene consultato dall'80 per cento delle aziende in cerca di personale. Così i social network professionali cambiano il mondo del lavoro

Ora che LinkedIn ha sbancato Wall Street, il fenomeno dei social networking è ufficialmente una realtà imprescindibile del mercato del lavoro. Le cifre parlano chiaro: 100 milioni di iscritti a LinkedIn, 35 milioni a Viadeo, 10,8 milioni a Xing: cioè i principali siti che consentono socialità finalizzata alla carriera e ai rapporti professionali. Senza dire dei nuovi portali che nascono come funghi per sfruttare queste reti al meglio: come creare il proprio profilo, come cercare le figure professionali che ti servono, a quali gruppi iscriversi, cosa non pubblicare.
E se molti sono stupiti dall'incredibile successo di queste piattaforme, non lo sono certo gli addetti ai lavori, come Mariano Corso dell'Osservatorio Ict del Politecnico di Milano: "Il boom dei social network pro (dove pro sta per professionale, ndr), riflette il cambiamento del mondo del lavoro: mobilità e flessibilità hanno cambiato le regole del gioco. Oggi, in media si resta in un'azienda 18 mesi, la modalità di lavoro è sempre più esterna, si fa consulenza e si sta poco in ufficio". Così si trova quasi tutto on line: i colleghi con cui confrontarsi, le informazioni di cui si ha bisogno, i nuovi clienti.

Primo, l'immagine
Se la rete diventa il nuovo "luogo di lavoro", allora bisogna essere presentabili. Proprio come ci preoccupiamo del nostro aspetto in ufficio, altrettanto deve essere on line. Soprattutto se vogliamo sfruttare le piattaforme professionali per trovare un nuovo lavoro o per cambiare quello attuale dobbiamo prestare molta attenzione a ciò che risulta dalla nostra immagine digitale. Sempre più spesso, infatti, i cacciatori di teste si rivolgono a questi strumenti per la selezione. Secondo il 2010 Jobvite Social Recruiting Survey, lo scorso anno l'80 per cento delle aziende negli Stati Uniti avrebbe cercato nuovo personale attraverso i social network. Secondo LinkedIn, invece, il 69 per cento delle Fortune 100 (le cento migliori aziende per cui lavorare) usa la sua piattaforma per il recruiting, e Viadeo annovera tra i suoi clienti le principali compagnie di headhunters. Su LinkedIn ci sono cento milioni di curriculum vitae, un database che nessuna agenzia di collocamento ha mai sognato. In Italia, già il 32 per cento dei responsabili delle risorse umane usa il Web per le proprie ricerche, e i numeri sono in aumento."Oggi è più importante che mai investire tanto nella propria immagine digitale, quanto in quella off line. Siamo quello che la Rete dice di noi", spiega Richard George, European Pr Manager di LinkedIn.

Così ci si aggiorna nel 2011
Un social network però è molto di più di una vetrina: "Quella è solo la prima funzione, ma ve ne sono molte altre: serve ad aumentare l'efficacia, a partecipare a gruppi di discussione, ed è uno strumento di collaborazione", dice Dan Serfaty, Ceo e fondatore di Viadeo. Andiamo nel dettaglio. In primo luogo l'efficacia: se si ha una buona rete di contatti, si sarà in grado di cavarsela in quasi ogni situazione: basterà avere a portata di mano la persona adatta a cui chiedere aiuto. Questo vuol dire che i contatti dovranno essere selezionati con cura. In secondo luogo il social network permette di partecipare a riunioni a diversi capi del mondo nello stesso giorno senza muoversi dalla sedia, grazie a servizi di videoconferenza e condivisione di documenti. Infine, queste piattaforme ti tengono costantemente informato e aggiornato grazie a gruppi e forum su tematiche specifiche. "Come su Facebook ci si può iscrivere al gruppo sui Metallica o su Lady Gaga per condividere informazioni sulle proprie passioni musicali, così su Viadeo si possono seguire le discussioni del forum sul media marketing nei Paesi emergenti, sul cloud computing o sui mercati finanziari", dice il presidente di Viadeo. Proprio per cavalcare questa funzione di informazione-formazione, l'azienda ha sviluppato una funzione ad hoc che sarà operativa a giorni: "Si chiama Smart News: usando le informazioni fornite dai contatti e attraverso alcune parole chiave che ci segnaleranno, pubblicheremo sulla dashboard di ciascuno le informazioni che più potrebbero interessare. Al momento la bacheca dei social network professionali è noiosa: su Facebook leggo di cosa hanno fatto o cosa pensano i miei contatti, e mi interessa perché sono i miei amici; su un social site professionale, invece, cerco altro come per esempio le novità nel mio campo di business", sottolinea Serfaty.

Il futuro è verticale
Al momento chi non ha ancora deciso come pensarla sui social network professionali sono le aziende. "Non hanno ancora compreso completamente questo fenomeno e cercano di mettere a punto diverse possibili strategie", dice Corso. Da un lato, infatti, le imprese temono l'apertura verso l'esterno che queste piattaforme permettono ai dipendenti di avere, dall'altra ne vorrebbero sfruttare le potenzialità.

A seconda di quale di questi due sentimenti prevale, si decide o di vietare l'accesso da parte dei dipendenti a queste piattaforme, di chiudere un occhio, o addirittura di crearne di proprie, interne all'azienda, come è capitato a Mediaworld o Banca Intesa.

Si chiamano corporate social network, sono chiusi e usati sia per migliorare e valutare il clima interno e l'efficacia della comunicazione sia per creare coesione tra i dipendenti e con l'azienda. Talvolta, poi un'impresa può invece decidere di sfruttarli come vero e proprio strumento di business. Quest'ultima scelta apre la strada a una nuova evoluzione dei social network professionali di cui è capofila Viadeo: "Noi siamo nati proprio come tool per imprenditori, e lavoriamo moltissimo in questa direzione", conferma il presidente Saferty. Altro possibile settore di sviluppo, quello specialistico: "Puntare sulla verticalizzazione, creando piattaforme per specifiche professioni, per esempio dedicate ai professionisti della moda o del cinema", spiega Saferty. Perché LinkedIn, a Wall Street, resti solo il meno possibile.

L'edicola

Il pugno di Francesco - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso

Il settimanale, da venerdì 25 aprile, è disponibile in edicola e in app