Maria Callas morì nella notte fra il 15 e il 16 settembre di quarant’anni fa. Stando al primo referto del medico, per un collasso circolatorio in seguito a uso eccessivo di sonnifero. Fu l’inizio della leggenda poiché, come afferma Zeffirelli, «La storia dell’opera lirica si divide in due parti: il prima e il dopo Callas». Alla voce di mezzosoprano, scura e robusta nel registro grave, ne combinava altri in acuto e sovracuto, sensibilissimi ?nel renderci gli stati d’animo del personaggio: «Un trillo era in realtà un sorriso, una scala cromatica ?un brivido di terrore», ricordava ?il musicologo Teodoro Celli. Fra le tante uggiose iniziative riguardanti le celebrazioni per i quarant’anni dalla scomparsa, una delle poche utili a ridarci almeno una pallida traccia ?del suo fenomeno vocale è quella della Warner, che ce lo restituisce in alcune esibizioni dal vivo in un box ?di 42 cd e 3 dischi Blu-ray. Il maggior interesse è dato dalla circostanza che delle venti opere integrali contenute nella pubblicazione ce ?ne sono 12 “live” con titoli che non erano compresi nella precedente collezione Warner di registrazioni in studio. Alcune migliorate dai tecnici che le hanno rimasterizzate. Vi è un’indomita e veemente Abigaille nel “Nabucco” del 1949 al San Carlo ?con la bacchetta di Gui. La cantante ?poi affascina nelle vorticose agilità rossiniane, nell’ “Armida” con il mentore Serafin, Firenze 1952.
Nel “Macbeth” alla Scala nello stesso anno con la bacchetta ?di de Sabata, ci fa rivivere la Lady ?nel suo straripante sonnambulismo drammatico. Nella “Vestale” di Spontini nel 1954 alla Scala, prima collaborazione col regista Luchino Visconti, colpisce per il retorico, scultoreo gusto nel modellare la frase. Con “Anna Bolena”, Scala 1957, con Gavazzeni, fa capolino ?il ricordo di un’età felice nel quintetto “Io sentia sulla mia mano”, come l’altero orgoglio in “Viltade alla regina sua”. È poi magnifica nelle vesti d’Imogene ne “Il Pirata” di Bellini, con il delirio romantico di “Col sorriso d’innocenza”, New York 1959, e per la potenza tragica impressa nella scena del Tempio di Giove, nel “Poliuto” di Donizetti, Scala 1960.
Buuh!
Affinché il ministro dei Beni culturali Franceschini ricordi. L’Orchestra Verdi di Milano non ha ancora aperto la stagione sinfonica 2017/18 che già ?dal 20 agosto il tradizionale concerto al Teatro alla Scala di inizio autunno, il 10 settembre, è sold out. Notizia di buon auspicio, visto che nel 2018 – come recita il decreto firmato dal ministro ben tre anni or sono – dovrebbe diventare finalmente una Ico (Istituzione concertistico orchestrale) ?e ricevere con continuità quei finanziamenti che merita ?da vent’anni per il successo ?e la qualità delle proposte
Bravo!
Complimenti al direttore d’orchestra Daniele Gatti ?che a Londra e al Festival ?di Lucerna, con la “sua” magnifica Royal Concertgebouw Orchestra ?di Amsterdam, ci presenta, invece dei soliti compositori di repertorio, l’opera “In-Schrift” di Wolfgang Rihm ispirata dalla musica di Giovanni Gabrieli, manifestando così sensibilità e buon gusto nei confronti ?di un compositore contemporaneo che ha dimostrato quanto all’artista d’oggi non restino tra le mani solo macerie che rimandano ?a un passato perduto