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Cultura
settembre, 2011

Colangelo, inno al minimalismo

Giovane e già affermato, tanto da essere presente con bel due collezioni alle sfilate milanesi, lo stilista si racconta e spiega le linee guida che lo hanno ispirato per il rilancio di un marchio storico come Genny

Lo abbiamo visto da vicino andando alle prove del "fitting" in un albergo milanese, qualche giorno prima delle sue sfilate. Gabriele Colangelo, infatti, è uno dei pochi stilisti di nuova generazione ad essere presente due volte in calendario. E' stato assoldato dal gruppo Facchini per il rilancio di un marchio storico del Made in Italy: Genny.

Per l'occasione Gabriele ha scelto il ristorante terrazzato da Giacomo, all'Arengario, con spettacolare vista sul Duomo. Inoltre presenta oggi pomeriggio a Palazzo Clerici la linea che porta il suo nome. Franca Sozzani, la direttrice di Vogue Italia, lo considera il talento italiano emergente tanto che, ha scelto un suo abito, per la mostra della moda italiana alla Reggia di Venaria a Torino.

Come ci si procede ad un'operazione di rilancio con un marchio come Genny?
Due grandi stilisti lavorarono per la griffe: Gianni Versace dal 1974 al 1990 e, negli anni Novanta, se ne occupò Rebecca Moses che diede un'impronta minimalista. Ecco ho cercato di prendere spunto da questi due grandi Maestri per presentare la nuova Genny.

Faccia qualche esempio
Ho rivisitato la maglia in rete metallica di Versace, oggi però è tutto più facile perché posso avvalermi di tessuti più tecnici, più leggeri, più malleabili. Ho lavorato sui dettagli, un tempo si usavano delle fibbie d'argento costellate di Swarovski, ecco io ho pensato di epurare, resta la fibbia, spariscono i brillantini. La semplicità è la tendenza del momento, in questo senso si ritorna al minimalismo.

Cosa è rimasto del marchio Genny?
Soprattutto un bell'archivio cartaceo. Inoltre ho lavorato con Susanna Cagnoni, responsabile del merchandising e memoria storica dell'azienda marchigiana. Oggi tutto è stato spostato vicino a Verona dal gruppo Facchini che, oltre a Genny possiede altre linee come Byblos.

Chi ha quarant'anni e oltre ricorda Genny associata a Donatella Girombelli che, oggi, si è ritirata a vita privata. Cosa c'è di lei nella collezione?
E' una donna colta e intelligente, molto internazionale. Il mood della collezione è tribale-metropolitano ed è ispirata al lavoro del fotografo Peter Beard, da sempre grande amico di Donatella Girombelli. Ho reso omaggio alla loro amicizia, ci sono i codici di Genny come il logo e i capospalla e i toni caldi dell'Africa, tipici delle fotografie di Beard, dal caramello al color sabbia.

In che direzione sta andando oggi la moda italiana?
Ho avuto la fortuna di lavorare, subito dopo gli studi classici, in varie aziende come Versace e Roberto Cavalli. Mi sono concentrato non solo sullo stilismo ma anche sul prodotto. Una collezione deve essere portabile e si deve vendere. Sono sempre stato a contatto con i modellisti, i primi a concretizzare un disegno, uno schizzo sulla carta. Passo molto tempo con le sarte, ascolto, imparo, chiedo. Sono alla base di tutto. La moda italiana deve continuare a proporre qualità e funzionalità. E' l'unica strada.

Anche la collezione che porta il suo nome sarà vendibile?
Me lo auguro. Ho lavorato sul paint-dropping, su un effetto di pittura schizzata alla Gerhard Richter concentrandomi sulla luce e studiando i volumi.

Che consiglio si sente di dare ai giovani stilisti che iniziano? Lei ha 36 anni ed è esploso da tre stagioni…
Costanza. Bisogna crederci. Ho avuto anche fortuna perché ho respirato l'aria della moda in casa. La mia famiglia infatti ha un atelier di pellicce, ho sempre amato l'artigianalità.

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