Ho capito che non contavo nulla quando il portinaio mi disse di salutare la mamma di mio fratello... Avendo speso tanto tempo due passi dietro all'imprendibile Silvio, Paolo Berlusconi ha avuto modo di affilare il suo humour e di imparare a scherzare sul suo essere da sempre definito il "Berluschino". Bon vivant, spesso immortalato dai rotocalchi al fianco di splendide ragazze, sempre pronto a mettersi nei guai per i fatti suoi o per dare una mano al fratello maggiore, Paolo, 63 anni, in queste settimane sta vivendo una specie di paradosso. Proprio mentre il terremoto giudiziario che sta scuotendo la Lombardia ne fa emergere il ruolo di referente di numerosi politici in carriera e di regista di mille affari nati all'ombra del Pirellone, infatti, è lui in prima persona a pagare il prezzo economicamente più doloroso del disastro. Quasi un remake dei tempi di Mani Pulite, quando veniva spesso spedito dai giudici ad assumersi le colpe contestate al Cavaliere.
La parabola della sua trasformazione, da personaggio laterale nelle avventure di Silvio a danno collaterale dell'implosione del centrodestra padano, è giunta alla fine domenica 18 marzo, a Monza. La vicenda è una di quelle dove o si fa una montagna di soldi o se ne esce con le ossa rotte. C'è un'enorme area agricola di 500 mila metri quadrati nota con il nome di Cascinazza, uno degli ultimi lembi di verde della città dove, durante gli acquazzoni più violenti, trovano sfogo le acque del fiume Lambro. Paolo acquista l'area negli anni Ottanta per costruirci "Milano 4" ma, fin da allora, i vincoli si rivelano insormontabili. Finalmente, nel 2008, la svolta: la Cascinazza viene venduta alla famiglia di costruttori Cabassi, che gli versano 40 milioni subito e si impegnano a pagarne altri 52 se l'area diventerà edificabile.
Detto, fatto: una nuova giunta comunale Pdl-Lega Nord si mette subito all'opera per cambiare la destinazione d'uso e far felici Paolo e i Cabassi, che progettano di costruirci cinque torri di abitazioni, una nuova tramvia, uno zoo e persino una pista di sci al coperto. Ma i mal di pancia per le sorti di un'area così delicata sono tanti, anche nel centrodestra. Al punto che da Roma deve accorrere in soccorso un big come Paolo Romani, uno degli uomini più fidati della famiglia dell'ex premier, paracadutato nella città brianzola con l'incarico di assessore.
Raccontano che, in questi ultimi giorni, l'ex ministro dello Sviluppo economico abbia convocato uno per uno tutti i consiglieri monzesi per far approvare il progetto entro il 22 marzo, ultimo giorno di mandato dell'amministrazione in vista delle elezioni. Si narra di colloqui forzati in un albergo cittadino trasformato da Romani in quartier generale e, persino, di una cena ad Arcore. Al momento di fare i conti prima del voto decisivo di domenica 18 marzo, però, la maggioranza si sfalda: venti consiglieri sono a favore ma alcuni leghisti permettono ai contrari di pareggiarne il numero. La variante al piano regolatore non può passare. E il colpo grosso svanisce. O, per lo meno, vede il suo destino finire nelle mani di una futura giunta e di un nuovo sindaco che ancora non si conoscono.
Gli aspetti interessanti di questa storia sono almeno due. Il primo è politico: anche se l'esito è stato negativo, l'operazione Romani è stata un'esibizione di forza che ha costretto il Pdl a ruotare attorno agli interessi di Paolo, confermando quella sua inattesa centralità negli affari lombardi del partito che sta emergendo grazie alle numerose inchieste giudiziarie in corso. Il secondo aspetto, invece, è il venire meno di un'iniezione di 52 milioni che alle sue aziende avrebbe fatto comodo. Perché, come rivelano alcuni documenti societari passati finora sotto silenzio, le aziende del Berlusconi Numero Due non vivono, oggi, tempi felici. I mattoni di Edilnord e la gestione della discarica di Cerro Maggiore sono imprese ormai alle spalle. Ma va male, e questo era noto alle cronache, la Pbf, la holding che custodisce le attività editoriali, le partecipazioni nei quotidiani di famiglia "Il Giornale" e "il Foglio", dove hanno trovato posto come consiglieri di amministrazione le due figlie della prima moglie, Alessia e Luna, le uniche finora ammesse a ruoli dirigenziali all'interno del gruppo.
Nel 2009 e nel 2010, gli ultimi due bilanci disponibili, la Pbf ha bruciato in totale 43 milioni di euro. Ma ancora più sorprendenti sono le perdite accusate dalla Finsec, una vecchia società di partecipazioni che è stata trasformata in una "bad company" per le attività messe in liquidazione dal gruppo, una sorta di cimitero aziendale. La Finsec è la società che nel 2008 incassa dai Cabassi i 40 milioni di anticipo pagati per la Cascinazza. Ma che, a dispetto di quella boccata d'ossigeno, nei due anni successivi deve comunque contabilizzare perdite per la bellezza di 39 milioni di euro. Così che il bilancio si ritrova a recitare il rosario delle difficoltà accusate da tutte le società controllate. Come la Nuova Garelli, che era nata per rivendere in Italia, con il mitico marchio milanese, scooter fatti in Cina. E che ora, dopo aver per un certo periodo fatto sogni di grandezza e fantasticato di poter rilanciare anche la Moto Morini, è stata lasciata nelle mani di quelli che all'inizio erano soci di minoranza. O come, ancora, la piccola immobiliare Galileo, dove sono custodite alcune proprietà detenute in diverse località di villeggiatura, da Valtournanche sotto Cervinia a Montesegale nell'Oltrepò pavese. Luoghi che non sono citati nelle cronache sulle vacanze di Paolo ma che, come le dimore di Milano, Verbania e Vaprio d'Adda, figurano nel patrimonio immobiliare di famiglia.
Se dal punto di vista imprenditoriale Paolo sta perdendo quota, stando almeno alle attività italiane ricostruibili grazie ai dati ufficiali, sul piano politico l'apparenza è diversa. Anche in passato c'erano diversi esponenti del Pdl lombardo che venivano definiti "in quota Paolo". Le inchieste di questi ultimi mesi in cui sono incappate persone del suo entourage, però, restituiscono l'immagine di un ruolo più pesante. Il fratello di Silvio ne viene infatti fuori come il centro di un crocevia di affari personali ma, allo stesso tempo, intrinsecamente legati al mondo dei partiti. Un ruolo che solo ora sta uscendo in piena luce.
In genere, infatti, Paolo si fa vedere in pubblico solo alle feste del Milan o in altre occasioni mondane, dove i fotografi impazziscono per dare un nome all'ultima delle sue fiamme, dalla brasiliana Dani Samvis alla misteriosa modella bionda identica a Kate Moss, a volte senza riuscirvi. Sul piano del dibattito politico, però, il Berluschino è sempre stato quasi assente. Ci sono, certo, i riflessi dei casi nazionali che hanno toccato l'ex premier, a cominciare dall'uso illegale delle intercettazioni telefoniche fra l'ex leader diessino Piero Fassino e il finanziere Giovanni Consorte: fu proprio lui ad accompagnare i due manager delle registrazioni ad Arcore per deliziare Silvio con la voce del segretario Ds che esultava esclamando: "Abbiamo una banca". Ma i suoi interventi pubblici diretti sono rarissimi.
L'ultimo risale addirittura all'inizio dell'estate scorsa, quando ha rilanciato - precisando di non avere interessi privati - il vecchio e sfortunato progetto di un tunnel sotto Milano per collegare l'aeroporto di Linate con l'area dell'Expo, un'opera faraonica che la giunta di Giuliano Pisapia, completamente a secco di quattrini, ha subito rispedito al mittente. Per il resto, niente.
Eppure, grazie alle inchieste in corso, Paolo ha iniziato a finire molto spesso sotto i riflettori, anche solo come persona citata negli atti, senza che gli venisse imputato alcunché. Il suo nome è nelle intercettazioni dove l'imprenditore barese Giampaolo Tarantini, quello che portava le ragazze alle feste di Silvio, si dava da fare per entrare negli appalti di Finmeccanica. Lì, a Roma, a quanto è dato capire delle ricostruzioni effettuate dagli investigatori, il business si chiuse nel nulla, perché alla fine Paolo rimase fuori dai giochi. Nella Lombardia di Roberto Formigoni, invece, l'attività di lobby del Berlusconi più giovane è stata molto più intensa.
Dalle carte dell'inchiesta per corruzione sul presidente del consiglio regionale Davide Boni emerge, ad esempio, il nome di un architetto molto legato a lui, Fabio Saldini. È Saldini che, stando alle accuse, mette in contatto il grande accusatore di Boni, il faccendiere Michele Ugliola, con il dirigente leghista per facilitare le pratiche edilizie necessarie ai suoi clienti. A Monza, invece, l'architetto Saldini ha curato il piano per la Cascinazza e, con la giunta Lega-Pdl che nel 2008 aveva rilanciato il progetto, il suo nome era circolato inizialmente come possibile assessore all'Urbanistica. Ruolo poi, per la delicatezza della situazione, assegnato a un peso massimo del calibro di Paolo Romani.
Ma non è tutto qui. Nel mirino dei magistrati è finita anche un'altra persona legata all'affare monzese, l'immobiliarista Gabriele Sabatini. Stando alle prime ricostruzioni dei pm, Sabatini avrebbe contattato Ugliola per avere i permessi dall'assessore Boni per un centro commerciale in Brianza, in cambio di una presunta tangente da 800.000 euro. Chi è Sabatini? Uno dei soci di minoranza della Lenta Ginestra, la società che ha comprato i terreni monzesi da Paolo, nella quale i Cabassi controllano una quota del 70 per cento.
Quali fossero i rapporti del Berluschino con tutta questa corte, e se banalmente il suo nome veniva usato - magari a sproposito - da chi lo conosceva, nella speranza di poter aprire porte chiuse, è presto per dirlo. È però la sua stessa voce che, nel febbraio 2010, poco prima delle ultime elezioni regionali, viene registrata dagli investigatori che hanno messo sotto controllo il telefono di Filippo Duzioni, un imprenditore bergamasco arrestato nel gennaio 2012 assieme all'ex assessore Massimo Ponzoni, sotto indagine per bancarotta fraudolenta, concussione, finanziamento illecito ai partiti e altro. In precedenza, Ponzoni si era rivolto a Duzioni perché voleva una candidatura blindata. E, nella telefonata di quest'ultimo finita agli atti, Paolo si affretta a rassicurarlo: "Digli che sono disponibile a ricevere tutti, quindi lo ricevo volentieri".