“La crisi non è finita. Non ce lo nascondiamo”. La frase del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, gela la platea della Sala dei Cinquecento a Palazzo Vecchio. Oggi si apre a Firenze l’86esima edizione del Pitti Uomo, la fiera della moda maschile con oltre mille espositori. Alla Fortezza da Basso saranno presentate le collezioni della moda maschile per la prossima estate. “Quel che conta” aggiunge Renzi “ è investire sul futuro dell’Italia e fare in modo che gli imprenditori possano accedere più facilmente al credito”.
Eppure qualche segnale positivo si scorge all’orizzonte. Il 2014 sarà un anno di ripresa per il settore tessile-abbigliamento. Si dovrebbero raggiungere i 52,5 miliardi euro con una crescita del 3,6%. Si tornerebbe così ai livelli del 2011. Il 2012, infatti, segnava un -3,2 % mentre il 2013 ha fatto segnare un -0,7%. “C’ è fame di Italia nel mondo” aveva detto il Ministro per lo Sviluppo Economico, Federica Guidi, all’assemblea di Confindustria la scorsa settimana. Frase è ripetuta anche da Matteo Renzi.
[[ge:rep-locali:espresso:285125579]]Le nostre vendite fuori dai confini sono stimate al 5,6% e ammonterebbero a 28,9 miliardi di euro. Nonostante la congiuntura un po’ più rosea rimangono i soliti problemi. Il più importante è il ridimensionamento delle aziende che continuano a chiudere secondo i dati forniti dal Sistema Moda Italia. Il nostro tessuto industriale diminuirà del 1,4%: almeno 680 imprese italiane, nel 2014, saranno costrette a cessare ogni attività.
Sul fronte occupazionale ci sono professioni in grado di assorbire molti giovani: modellisti (chi realizza la tela di un abito o di un capospalla a partire da un disegno, è una figura professionale difficile da trovare) e maglieristi (colui o colei che da una rocca di filato riesce a realizzare un pullover). Gli stipendi sono di tutto rispetto: tremila euro al mese per un modellista, mentre per una maglierista in apprendistato si parla di 1800 euro al mese. Le aziende italiane del comparto tessile-abbigliamento sono disposte ad investire e ad assumere chi si specializza in queste tecniche artigianali. Non si stanca di ripeterlo Brunello Cucinelli che allestisce sempre un grande stand al Padiglione Centrale della Fiera. Tempo fa l’imprenditore di moda femminile Angelo Marani aveva spiegato in un’intervista all’Espresso: “Assumo una maglierista brava anche se non mi serve nell’immediato, sono sulla difensiva, terrorizzato come sono dai cacciatori di testa che telefonano di nascosto in azienda”.
Una fiera come il Pitti è una buona vetrina anche per invogliare i giovani a avvicinarsi al settore. Il progetto del ministero per lo Sviluppo economico, spiega il viceministro Carlo Calenda, è di organizzare altre quindici fiere già dall’anno prossimo, potenziando quelle dedicate all’oreficeria, alla pelletteria ecc. Per questa edizione fiorentina il Governo ha elargito al Centro di Firenze per la moda italiana (la Holding da cui dipende Pitti) due milioni di euro per rilanciare la moda italiana maschile nel mondo. “La cifra è quasi ridicola rispetto a quello che si può e si deve fare per sostenere il Made in Italy” aggiunge Calenda. L’Italia, secondo i dati del Centro Studi della Confindustria è scesa all’ottavo posto nel ranking dei Paesi manifatturieri. Eravamo quinti nel 2007.
Se poi restringiamo il campo di azione focalizzandoci sulla moda maschile italiana vediamo che lo scenario non cambia di molto. Il 2013 registra un lieve calo (-0,6%) assestandosi sugli 8,5 miliardi di euro. Anche qui stessa congiuntura: va male il mercato interno con un negativo -9,3%. Di nuovo funziona bene l’export con un +4,3% (5,3 miliardi di euro). Interessante è capire cosa comprano gli uomini. Funziona, a sorpresa, l’abbigliamento in pelle ( +5,1%). Alcuni si concedono un pullover : la maglieria maschile sta a (+0,1%) mentre calano sia le camicie che gli abiti (-1%). Anche le cravatte continuano a perdere terreno cedendo il 6%. Vendiamo soprattutto in Europa con una quota del 52,1%. Prima di tutto in Francia, ma un buon mercato di sbocco è anche la Germania. La Spagna, invece, cede il 12,7% anche perché la moda iberica è in espansione e ha un ottimo rapporto qualità-prezzo. Gli Stati Uniti sono il nostro terzo mercato di sbocco, ma andiamo bene anche in Corea del Sud (ospite d’onore a questa edizione del Pitti). Buono come sempre il nostro export a Hong Kong e in Cina.
Ma cosa ci dobbiamo aspettare per il 2014? Secondo i dati ISTAT, l’export, nel primo bimestre dell’anno, segna un aumento del 4,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Al di là di queste prime indicazioni, è proprio il Pitti Uomo il barometro ideale per capire le tendenze del mercato. Per questa edizione sono state coinvolte le “teste di serie della città”: Gucci e Ferragamo hanno organizzato mostre celebrative, Ermanno Scervino una sfilata al Forte Belvedere. La Maison Emilio Pucci (oggi fa parte della Scuderia LVMH di Bernard Arnault) riceverà stampa e compratori a Palazzo Pucci con un cocktail per raccontare come nasce una stampa. La figlia di Emilio, Laudomia che è amministratore delegato, ha avuto l’idea anche di vestire il Battistero in restauro con un’impalcatura griffata. Una pubblicità globale nata da un’idea semplice. E per sottolineare quanto le grandi aziende italiane valgano e vadano sostenute, Pitti ha voluto come ospite speciale di questa edizione di Pitti la Zegna. Ieri, intanto, la bellezza di Firenze era in primo piano come la nuova illuminazione del Ponte Vecchio. Speriamo sia di buon auspicio.