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Cultura
settembre, 2016

Asa Akira, la pornostar che voleva scrivere

"Voglio diventare grassa una volta. Voglio comprare una casa ai miei genitori. Voglio vedere lo scivolone di un uomo su una buccia di banana nella realtà. Voglio ridere, per quanto possibile". La diva dell'hard pubblica il suo terzo libro. Che si rivela essere memoir sorprendente

Nel 2008, a 23 anni, ha girato il suo primo film porno. Ne sono seguiti circa cinquecento, senza contare i video che si moltiplicano incessantemente sul web. Ha vinto numerose volte e in qualsiasi categoria l’Avn (Adult Video News), l’Oscar dell’hardcore. Una delle più celebri bambole gonfiabili sul mercato, tutta in silicone, acciaio e Pvc, è ispirata alla sua linea corporea. Ultimamente è stata tra le conduttrici di Sex Factor, il primo reality show a luci rosse. Sul set lei non finge. È famosa per la passione che profonde nel suo mestiere. Che sua madre ha accettato, dopo lo choc iniziale. È sposata con un collega spagnolo, il 41enne Toni Ribas. Prima o poi, in fondo, vorrebbe avere figli per sentirsi pienamente realizzata. È statunitense ma vanta evidenti origini giapponesi Asa Akira, che possiede almeno un’altra bruciante vocazione: la scrittura. Ed è appena uscito, anche se soltanto in America (edizioni Cleis Press), il suo terzo libro. Si intitola Dirty Thirty ed è un memoir sorprendente.

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Tra racconto delle sue pulsioni erotiche e backstage dell’industria vietata ai minori, haiku endogeni (“Proprio non capisco perché/si potrebbe usare la mano/quando si poteva utilizzare la vagina”), fughe letterarie e weltanschauung di una donna che si vede già costretta a ripensare il suo futuro in un mondo, quello pornografico, dove a trent’anni si è considerate sul viale del tramonto. Carne obsolescente e per giunta – fatto ancora più disdicevole – priva di una precisa nicchia di mercato: non più giovanissime, e non ancora “Milf”, chi vuoi che acquisti o scarichi le loro imprese bollenti? Ragionano così i padroni e gli algoritmi del porno globale. Asa Akira, Dirty Thirty: una pornostar trentenne allo specchio. Le immagini riflesse son queste.

Porno. Fortissimamente porno.
Ho fatto il porno, e sarebbe stato probabilmente il mio più grosso rimpianto se non avessi iniziato.
È l'unica cosa permanente e garantita nella mia vita, il mio personale tatuaggio: parlo della professione di pornostar. Quando cammino per strada, gli stranieri che passano conoscono i miei momenti più privati. Quando pranzo in un ristorante con i miei, gli altri commensali sono scioccati dal fatto che io possa essere figlia di qualcuno. Se avrò figli, i genitori dei loro amici li diffideranno di frequentare i pargoli di una diva dell’hard. Eppure mi ritengo fortunata. Questo tatuaggio non lo cambierei o rimuoverei per nessuna somma di denaro, esperienza o amore al mondo.

Direi che l’esistenza di una star del porno è molto più affascinante di quella dei nostri colleghi maschi. Abbiamo più voce in capitolo; otteniamo almeno il triplo di scritture e una paga cinque volte maggiore; siamo trattate alla stregua di autentiche stelle, mentre gli uomini vengono percepiti come meri oggetti di scena. E possiamo tranquillamente chiedere roba tipo papaya fresca hawaiana e dolcetti vegani: ai ragazzi, al massimo acqua in bottiglia.

Avere trent’anni
Ho mandato un sms a una collega. “Per quanto tempo pensi che io possa restare nel porno?”. Lei mi ha risposto subito: “Me lo chiedi perché ora siamo a quota trenta?”. Era finita per me? Ero ufficialmente una Milf adesso? Non ci sarebbero più state persone interessate a vedere il mio ano?
Per le donne, il tempo nel porno scorre come quello dei cani: sette volte più veloce degli umani.

La prima volta non si scorda mai.  
Sono sempre stata appassionata delle prime volte. Se guardo indietro, tutte le mie scene porno preferite sono quelle in cui ho provato qualcosa per la prima volta. La prima scena anale. La prima doppia penetrazione. La prima gangbang. Il momento più sexy della mia vita? Forse quel (primo) bacio alla francese che diedi in quarta elementare a un ragazzo nerd irlandese con le bretelle.

Il lato b delle droghe.
Il mio primo ragazzo, Kevin, è morto d’overdose. Io ho provato acidi, ecstasy, cocaina, ketamina, e soprattutto l’Oxycontin.

L’ignoto tempo profondo.
Non ho mai creduto in una vita dopo la morte. La razza umana continuerà finché un giorno esploderà il sole o qualche altro immane disastro naturale, e allora bye bye, “c’era una volta un pianeta chiamato terra”.

Vivere.
Voglio diventare grassa una volta. Voglio comprare una casa ai miei genitori. Voglio vedere lo scivolone di un uomo su una buccia di banana nella realtà. Voglio ridere, per quanto possibile. Voglio fare dei bambini dopotutto.
Ho fatto un sacco di cose per avere solo trent’anni. Due aborti. Sono sopravvissuta alla dipendenza da un oppiaceo. Ho contratto malattie a trasmissione sessuale. Ho avuto più fidanzati di Lindsay Lohan. Sono andata a letto con così tanti ragazzi. Mi sono sposata due volte a Las Vegas. Ho divorziato anche, una volta.

Scrivere.
Voglio scrivere più libri. Voglio scrivere racconti. Voglio solo scrivere, essere conosciuta come una scrittrice quanto sono famosa per come scopo.
Mi sveglio ogni mattina e tento di scrivere. Ieri è stata una buona giornata di scrittura. Ho redatto un capitolo di fiction e 1.800 parole di un saggio. Circa quattromila parole in tutto. Per il resto della giornata mi sono sentita invincibile.

Un tranquillo matrimonio tra due star del porno.
Considerando che il nostro lavoro consiste nell’andare a letto con terze persone, il nostro impianto di monogamia è un po’ diverso da quello di una coppia normale. Possiamo fare sesso con altri al di fuori di un film, o col nostro partner sul set ma a telecamere spente? Possiamo lavorare con i nostri ex? Possiamo compiere tutti gli atti sessuali che vogliamo sul set, o ce ne sono alcuni che è meglio conservare in esclusiva per l’amore domestico?

Hard sano in corpore con ritocchini.
Ogni giorno una ragazza compie diciott’anni, e ogni giorno io divento più vecchia. Ho cominciato con cinque unità di botox. Stavo rivedendomi su Internet mentre praticavo una fellatio a testa in giù, e ho notato quattro linee profonde che solcavano la mia fronte... Nel corso del tempo ho provato il filler, il laser, il peeling, gli aghi. Tutto al fine di mantenermi il più giovane e sottile possibile. E poi dipendo dal fitness. Ho assunto un personal trainer e a volte mi alzo alle quattro del mattino per andare in palestra.

Vorrei ma non porno (e dell’uguaglianza sul sesso tra i sessi).
Mi piace essere donna. Amo il mio corpo, i vestiti eleganti e sensuali, le emozioni che provo, l'amicizia tra le donne. Mi piace avere tre fori penetrabili. Mi piace fare la pipì seduta. L'unica cosa che invidio agli uomini è la loro facoltà di agire promiscuamente senza essere per questo stigmatizzati. Perché è normalità per gli uomini procacciarsi tutto il sesso che desiderano, e per noi no? Eppure siamo fatte per godere. Siamo o non siamo nate con la clitoride?

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