[[ge:rep-locali:espresso:285119593]]
Non è una provocazione, quella di Minnelli, ma un «ritratto razionale», dice lui, che parte dalla constatazione dello spazio occupato, nel Nord Italia, dai centri storici, e da quello invece colonizzato da villette e imprese. Ovviamente sbilanciato verso le seconde. Nei suoi scatti, che integra con quelli inviati da altri padani sui social network, l'artista bresciano non vuole mostrare degrado, o puntare il dito su periferie, brutture, abbandono, quanto «semplicemente mostrare il territorio per quello che è».
La chiave sta infatti nella sua estensione: «La pianificazione urbanistica, in quella che identifichiamo come Padania, ha sempre favorito uno sviluppo orizzontale anziché verticale», spiega: «Da noi i "palazzoni" sono sempre stati visti come luoghi di disagio. Qui in Corea, dove mi trovo, invece, sono dignitosissimi. L'idea qui è che la città, quando finisce, finisce. E da lì in poi c'è la campagna. Mentre da noi il paesaggio è un continuum», che prevede aree industriali ogni tre chilometri, spazi incolti in mezzo a case e autostrade, villette in mezzo al nulla e strade che collegano fra loro impianti sparpagliati.
Da quando ha pubblicato "Padania classics", racconta, ha ricevuto decine di messaggi da padani doc che dichiaravano: «Non mi ero mai reso conto di vivere in un posto così. Ora prendo le statali e vedo Padania ovunque». Per questo ha pensato di organizzare tour esplorativi anche per i turisti, con un nuovo progetto dedicata all'Expo2015, "VisitPadania.com". Dal sito web offre pacchetti dedicati alla cultura ("Da Brancusi a De Chirico") ma anche alla scoperta dello «stile di vita padano», ovvero due tre giorni a "Sexy Banania", fra sexy-shop e feste in pischina come quelle raccontate dai servizi di TeleMilano alle visite in pellegrinaggi nei luoghi sacri alla cultura celtica del Nord.

Strade, capannoni, aree industriali. Sembrano un po' estemporanee, oggi, con la disoccupazione al 13 per cento, i giovani a casa in una famiglia su due, i secessionisti che reclamano le tasse che avrebbero versato in eccedenza per tenere in piedi gli sfaccendati del Sud. «Ma sono l'eredità di come abbiamo interpretato lo sviluppo», conclude Minnelli: «La crisi forse sarà il momento adatto per fare un punto della situazione. Per chiederci cosa questo "boom" ci ha lasciato. La retorica dei secessionisti vuole la Padania come una sorta di Svizzera in cui le cose funzionano, a differenza che nel resto del paese». Ma che se funzionano, funzionano così. E questo è ciò che hanno lasciato.