Cultura
12 novembre, 2025Dal co-fondatore di NewsGuard un libro indispensabile per comprendere come i social manipolano i fatti. E come possiamo difenderci
In principio, fu un errore. Una valutazione minimizzante, che alcuni ricorderanno: l’idea che le piattaforme tecnologiche di comunicazione avessero la stessa funzione dei postini. Che fossero cioè neutrali, incapaci, di per sé, di nuocere. E dunque: come potevi censurare qualcuno per la sola colpa di consegnare corrispondenza?
Posto in condizioni di scremare contenuti potenzialmente lesivi, “nessun fornitore o utilizzatore di un servizio interattivo via computer” poteva “essere ritenuto l’editore o l’autore di qualsiasi informazione fornita da un altro fornitore di contenuti informativi”, né considerato responsabile.
Mark Zuckerberg era ancora un ragazzino, ma aveva già ricevuto la dispensa del “buon samaritano”. E Facebook, Instagram e gli altri social sarebbero stati protetti e liberi di prosperare, a prescindere dai contenuti diffusi.
Steven Brill, co-fondatore di NewsGuard, autore di bestseller (“After”) tradotto ora in Italia, fa risalire a quell’emendamento del 1996, introdotto dalla sezione 230 della Camera americana nel Telecommunications Act, il principio di una deresponsabilizzazione che ha consentito alle big tech di “vendere il primo prodotto della Storia del tutto immune al sistema legislativo tradizionale”. Conseguenze? I social media trasformati in armi. La truffa della fiducia. L’attuale caos informativo: un mix che include teorie del complotto, delegittimazione della scienza, giornalismo ridotto in schiavitù.
“La scomparsa della verità” (traduzione di Aurelia Di Meo, Neri Pozza Editore) è uno dei testi più lucidi e indispensabili per capire l’impero degli algoritmi, perché le fake news prosperano, come i social media polarizzano le opinioni e la manipolazione dei fatti minacci la democrazia. “Come i social network e l’intelligenza artificiale ci hanno rubato il futuro”, incalza il giornalista Riccardo Luna in “Qualcosa è andato storto” (Solferino). E il sogno di creare un mondo migliore finito in “Enshittification” (Cory Doctorow, “Why Evertything Suddenly Got Worse and What to do about it”): una degradazione di Internet contro la quale reagire con un rapido e secco dietrofront.
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