Sono gli esempi del nuovo maschio Alpha, virile e villoso dalla testa ai piedi, o più semplicemente sul viso. All’ultimo gala dei Golden Globe, a Los Angeles, faceva effetto il contrasto fra lo smoking, classico maschile, e la barbetta che molti divi esibivano con fierezza, come i filosofi greci della “Scuola di Atene” di Raffaello. La moda ha contagiato tra gli altri Jared Leto, Christian Bale, Leonardo DiCaprio, Michael Fassbender, George Clooney. Fra i barbuti eccellenti, Sean Connery fa scuola accanto a Kris Kristofferson e Barry Gibb dei Bee Gees. Le riviste maschili, come l’australiana “Dna” o il magazine “People”, di recente hanno lanciato il sondaggio: «Preferite la barba oppure no?». Risultato: alle donne la barba piace un po’ folta ma curata.
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Anni di tronisti e calciatori glabri, sirenetti dai corpi accuratamente “disboscati” e unti di olio come gli stripper di “Magic Mike”, non hanno impedito il ritorno di una mascolinità agguerrita e un po’ selvatica, prima in passerella e poi nelle strade delle metropoli. Secondo Glenn O’Brien, autorevole critico di moda maschile, la barba completa il look “business casual” in cui la giacca sartoriale si può indossare in ufficio con un jeans e un paio di sneakers, anche in giorni diversi dal venerdì. Un’estetica nata nell’ambiente degli hipster, cinque anni fa, la tribù urbana di giovani scapigliati e magrolini di casa fra Williamsburg, il quartiere di Brooklyn, Manhattan e il cuore della Berlino hot, da Mitte a Kreuzberg. Questi giovanotti barbuti, che Norman Mailer definiva “esistenzialisti americani”, sono apolitici e fanno della barba solo una questione di gusto, lontani dall’approccio eversivo degli anni Settanta. Fanno i lavori più disparati ma li unisce la voglia di distinguersi: la loro bibbia è la rivista “Fantastic Man” ma sfogliano talvolta anche “Horst”, che occhieggia ai cultori degli “orsi”, ovvero i gay dalle forme abbondanti che per primi hanno “sdoganato” barba e baffi fra gli etero.
Esiste perfino un blog che parla solo di barbe: si chiama “100 beards, 100 days”, in italiano “cento barbe, cento giorni”, ideato dal fotografo scozzese Jonathan Pryce. «Ne ha tratto perfino un libro, in cui ha raccolto i suoi scatti di 100 uomini con la barba realizzati in giro per Londra in soli cento giorni. Anch’io mi sono prestato al gioco, sono tra i personaggi ritratti», racconta Bruce Pask, direttore per la moda maschile della rivista “T magazine”, supplemento del “New York Times”. E aggiunge: «Più che una mera tendenza, la barba è una tipica opzione maschile riscoperta dopo anni di depilazioni esagerate. Un po’ sulla scia della riscoperta della vita outdoor, all’aria aperta, che da anni marchi come Woolrich e L.L.Bean esibiscono come carta di identità».
Moda e look barbuto quindi vanno a braccetto. Anche se in passerella i visi rasati si alternano a quelli con barba talebana. Perché in fondo la barba è una sorta di “velo” maschile, che può rendere più sensuale proprio ciò che nasconde. Lo dimostrano certi modelli di Hermès, Yohji Yamamoto, Etro, Ermanno Scervino, soprattutto i top Noah Mills e Tony Ward nel cast della nuova campagna estiva di Dolce & Gabbana. Li ha reclutati Rosa Sarli, la booker maschile dell’agenzia di modelli Why Not di Milano: «La barba definisce uno stile individuale, come nel caso del top model Scott Jarrod, scelto da Gaultier per la pubblicità del nuovo profumo. Fino a un anno fa c’era anche chi applicava barbe finte sul volto dei modelli».
Santificata dalla rinascita del filone western, complice Tarantino, la barba è anche un business per aziende specializzate in prodotti per la sua manutenzione. Barbieri cool di Londra e New York consigliano di curarla con pennelli di tasso, mentre il giovane Pietro Carbone, che a Milano dirige il salone di barba e capelli a insegna Dolce & Gabbana, opta per l’accorcia-barbe elettrico. «La rasatura richiede un impegno economico dai 60 ai 70 euro al mese. Per profumarla e renderla più soffice io uso balsami speciali: per avere una perfetta occorre usare pettine e forbice. Con i metodi antichi non si sbaglia mai»