Viva Fiorello e la sua tv, una luce nel buio della Rai

Nei palinsesti del 2023 Viva Rai Due non ha avuto rivali. Un esempio da seguire per un servizio pubblico che sta sbriciolando il suo patrimonio passo dopo passo

Buoni propositi per il nuovo anno: dare un trono a Fiorello. Non un modo di dire, un premio, una menzione. No, proprio un trono, per il più bravo del reame. Che metta in chiaro una volta per tutte che un programma come “Viva Rai Due” per la televisione che passa il convento è davvero troppo. Un po’ come quando si affronta una vasca in apnea: si prende aria e poi giù, con le guance gonfie, più in fretta possibile per arrivare al bordo opposto, così lo spettatore che deve affrontare un palinsesto sempre più deludente respira un po’ di buono alle sette del mattino e prova a farcela sino a fine giornata. 

 

Che la scommessa sarebbe stata vinta facile da Fiorello ce lo si aspettava con agio. Ma che il programma sarebbe diventato l’unico spiraglio di speranza in un tunnel buio pesto, questo forse non era scontato. 

 

Satira a prezzo pieno, senza uno straccio di sconto, per seppellire sotto una sana risata alle prime luci del mattino la pochezza di politici ministeriali. Ospiti in fila per esserci, in una miscela curata di comici e sapienti, destra e sinistra, cardinali e ballerine, telefonate in diretta, chat rubacchiate e retroscena. E poi pupazzi scatenati, fiction, remake, parodie, musica, gag, sketch, retroscena, imitazioni. Insomma, quel che Fiore prende dal suo gargantuesco bagaglio storico da performer è una sorta di enciclopedia del fare, fare televisione alla vecchia maniera dell’artigiano capace e condirla con uno sguardo fisso al futuro, che prende e investe e soprattutto non butta via il lavoro che viene da lontano, dagli show del sabato sera e dalla radio, dal cellulare, dallo streaming e dall’investimento in un gruppo solido che maneggia il mestiere. 

 

Così viene da dire alla restante produzione televisiva che si serve per il resto del giorno appena passa il buonumore di “Viva Rai Due”, a quella rimpianta e irrisolta messa in scena a cui si assiste con mestizia e che in questi giorni verrà celebrata coi guanti di gala per festeggiare maldestramente i primi settant’anni della Rai, che ogni tanto uno sguardo a quanto avviene dentro e fuori il glass del Foro Italico bisognerebbe pur darglielo. 

 

La televisione pubblica, che bella parola, sta sbriciolando un patrimonio con mosse dilettantesche senza investimento alcuno. Pensando di cavarsela con i complimenti compulsivi a Fiorello, ma che bravo, grazie per gli ascolti e arrivederci. Quando invece dovrebbe mettere da parte i salamelecchi e le telefonatine in diretta della dirigenza con l’aria complice e rendersi conto che quello di cui si ha davvero bisogno è la restituzione del tesoro perduto. Perché a volte anche per fare un cavallo, a viale Mazzini, ci vuole un Fiore.

 

DA GUARDARE 
Christian De Sica beve il caffè con la cannuccia e si confida col prete Frank Matano. Suo figlio è Pietro Sermonti, abbandonato da Stefania Sandrelli e sposato con Ambra che si rifugia tra le braccia di Asia Argento. E così via. Insomma, il cast di “Gigolo per caso” (Prime Video) è da record. E i sei episodi si vedono con gusto.

 

MA ANCHE NO
Archiviata l’esperienza gommosa del “Cantante Mascherato”, Milly Carlucci è al lavoro per un nuovo show con mentalisti e giocolieri, pronti a confrontarsi con la giuria vip e i giudizi social. Morale: mai entusiasmarsi per la chiusura di un programma, perché il contrappasso a volte può essere durissimo.

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