Mostre fotografiche, libri, targhe commemorative, incontri. A 25 anni dalla scomparsa, il mito di Serge Gainsbourg è più vivo che mai. La sua Parigi gli rende omaggio, mentre “Libération” qualche giorno fa ha ripubblicato la celebre intervista del 1981 in cui il compositore immaginava la propria morte con dieci anni di anticipo. È talmente forte, la carica del personaggio, che il quotidiano francese vende ancora a 15 euro sul proprio sito Web il numero speciale del 4 marzo 1991, uscito due giorni dopo il decesso dell’artista per arresto cardiaco, che all’epoca superò le 800 mila copie.
E così un weekend nella capitale francese si può trasformare in un tour de force nelle gallerie d’arte, a caccia di immagini. Per i veri appassionati che se lo possono permettere, l’occasione per acquistare una foto a tiratura limitata, da 500 a 4mila euro. Due artisti e 15 fotografi (tra cui Jean Jacques Bernier, Jean-Claude Deutsch, Claude Gassian, Claude Azoulay e altri protagonisti dell’epoca d’oro del magazine “Paris Match”) hanno raccolto l’invito a partecipare alla mostra Gainsbourg-Toujours-25 ans (fino all’8 aprile): oltre 60 le opere esposte, a colori e in bianco e nero, dipinti e disegni, selezionati dalla titolare della galleria Hegoa (rue de Beaune 16), Nathalie Atlan Landaburu, in collaborazione con Yannick Ribeaut. Due tra le immagini più significative portano la firma di Odile Montserrat, fotografa di lungo corso dell’agenzia Sygma, in grande sintonia con Gainsbourg e il suo entourage.
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Anzitutto un inedito: Jane Birkin accovacciata su una poltrona in plexiglas nello studio di Tv Paris, accanto a Serge Gainsbourg che guarda nella telecamera con aria di sfida. Anno di grazia 1970: in Francia e nel resto del mondo risuonano i gemiti e i sospiri della canzone-scandalo “Je t’aime...moi non plus”, che l’incantevole cantante inglese interpreta insieme al compagno compositore.
Un successo planetario malgrado divieti e censure, Italia compresa, dove ha funzionato l’invito al boicottaggio de “L’Osservatore Romano”, il quotidiano del Vaticano. Ed è di Montserrat anche una immagine celebre: Gainsbourg nel 1968 seduto in poltrona a casa dei genitori (abitava ancora con loro), dietro di lui la gigantografia di Brigitte Bardot, per cui il musicista aveva composto la prima versione del brano.
«Con questa mostra ho cercato di rappresentare la forza e la fragilità del personaggio, che ha segnato la propria epoca e resta tuttora fonte di ispirazione per tanti artisti», dice la gallerista di Hegoa. Le opere sono disseminate in una manciata di indirizzi del Carré Rive Gauche (Le Bistrot de Paris, Hôtel de Lille, Wine Sitting, Seine Intérieur e altre due gallerie: Tiago e Alexandre Piatti), tutti nella zona di rue de Verneuil, la strada in cui l’artista abitò (al civico 5 bis) gli ultimi 22 anni della sua vita.
La mostra offre l’occasione di girovagare nel quartiere Saint-Germain-des-Prés e dare uno sguardo alla casa di Gainsbourg, luogo di pellegrinaggio per appassionati e writer, come testimoniano i graffiti sulla facciata dell’hotel particulier. Qualche anno fa stava per diventare un museo aperto al pubblico l’appartamento, oggi di proprietà di Charlotte Gainsbourg, l’attrice e cantante figlia di Serge e Jane Birkin. Poi il progetto fu accantonato.
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Anzitutto un inedito: Jane Birkin accovacciata su una poltrona in plexiglas nello studio di Tv Paris, accanto a Serge Gainsbourg che guarda nella telecamera con aria di sfida. Anno di grazia 1970: in Francia e nel resto del mondo risuonano i gemiti e i sospiri della canzone-scandalo “Je t’aime...moi non plus”, che l’incantevole cantante inglese interpreta insieme al compagno compositore.
Un successo planetario malgrado divieti e censure, Italia compresa, dove ha funzionato l’invito al boicottaggio de “L’Osservatore Romano”, il quotidiano del Vaticano. Ed è di Montserrat anche una immagine celebre: Gainsbourg nel 1968 seduto in poltrona a casa dei genitori (abitava ancora con loro), dietro di lui la gigantografia di Brigitte Bardot, per cui il musicista aveva composto la prima versione del brano.
«Con questa mostra ho cercato di rappresentare la forza e la fragilità del personaggio, che ha segnato la propria epoca e resta tuttora fonte di ispirazione per tanti artisti», dice la gallerista di Hegoa. Le opere sono disseminate in una manciata di indirizzi del Carré Rive Gauche (Le Bistrot de Paris, Hôtel de Lille, Wine Sitting, Seine Intérieur e altre due gallerie: Tiago e Alexandre Piatti), tutti nella zona di rue de Verneuil, la strada in cui l’artista abitò (al civico 5 bis) gli ultimi 22 anni della sua vita.
La mostra offre l’occasione di girovagare nel quartiere Saint-Germain-des-Prés e dare uno sguardo alla casa di Gainsbourg, luogo di pellegrinaggio per appassionati e writer, come testimoniano i graffiti sulla facciata dell’hotel particulier. Qualche anno fa stava per diventare un museo aperto al pubblico l’appartamento, oggi di proprietà di Charlotte Gainsbourg, l’attrice e cantante figlia di Serge e Jane Birkin. Poi il progetto fu accantonato.
Dalla Rive Gauche, il viaggio alla riscoperta dell’artista prosegue sull’altra riva della Senna. Si intitola semplicemente “Serge Gainsbourg” (fino al 31 maggio) la mostra a La galerie de l’Instant (rue de Poitou 46, http://www.lagaleriedelinstant.com) nel Marais - l’11 marzo, al vernissage, c’era anche Jane Birkin, che oggi ha 69 anni - da cui sono tratte le immagini della nostra fotogallery: una serie di ritratti firmati Tony Frank, il fotografo delle star (Barbara, Johnny Hallyday, James Brown, Bob Dylan) che seguì l’artista negli anni Sessanta e nel 2009 gli ha dedicato il libro “Serge Gainsbourg” (Le Seuil editore).
È sua la celebre copertina dell’album “Histoire de Melody Nelson” (1971): la splendida Birkin a figura intera su sfondo azzurro, che indossa solo un paio di jeans a zampa di elefante. Infine, la retrospettiva “De Gainsbourg à Gainsbarre” (il soprannome che lo accompagnò fino alla fine), allestita fino al 10 aprile nelle sale dell’edificio settecentesco che ospita il municipio del nono arrondissement di Parigi (rue Drouot 6). Tra specchi e stucchi campeggiano i ritratti - tra cui diversi inediti - firmati da due amici fotografi dell’artista: Odile Montserrat e Pierre Terrasson. E perfino un busto realizzato da Daniel Druet. Per non farsi mancare nulla, il municipio gli ha dedicato anche una targa commemorativa al civico 11 bis di rue Chaptal, dove Gainsbourg trascorse insieme alla famiglia una buona parte dell’adolescenza.
È sua la celebre copertina dell’album “Histoire de Melody Nelson” (1971): la splendida Birkin a figura intera su sfondo azzurro, che indossa solo un paio di jeans a zampa di elefante. Infine, la retrospettiva “De Gainsbourg à Gainsbarre” (il soprannome che lo accompagnò fino alla fine), allestita fino al 10 aprile nelle sale dell’edificio settecentesco che ospita il municipio del nono arrondissement di Parigi (rue Drouot 6). Tra specchi e stucchi campeggiano i ritratti - tra cui diversi inediti - firmati da due amici fotografi dell’artista: Odile Montserrat e Pierre Terrasson. E perfino un busto realizzato da Daniel Druet. Per non farsi mancare nulla, il municipio gli ha dedicato anche una targa commemorativa al civico 11 bis di rue Chaptal, dove Gainsbourg trascorse insieme alla famiglia una buona parte dell’adolescenza.
Infine, i libri. Anzitutto “Tout Gainsbourg” (Jungle Doc editore), opera monumentale di oltre mille pagine firmata dal giornalista Bertrand Dicale,grande esperto della canzone francese. Un’enciclopedia sulla vita e la produzione dell’artista: la passione per le donne e la musica, gli eccessi di ogni genere, tra alcol e fumo, la depressione. Con una vasta testimonianza inedita della sua prima moglie, Lise Levitzky.
Per sottolineare l’anniversario sono usciti altri volumi. A cominciare da “Passionnément Gainsbourg” (in italiano “Appassionatamente Gainsbourg”) (éditions du Rocher) du Karin Hann, che si è concentrata su un’analisi letteraria delle sue canzoni, con riferimenti ai poeti maledetti dell’Ottocento: Arthur Rimbaud, Stéphane Mallarmé e Lautréamont.
E poi “Serge Gainsbourg: ombres et lumières” (editore City), in cui Edwige Saint-Eloi rivela i due volti dell’artista: il personaggio pubblico, sfrontato, trasgressivo e provocatorio, e la personalità intima più segreta. E ancora, di recente è stato ripubblicato “La jeune fille et Gainsbourg” (“La ragazza e Gainsbourg”) (edizioni Archipoche), in cui Constance Meyer racconta la sua relazione con il musicista gli ultimi anni della sua vita. Per non parlare delle opere a fumetti a lui dedicate, che rinnovano l’interesse delle nuove generazioni. Perché, come dice il giornalista e biografo Dicale «a 25 anni dalla morte, l’opera di Gainsbourg è sempre in movimento».
E poi “Serge Gainsbourg: ombres et lumières” (editore City), in cui Edwige Saint-Eloi rivela i due volti dell’artista: il personaggio pubblico, sfrontato, trasgressivo e provocatorio, e la personalità intima più segreta. E ancora, di recente è stato ripubblicato “La jeune fille et Gainsbourg” (“La ragazza e Gainsbourg”) (edizioni Archipoche), in cui Constance Meyer racconta la sua relazione con il musicista gli ultimi anni della sua vita. Per non parlare delle opere a fumetti a lui dedicate, che rinnovano l’interesse delle nuove generazioni. Perché, come dice il giornalista e biografo Dicale «a 25 anni dalla morte, l’opera di Gainsbourg è sempre in movimento».