Inutile, anzi patetico domandarsi se Olivier Dahan e lo sceneggiatore Arash Amel si siano documentati prima di scrivere e girare il loro film, o se abbiano tirato a indovinare. Non rileva come si sia davvero evoluta la crisi storica tra Monaco e la Francia, e se davvero fra il 1960 e il 1962 il generale Charles de Gaulle si sia apprestato a usare i carri armati per espugnare la rocca di Montecarlo. Né rileva se davvero sia stata Grace Kelly a salvare l’autonomia del principato, e con essa le fortune dinastiche della famiglia Grimaldi. Importante nelle fiabe non è la realtà dei fatti, ma la loro capacità di rendere credibile l’inverosimile.
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E inverosimile è la storia nuda e cruda raccontata dal film. Non nel senso che Alfred Hitchcock non abbia proposto a Grace Kelly la parte che sarebbe poi stata di Tippi Hedren in “Marnie” (1964). Altre sono le inverosimiglianze. Per esempio, che i negoziati fra monegaschi e francesi si siano svolti tutti in un inglese puntiglioso, e che in inglese parlasse cocciutamente la corte (circostanza che facilita la circolazione del film presso il suo pubblico d’elezione, quello americano). O ancora, che de Gaulle somigliasse anche solo un po’ al tronfio cretino che si fa mettere in scacco come un provinciale da una ex star di Hollywood.
Al netto di queste e altre fandonie, è o non è credibile la favola di Dahan e Amel? Certo, le gioverebbe poter contare su un principe comme il faut, e non sul triste tontolone messo in scena da Tim Roth. Il quale tontolone attraversa le stanze sontuose del palazzo avito con la regalità di un impiegato del catasto, e senza mai subodorare che ci sia del marcio, se non in Danimarca almeno tra Cap d’Ail e Pointe de la Veille.
Né grande vantaggio viene al racconto dalla tetra Madge (Parker Posey), nel ruolo (presunto) di strega cattiva. Insomma, per cavarne qualcosa non resta che l’impegno della volonterosa Kidman. Ma anche lei, poveretta, finisce per arrendersi alla sceneggiatura. E quello che alla fine ci resta, al netto di abiti e acconciature d’epoca, non è né una regina di Hollywood né una principessa da fiaba, ma solo una moglie devota, monarchica quanto basta perché appaia verosimile in America.